Mi unisco a voi nell'esprimere l'apprezzamento per questa canzone, equiparabile nella sua intensità a "Gli angeli non volano" e a "Forse che sì forse che no". Come parlare ai bambini del mondo? Soprattutto, come parlargli del "malamente mondo"? E' un problema, penso, sentito da tutti i genitori (e in questo forum ce ne sono molti), ma anche da un prete come me che deve a sua volta, a fianco delle famiglie, parlare ai bambini.
La canzone oscilla fra due sponde:
1) da una parte l'invito a "far finta", a far credere che tante persone (e anche tanti bambini) che quotidianamente vediamo morte nei vai telegiornali, siano in realtà persone che stanno giocando, stanno facendo un girotondo e tra poco si rialzeranno: è il tentativo di proteggere la "stupita fanciullezza" (come la chiama Montale) dal male, almeno per quanto è possibile, l'età in cui
rapido rispondeva
a ogni moto dell'anima un consenso
esterno, si vestivano di nomi
le cose, il nostro mondo aveva un centro
(Montale, Fine dell'infanzia, in Ossi di seppia).
Questa poesia di Montale m'è venuta in mente pensando alle parole
A volte i sogni son come le nuvole
si scontrano e piangono.
Anche Montale, nella poesia sopra citata parla delle nuvole:
Eravamo nell'età verginale
in cui le nubi non sono cifre o sigle
ma le belle sorelle che si guardano viaggiare.
E' appunto l'età verginale dell'infanzia che anche la canzone di Pino intende proteggere.
2) Dall'altra parte però c'è anche il timido e delicato tentativo di spiegare qualcosa, perchè a un bambino non si può nascondere proprio tutto. E allora:
Negli uomini non c'è soltanto "tanto amore"
si uccide, sai... per niente ancora.
Sono le parole che si tentano di dire per filtrare immagini altrimenti troppo crudeli, dirette e offensive per la sensibilità infantile ("tu non guardare", si dice subito dopo).
Una bella canzone che vuole far riflettere un po' su quello che diciamo ai nostri bambini: sappiamo che arriverà anche per loro "l'ora che indaga" (ancora Montale!). Però intanto è bene che vivano quel tempo che
esplora
un segnato cortile come un mondo!
d.Max
La canzone oscilla fra due sponde:
1) da una parte l'invito a "far finta", a far credere che tante persone (e anche tanti bambini) che quotidianamente vediamo morte nei vai telegiornali, siano in realtà persone che stanno giocando, stanno facendo un girotondo e tra poco si rialzeranno: è il tentativo di proteggere la "stupita fanciullezza" (come la chiama Montale) dal male, almeno per quanto è possibile, l'età in cui
rapido rispondeva
a ogni moto dell'anima un consenso
esterno, si vestivano di nomi
le cose, il nostro mondo aveva un centro
(Montale, Fine dell'infanzia, in Ossi di seppia).
Questa poesia di Montale m'è venuta in mente pensando alle parole
A volte i sogni son come le nuvole
si scontrano e piangono.
Anche Montale, nella poesia sopra citata parla delle nuvole:
Eravamo nell'età verginale
in cui le nubi non sono cifre o sigle
ma le belle sorelle che si guardano viaggiare.
E' appunto l'età verginale dell'infanzia che anche la canzone di Pino intende proteggere.
2) Dall'altra parte però c'è anche il timido e delicato tentativo di spiegare qualcosa, perchè a un bambino non si può nascondere proprio tutto. E allora:
Negli uomini non c'è soltanto "tanto amore"
si uccide, sai... per niente ancora.
Sono le parole che si tentano di dire per filtrare immagini altrimenti troppo crudeli, dirette e offensive per la sensibilità infantile ("tu non guardare", si dice subito dopo).
Una bella canzone che vuole far riflettere un po' su quello che diciamo ai nostri bambini: sappiamo che arriverà anche per loro "l'ora che indaga" (ancora Montale!). Però intanto è bene che vivano quel tempo che
esplora
un segnato cortile come un mondo!
d.Max