Carissimi amici,
finalmente riesco a vincere la mia innata ritrosia a mettere per iscritto le sensazioni e le forti emozioni che provo da quando conosco il nostro Pino.
La molla è scattata leggendo i vostri meravigliosi messaggi sul forum ed allora mi sono reso conto che potevo finalmente condividere con voi (e solo con voi che potete capirmi) quanto sia stato e sia importante che esista Pino.
Ammiro Pino e lo seguo, o meglio lo inseguo, dal 1986, per l’esattezza dal febbraio 1986, cioè da quella sera in cui iniziò il festival di Sanremo con la splendida Io nascerò cantata da Loretta Goggi a fare da sigla.
Quella sera fu tutto un susseguirsi di emozioni, prima Io nascerò poi Re con quella scatenata Loredana Bertè che si presenta con un pancione di nove mesi, e infine Pino, che tira fuori dal cilindro, come culmine della serata, l’eterna Lei verrà (senza tralasciare Non è un dolore per Anna Bussotti).
Da quel momento decisi di voler conoscere a fondo questo per me allora sconosciuto mistero che, in un colpo solo, aveva mostrato quattro gioielli bellissimi.
Questo è l’inizio (solo l’inizio) di una storia senza fine, di una passione così forte che solo voi potete comprendere, di un’infinita serie di sensazioni così travolgenti che a volte quasi mi spavento tanto sono intense e incontenibili.
La presenza di Pino (e a volte anche la sua assenza, che serve a farci capire quanto ci manca) è, come gli ha detto la dolcissima Chiara di Bologna, “un grande dono”, quel quid che ci completa, che ci unisce, la nostra forza, il valore aggiunto della nostra vita, al quale non possiamo più rinunciare.
Pino è stato ed è per me un amico che davvero vale un tesoro, una spalla su cui appoggiarmi nei momenti tristi, un punto di riferimento unico ed irripetibile, un trascinatore nei momenti felici, e lo sarà per sempre (è bello avvertire questo senso di eternità, come nella canzone “non moriremo mai”).
Sono fiero di voler bene così tanto a Pino perché lui riesce a dire quello che io non riesco ad esprimere, così come sono fiero di essere vostro amico, poiché, ripeto, solo voi potete capirmi, solo stando con voi mi rendo conto di non essere il solo a vivere le sensazioni indescrivibili che il nostro Pino ci regala e che non riesco a condividere con altre persone.
Finalmente, tocco con mano (e con l’anima) che c’è qualcun altro che prova ciò che provo anch’io, che come me conosce ogni meandro dell’universo di Mango, che come me a volte non vede l’ora di tuffarsi nel suo mondo per vivere momenti indescrivibili.
Pino ci arricchisce sempre più ogni giorno che passa, è un artista a 360 gradi (autore, interprete, compositore, musicista, produttore, poeta, fotografo, scrittore), un fiume sempre in divenire, dinamico, mai statico, “sempre in evoluzione”; è comunque, contemporaneamente, un tutt’uno, un unicum ed un continuum che non si riesce a scindere (non si può dire dove finisce l’interprete ed inizia l’autore, dove finisce il compositore ed inizia il poeta e via dicendo).
Pino è un crogiolo, un caleidoscopio di immagini e colori, un insieme compatto ed al tempo stesso elastico di parole, musica, voci, sussurri e grida, silenzio e rumore, vocalizzi, carezze, emozioni e sentimenti che, nel momento in cui li percepisci, li senti uniti ed al tempo stesso li distingui separatamente.
Pino è un grande regista del film della vita e noi dobbiamo essere felici di poter essere “attori di un momento bellissimo” (frase che, giustamente, fa impazzire il nostro Paolo di Bologna).
Peraltro, è impossibile ingabbiarlo in una definizione, in un’etichetta, (sarebbe ingiusto circoscriverlo e limitarlo, sarebbe come legare un angelo), perché è in continuo movimento e proprio per questo è bello corrergli affianco, inseguirlo come “inseguendo l’aquila”, perché non si ferma mai, è “come l’acqua”, lo abbiamo nelle nostre mani ed al tempo stesso ci scorre via e, ripeto, è bellissimo rincorrerlo (come facciamo noi su e giù per l’Italia) e viverlo intensamente (lui che come noi ad un’emozione non rinuncia mai).
Per Pino la vita è un “viaggio” interminabile, una scoperta continua, un’incessante caccia al tesoro (… e di me scoprirai il cercatore d’oro …); ci porta in Africa dopo averci fatto sognare l’Australia, lasciando il porto verso il mare aperto e correndo tra le isole di un acquario (e così viaggiando oltre le città), e noi dobbiamo essere fieri di essere suoi compagni di viaggio.
Pino è materialità e spiritualità, è carne e sangue ma anche cuore e anima, è l’insieme di tutti gli elementi naturali e spirituali: sole (Francesco) e luna, cielo e stelle, aria, acqua, mare, sabbia e nuvole, terra (bianca e nera come la sua Lucania), luce (che purifica i sogni, come sua madre), sogno, passionalità, virilità, grinta, religiosità (come il mediterraneo da pregare seduti all’ombra degli ulivi), vento (a cui racconta anche quello che non sa), ferro e fuoco, oro, pioggia (lui che ascolta i temporali), deserti (il vento si riempì di sabbia e morì), oasi, albe e tramonti (che si incendiano), colori (nero e blu, sono fuori blu, rosso non ne posso più), similitudini e metafore, profumi, spezie e aromi, sapori, stagioni (primavera), silenzi e baci, respiri e sospiri, carezze (se mi sfiori), sentimenti e sensazioni (ehi, ehi, ehi, ehi sentirti), animali (rondini, aquile, condor, falchi che volano ma anche lupi lucani), natura (ciliege rosse, castagne sul fuoco e arance da mangiare, pomodori da tenere in tasca per non dimenticare), fiori (la splendida rosa dell’inverno), musicalità (come è musicale la frase “nel malamente mondo non ti trovo”, scrigno prezioso contenente 54 bellissime perle), armonia e melodia, vocalità (con la sua voce può fare ciò che vuole), suoni e rumori lontani (come l’inizio di Nella mia città e di Francesco), mistero e verità (che, come dice lui, è semplicemente uno stato d’animo), parole (io ti vorrei parlare), amore (tutto l’amore che conta davvero) e disincanto.
Pino a volte nega le cose per affermarle con più incisività e nitidezza: non è amore da ridere, non moriremo mai, gli angeli non volano, non dormire più non farlo più, non svegliarti, non è un dolore in più (è pensarti), voglio non averti meglio un po’ rubarti; è la fusione dei due poli opposti (forse che si forse che no, dietro un si dietro un no).
Pino sprigiona tutto il suo io attraverso la voce e la musica che sono sia mezzo che fine e perfettamente si fondono in un tripudio di immagini, colori, suoni che a volte scorrono pianeggianti e poi a volte vanno a strapiombo, all’improvviso, come il fiume quando diventa cascata.
Insomma, Pino è il tutto, è tutti noi immersi insieme nella natura che ci circonda, uniti e dispersi (ma sempre uniti da lui).
Per il momento penso che possa bastare, sono esausto per questo excursus, per aver rivissuto in poco tempo 30 anni di una vita impareggiabile, per essermi permesso di volare troppo in fretta “sopra il tempo che ho visto già e sopra il tempo che verrà”.
Per concludere, come insegna Paolo, l’ultimo pensiero è sempre per il nostro Vate e vorrei che tutti voi vi uniste insieme a me nel dire a Pino, parafrasando il testo della sublime “L’attesa” scritta per Andrea Bocelli, ultimo diamante che brilla intatto e inalterato:
“... parlaci ancora di te, consuma il tempo,
comunque sia l’anima è qui nel tuo cielo,
e parlaci dal cuore …
perché per dare un senso ai sensi …
vogliamo vivere di te …”
Un abbraccio fortissimo a tutti voi da Giovanni
Vi voglio bene
finalmente riesco a vincere la mia innata ritrosia a mettere per iscritto le sensazioni e le forti emozioni che provo da quando conosco il nostro Pino.
La molla è scattata leggendo i vostri meravigliosi messaggi sul forum ed allora mi sono reso conto che potevo finalmente condividere con voi (e solo con voi che potete capirmi) quanto sia stato e sia importante che esista Pino.
Ammiro Pino e lo seguo, o meglio lo inseguo, dal 1986, per l’esattezza dal febbraio 1986, cioè da quella sera in cui iniziò il festival di Sanremo con la splendida Io nascerò cantata da Loretta Goggi a fare da sigla.
Quella sera fu tutto un susseguirsi di emozioni, prima Io nascerò poi Re con quella scatenata Loredana Bertè che si presenta con un pancione di nove mesi, e infine Pino, che tira fuori dal cilindro, come culmine della serata, l’eterna Lei verrà (senza tralasciare Non è un dolore per Anna Bussotti).
Da quel momento decisi di voler conoscere a fondo questo per me allora sconosciuto mistero che, in un colpo solo, aveva mostrato quattro gioielli bellissimi.
Questo è l’inizio (solo l’inizio) di una storia senza fine, di una passione così forte che solo voi potete comprendere, di un’infinita serie di sensazioni così travolgenti che a volte quasi mi spavento tanto sono intense e incontenibili.
La presenza di Pino (e a volte anche la sua assenza, che serve a farci capire quanto ci manca) è, come gli ha detto la dolcissima Chiara di Bologna, “un grande dono”, quel quid che ci completa, che ci unisce, la nostra forza, il valore aggiunto della nostra vita, al quale non possiamo più rinunciare.
Pino è stato ed è per me un amico che davvero vale un tesoro, una spalla su cui appoggiarmi nei momenti tristi, un punto di riferimento unico ed irripetibile, un trascinatore nei momenti felici, e lo sarà per sempre (è bello avvertire questo senso di eternità, come nella canzone “non moriremo mai”).
Sono fiero di voler bene così tanto a Pino perché lui riesce a dire quello che io non riesco ad esprimere, così come sono fiero di essere vostro amico, poiché, ripeto, solo voi potete capirmi, solo stando con voi mi rendo conto di non essere il solo a vivere le sensazioni indescrivibili che il nostro Pino ci regala e che non riesco a condividere con altre persone.
Finalmente, tocco con mano (e con l’anima) che c’è qualcun altro che prova ciò che provo anch’io, che come me conosce ogni meandro dell’universo di Mango, che come me a volte non vede l’ora di tuffarsi nel suo mondo per vivere momenti indescrivibili.
Pino ci arricchisce sempre più ogni giorno che passa, è un artista a 360 gradi (autore, interprete, compositore, musicista, produttore, poeta, fotografo, scrittore), un fiume sempre in divenire, dinamico, mai statico, “sempre in evoluzione”; è comunque, contemporaneamente, un tutt’uno, un unicum ed un continuum che non si riesce a scindere (non si può dire dove finisce l’interprete ed inizia l’autore, dove finisce il compositore ed inizia il poeta e via dicendo).
Pino è un crogiolo, un caleidoscopio di immagini e colori, un insieme compatto ed al tempo stesso elastico di parole, musica, voci, sussurri e grida, silenzio e rumore, vocalizzi, carezze, emozioni e sentimenti che, nel momento in cui li percepisci, li senti uniti ed al tempo stesso li distingui separatamente.
Pino è un grande regista del film della vita e noi dobbiamo essere felici di poter essere “attori di un momento bellissimo” (frase che, giustamente, fa impazzire il nostro Paolo di Bologna).
Peraltro, è impossibile ingabbiarlo in una definizione, in un’etichetta, (sarebbe ingiusto circoscriverlo e limitarlo, sarebbe come legare un angelo), perché è in continuo movimento e proprio per questo è bello corrergli affianco, inseguirlo come “inseguendo l’aquila”, perché non si ferma mai, è “come l’acqua”, lo abbiamo nelle nostre mani ed al tempo stesso ci scorre via e, ripeto, è bellissimo rincorrerlo (come facciamo noi su e giù per l’Italia) e viverlo intensamente (lui che come noi ad un’emozione non rinuncia mai).
Per Pino la vita è un “viaggio” interminabile, una scoperta continua, un’incessante caccia al tesoro (… e di me scoprirai il cercatore d’oro …); ci porta in Africa dopo averci fatto sognare l’Australia, lasciando il porto verso il mare aperto e correndo tra le isole di un acquario (e così viaggiando oltre le città), e noi dobbiamo essere fieri di essere suoi compagni di viaggio.
Pino è materialità e spiritualità, è carne e sangue ma anche cuore e anima, è l’insieme di tutti gli elementi naturali e spirituali: sole (Francesco) e luna, cielo e stelle, aria, acqua, mare, sabbia e nuvole, terra (bianca e nera come la sua Lucania), luce (che purifica i sogni, come sua madre), sogno, passionalità, virilità, grinta, religiosità (come il mediterraneo da pregare seduti all’ombra degli ulivi), vento (a cui racconta anche quello che non sa), ferro e fuoco, oro, pioggia (lui che ascolta i temporali), deserti (il vento si riempì di sabbia e morì), oasi, albe e tramonti (che si incendiano), colori (nero e blu, sono fuori blu, rosso non ne posso più), similitudini e metafore, profumi, spezie e aromi, sapori, stagioni (primavera), silenzi e baci, respiri e sospiri, carezze (se mi sfiori), sentimenti e sensazioni (ehi, ehi, ehi, ehi sentirti), animali (rondini, aquile, condor, falchi che volano ma anche lupi lucani), natura (ciliege rosse, castagne sul fuoco e arance da mangiare, pomodori da tenere in tasca per non dimenticare), fiori (la splendida rosa dell’inverno), musicalità (come è musicale la frase “nel malamente mondo non ti trovo”, scrigno prezioso contenente 54 bellissime perle), armonia e melodia, vocalità (con la sua voce può fare ciò che vuole), suoni e rumori lontani (come l’inizio di Nella mia città e di Francesco), mistero e verità (che, come dice lui, è semplicemente uno stato d’animo), parole (io ti vorrei parlare), amore (tutto l’amore che conta davvero) e disincanto.
Pino a volte nega le cose per affermarle con più incisività e nitidezza: non è amore da ridere, non moriremo mai, gli angeli non volano, non dormire più non farlo più, non svegliarti, non è un dolore in più (è pensarti), voglio non averti meglio un po’ rubarti; è la fusione dei due poli opposti (forse che si forse che no, dietro un si dietro un no).
Pino sprigiona tutto il suo io attraverso la voce e la musica che sono sia mezzo che fine e perfettamente si fondono in un tripudio di immagini, colori, suoni che a volte scorrono pianeggianti e poi a volte vanno a strapiombo, all’improvviso, come il fiume quando diventa cascata.
Insomma, Pino è il tutto, è tutti noi immersi insieme nella natura che ci circonda, uniti e dispersi (ma sempre uniti da lui).
Per il momento penso che possa bastare, sono esausto per questo excursus, per aver rivissuto in poco tempo 30 anni di una vita impareggiabile, per essermi permesso di volare troppo in fretta “sopra il tempo che ho visto già e sopra il tempo che verrà”.
Per concludere, come insegna Paolo, l’ultimo pensiero è sempre per il nostro Vate e vorrei che tutti voi vi uniste insieme a me nel dire a Pino, parafrasando il testo della sublime “L’attesa” scritta per Andrea Bocelli, ultimo diamante che brilla intatto e inalterato:
“... parlaci ancora di te, consuma il tempo,
comunque sia l’anima è qui nel tuo cielo,
e parlaci dal cuore …
perché per dare un senso ai sensi …
vogliamo vivere di te …”
Un abbraccio fortissimo a tutti voi da Giovanni
Vi voglio bene