Area aperta all'approfondimento dei contenuti degli album incisi da Mango in carriera, da "La mia ragazza è un gran caldo" fino a “L'amore è invisibile”.
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CHE DIFFICILE CANZONE SEI questa canzone, mi fà pensare...
e molto toccante, ripeto: la + bella di questo ultimo album!
GRAZIE MANGO :D
Che difficile canzone sei...bella e davvero intensa.
Grazie Pino, per questa lacrima.

Le prime volte che ascoltavo il CD, questa era una canzone che non tanto ascoltavo, ma adesso la trovo molto, molto bella, mi piace.

Lorenza

secondo me questo dovrebbe essere il prossimo singolo è meravigliosa :wink:

Come secondo singolo? Ma di pazz? Questa è la perla dell'album!
Non ci devi neanche pensare... Forza Mango! :wink:

a me piacerebbe vedere mango con la chitarra sul palco ,la chitarra fa piu'scena ,speriamo poi facciano un bel video se esce come singolo :wink:

Come secondo singolo estratto da questo album non saprei se scegliere Dentro me ti scrivo o Che difficile canzone sei.

Quest'ultima ha un impatto musicale potentissimo, un arrangiamento da vertigine e un testo di un'intensità pari ai migliori capolavori di Pino (tipo: La rondine, non a caso nella pagine interne del libretto, a questo punto, ci sono due colombe!). Fin qui avete espresso l'impressione di una canzone che parli di un amore "triste": in parte concordo con voi. Ci può stare questa sensazione (e allora questa canzone sarebbe avvicinabile a un'altra canzone, tipo Spaccacuore di Bersani).

Però la mia impressione, ascoltandola più volte, è quella che qui si sta parlando di un amore molto esigente, fin dai primi versi:

Tu che fai di me coscienza inabitabile
tu che fai di me quel muro incomprensibile

Senz'altro questi versi possono far pensare a qualcosa che è andato male; ma potrebbero far pensare anche al fatto che nell'amore l'Io vive nel Tu ("smetto di essere quel che pensavo"!), assimila il volto del Tu, tanto che la coscienza diventa inabitabile proprio perchè è troppo piccola per tutti e due. Non a caso dice

Quasi mi fa male fare me più te

ma anche

Ma non so che fare senza te più me

Come dire, della serie: I due saranno uno!

Nello stesso tempo in cui l'amore fa dei due uno, produce nell'uno una sorta di divisione, di spaccatura:

ma l'amore taglia in due
quello che canta in me pensando a te.

La prima divisione è fra il cantare e il pensare: e dato che non bisogna "continuare a credere che la filosofia sia contro la poesia", questa divisione fra canto/poesia e pensiero/filosofia non può che essere salutare. Perchè se filosofia e poesia non sono una contro l'altra, non sono nemmeno un'unica cosa: se l'amore taglia in due ciò che pertiene al canto e ciò che pertiene al pensiero significa che solo l'amore mette ordine dentro di noi, ci mette in grado di chiamare le cose col loro nome, ci spinge ad armonizzare ma non confondere i moti del cuore con quelli del pensiero. Ma l'amore taglia in due anche

quella fame mia di te dall'ironia.

Azzardo che ciò possa voler dire che l'amore separi il desiderio (fame) dalla paura (ironia), dalla resistenza che spesso si offre al consegnarsi completamente all'amore, al pensare che davvero

Così è la vita
ci dà di più
se siamo in due a dividerla.

Ma il Tu ritorna quasi alla fine

Tu che fai di me il coro dei miracoli

L'Io viene come moltiplicato: il suo non è un canto singolo, ma diventa una partecipazione a più voci che celebra i miracoli. Quali?
Beh, forse qualcuno di questi miracoli è detto in La saggezza e il pane:

Dell'acqua torbida che mi dai
farò un miracolo di onestà

di un'eterna malinconia
farò una bella di notte che
si risveglia principessa.

Questa moltiplicazione dell'Io, che da uno dei protagonisti dell'amore diventa coro, sente il bisogno di un punto di concrezione. Ecco allora la poesia, "la parte del più debole", il cui "fiato sprecato" è "solo un attimo di identità" che litiga con l'anima: nell'amore è continua la dialettica fra la ricerca di una vera unità e il mantenimento di ogni distinta individualità.
Nella canzone c'è un'altra cosa che litiga con l'anima: è il cuore.

Quante volte il cuore s'è annebbiato
come un angelo senza allegria
che litiga con l'anima.

Mi ricorda Io ti vorrei parlare:

Io ti vorrei parlare
sottovoce e non far sentire al cuore
quello che ho da dire
condizione essenziale
affinchè tutto sia migliore.

Anche qui il destinatario delle parole è l'anima e sembra che in questo messaggio sia bene che non entri il cuore.

Beh, alla fine di questa recensione che può sembrare, me ne rendo conto, molto complicata (d'altra parte la canzone s'intitola Che difficile canzone sei!) mi sembra di intuire una cosa: il Tu cui la canzone si riferisce, ancora una volta, non è tanto (o solo) il Tu della persona amata, ma è il Tu dello stesso amore. L'amore in sè è la difficile ma affascinante canzone di cui si può dire nello stesso tempo

sia

Quasi mi fa male fare te più me

sia

Ma non so che fare senza te più me.

Buona vita a tutti.

d.Max

A me questa canzone a primo impatto nn mi ha colpito ma poi è capitato ke una persona me la dedicasse......... :oops: :oops:

Ed è diventata la mia preferita....
Una bella canzone è quasi sempre difficile da cantare, per definizione, ma proprio per questo, allo stesso tempo, libera quelle emozioni che tanto cerchiamo e inseguiamo per trovare noi stessi, per vivere un dolore, per far tacere un’inquietudine, per esorcizzare una paura, per urlare la mondo la nostra gioia o un’allegria incontenibile….

Provare emozioni e saperle poi trasmettere cantando è un misto di talento naturale, di passione e anche di tecnica e di studio, in cui i cantanti imparano a dosare i respiri, a salire con maestria su e giù per la scala delle note senza strozzar la voce, senza bruciare subito l’intensità di uno stato d’animo forte…

Ma in amore si può “imparare” a cantare senza far male alle corde vocali?
E’ giusto “frenare” e metter le briglie a quei batticuori in attesa che il cuore stesso sia più allenato alla corsa ad ostacoli che dovremo prima o poi sostenere?

O forse questo “studiare” con razionalità diventa possibile solo quando si smettono di ascoltare le proprie emozioni per gettare quelle fondamenta di mura protettive in cui ripararsi al sicuro dalle tempeste della vita, quando cioè si affidano i cerchi del cuore a precise geometrie e a rassicuranti calcoli ed equazioni che , come in matematica, dovrebbero garantire, se eseguito tutto correttamente, il risultato giusto?


“Tu che, fai di me coscienza inabitabile… tu che fai di me quel muro incomprensibile…” : ecco qua…tu riesci a rendere la mia coscienza il luogo più inospitale per eccellenza, spazzi via le certezze, le regole studiate e imparate e memoria con fatica e io stessa non riesco più a leggere dentro alle mie righe, che diventano come un insieme di graffiti senza senso.
Il cuore si annebbia, si nasconde a se stesso, litiga con l’anima, l’ addizione “te + me” è un dolore quasi necessario e inevitabile, a cui non so rinunciare, non so che fare, anche se poi è come se mi sentissi tagliata in due, lo temo e lo desidero allo stesso tempo……

“Che vuoi che sia quel fiato mio sprecato per te” : questa è la frase più dolce secondo me!
Mi ricorda lo scambiarsi dei fiati degli innamorati dell’albero delle fate e anche “dimmi che l’amore non è mai peccato”, inteso come peccato qualcosa di sprecato, di inutile, di vano……
Anche se rimango senza fiato cantandoti, che vuoi che sia : sì magari è un fiato sprecato, perché tu non vuoi scambiare il tuo col mio, e sei canzone difficile, io rimango senza respiro, correndo dietro ad una nota alta, ma è quanto di più bello in questo momento volevo donarti , anche se è solo una nota stonata nelle perfezione che sei!

Cara Monia...complimenti perche' e' bellissimo "da dentro" quello che hai scritto!
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