Area aperta all'approfondimento dei contenuti degli album incisi da Mango in carriera, da "La mia ragazza è un gran caldo" fino a “L'amore è invisibile”.
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Un saluto a tutti voi... vi posto il comunicato di oggi della Sony !!!

"E' dalla terra che si guarda il cielo, che gli si attribuisce il mistero, che gli si affidano preghiere e speranze, che gli si chiede un segno per guardare avanti e un sogno per ricominciare.

MANGO è da tempo un instancabile viaggiatore in cerca del cielo perfetto dove far volare i propri aquiloni; in lui convivono l'anima dell'esteta e la curiosità del matematico, la vocazione alla bellezza e l'inquietudine di chi ancora non ha risolto le variabili del proprio universo artistico.

Reduce da una felice escursione nel tempio della musica attraverso il pluripremiato Acchiappanuvole (album che definire “di cover” è riduttivo) e il monumentale Gli amori son finestre (doppio disco live che raccoglie il corpus fondamentale del suo repertorio), Mango si ripresenta al suo pubblico con un nuovo capitolo fatto quasi interamente di inediti e dal titolo fortemente evocativo: LA TERRA DEGLI AQUILONI.

Nove brani nuovi di zecca e due cover compongono la scaletta del ventesimo album del cantautore lucano, in uscita per Sony Music il prossimo 24 maggio.

Parlare della voce di Mango nel 2011 significa raccontare l'unicità di un percorso e di uno stile, la tenacia di chi ancora svolge una missione di eleganza e sobrietà, di chi mette un'ineguagliabile capacità tecnica a servizio dell'intuizione artistica.

Così La Terra Degli Aquiloni non è solo un paesaggio sognante, un rifugio dalla tempesta, ma è soprattutto un territorio da difendere, una roccaforte fatta di sentimenti e di un'umanità che soffre in questi anni una fase di doloroso stravolgimento. E' la terra di chi ancora non si arrende all'aridità dell'anima e alla sepoltura dei valori, la terra di chi condivide il tesoro della bellezza e la sostanza del proprio contenuto.

Si tratta di un album che rivive la collaborazione con Pasquale Panella (già co-autore di memorabili successi come “Amore per te” e “Giulietta”), il quale scrive i testi non solo de La Sposa, singolo scelto come apripista, ma anche di due altri gioielli intitolati Tutto Tutto e Chiamo Le Cose, dove l'animismo panelliano ritrova la poderosa urgenza di esprimersi e la ricerca della compassione intesa come empatia, sposalizio di idee e sentimenti, di musica e parole.

Mango affida ai testi dell'amico-autore il compito di completare tre composizioni diverse una dall'altra ma che insieme rappresentano l'impalcatura di un sound ormai consolidato, la convergenza di tradizione e novità, l'impasto di elettronica e strumenti acustici, suoni del mondo e attitudine rock, Beatles e Talking Heads, Mediterraneo e Oceano Atlantico, spruzzate di musica latina e sfumature di cantautorato d.o.c.

C'è molta lucidità in questo disco, la consapevolezza di avere molto da dire e dell'utilità di questo contenuto, la propensione alla costruzione e al progresso.

Tutto ciò si esprime nella dolcezza di Guarda L'Italia Che Bella, titolo impeccabile per una ninna-nanna d'amore per un paese che sembra aver dimenticato la propria dignità e l'importanza della propria bellezza. E si rivela soprattutto nell'episodio che fa da cardine attorno al quale gira l'intero progetto, La Terra Degli Aquiloni appunto. Si tratta dell'ennesima testimonianza dell'enorme talento di Mango come compositore e cantante, in questo caso anche come autore letterario. Una canzone che sembra affondare le radici nella più antica tradizione popolare, il che la rende di immediato pubblico dominio, ma che nel contempo si evolve in un intreccio ipnotico che si arrampica come i rami di un'edera intorno alla voce del cantante e alle sue parole, in particolare quando dice “..faccio un patto con la mia vita per cambiarmi la storia..”, manifesto paradigmatico di chi non vuole fermarsi perchè sa che la vita vuole movimento e impone di essere migliori giorno dopo giorno. Sicuramente qui Mango centra l'obiettivo, perchè ha scritto ed interpretato una di quelle canzoni che resteranno nella storia.

Gli Aquiloni di Mango trovano un cielo in cui volare anche in Dignitose Arrendevolezze, dove l'Irlanda è a un passo dal cuore al suono di sferraglianti chitarre elettriche e uillean pipes;

in Dove Ti Perdo, struggente ballad d'amore in cui la voce si fa veicolo di commozione dimostrando la completa padronanza della propria immacolata estensione; in Il Pazzo, deliziosa invenzione pop che non sentivamo dai tempi di Oro e in cui Mango confeziona un piccolo capolavoro di poesia.

C'è spazio in questo album anche per qualcosa di insolito, perchè raramente accade che Mango inserisca nei suoi dischi canzoni inedite di altri autori. Evidentemente è stato impossibile sottrarsi al fascino de Il Rifugio, composizione di Maurizio Fabrizio e Guido Morra, tra i più nobili autori della canzone italiana (“Almeno Tu Nell'Universo”; “I Migliori Anni Della Nostra Vita” ecc..). Quello che qui accade è davvero un felice connubio, la visione di Mango trasferisce il pezzo in una direzione inaspettata, dove la maestosità della melodia si inserisce in un contesto di assoluta modernità, lasciando alla voce il compito di raccontare un dolore e un amore immenso.

Infine, ma non ultime, citiamo le due cover che completano la track-list di questo splendido lavoro.

Per prima Volver, brano di Carlos Gardel, uno standard della musica flamenca in cui Mango, accompagnato dall'entusiasmante chitarrista Flavio Sala, si produce in una delle sue più strabilianti esecuzioni, dimostrando di saper convogliare la sua vocalità in qualsiasi direzione desideri, raggiungendo la perfezione in termini di tecnica e trasporto emotivo.

E poi Starlight, canzone dei francesi Superman Lovers (campioni della dance di inizio millennio), che nelle sapienti mani di Mango diventa una sorta di nuova Honky Tonk Woman, dove il rock si conferma autentica passione e dove il cantante lucano si regala la partecipazione dell'intera famiglia, ospitando la moglie Laura Valente e la figlia Angelina (10 anni) ai cori e il figlio Filippo (16 anni) alla batteria, a dimostrazione che il futuro ha già dei sicuri protagonisti.

La squadra impiegata in questo disco è composta dai sodali Rocco Petruzzi e Carlo De Bei, preziosissimi complici nelle varie fasi della produzione e degli arrangiamenti; in particolare vanno sottolineati la scrittura degli archi e le intelligenti programmazioni di Petruzzi e l'intenso lavoro alle chitarre di De Bei, che si ritaglia in Chiamo Le Cose lo spazio per uno splendido assolo e in Starlight alcune bellissime espressioni di chitarra acustica; il lavoro al basso elettrico è svolto in modo eccellente da Nello Giudice mentre al contrabbasso c'è la prestigiosa partecipazione di Paolo Costa; il motore ritmico è saldamente nelle bacchette di Giancarlo Ippolito, la direzione d'orchestra è affidata al bravissimo Pasquale Laino; i cori sono di Laura Valente e Carlo De Bei mentre la registrazione ed il mix sono stati abilmente effettuati da Lorenzo Cazzaniga, uno dei più importanti sound engineer italiani.

Mango ha suonato il pianoforte, ha scritto i pezzi, li ha prodotti e li ha cantati con una voce d'incanto, una voce che è una brillante certezza nel nostro panorama musicale.

Soprattutto, Mango ci ha parlato di speranza e di volontà in un pianeta afflitto da numerose incertezze e sofferenze. Lo ha fatto cercando di condividere le proprie inquietudini ma anche la sicurezza che insieme si possa fare ancora un po' di strada per cercare e, magari, trovare la Terra Degli Aquiloni.

Ecco la tracklist dell'album:

La terra degli aquiloni (Mango)

La sposa (P. Panella – Mango)

Dignitose arrendevolezze (Mango)

Guarda l’Italia che bella (Mango)

Dove ti perdo (Mango)

Chiamo le cose (P. Panella – Mango)

Tutto tutto (P. Panella – Mango)

Volver (Gardel)

Il pazzo (Mango)

Starlight (G. Atlan – M. Hoffman)

Il rifugio (M. Fabrizio – G. Morra)
preso!

premesso che nn bisogna mai MAI commentare a caldo i dischi di mango.. mi ecceziono sta'volta, preso dai fumi dell'emozione.

la Terra degli Aquiloni mi piace molto. mi riporta a inseguendo l'aquila...non so perchè. la track num 7 ESPLOSIVA!

Il resto va assimilato lentamente. credo...

non mi se ne voglia............in questo album, soprattutto per la t degl acq mi manca Graziano Accinni! dopo 24 anni che 'ascolti' un artista ti vengono tanti pensieri..e qualche malinconia.

per copiare D.Max.
Buona Vita a Tutti.

FELIX
Vi ricodiamo che c'è la nuova pagina del sito: rassegna stampa, dove troverete tutti i comunicati stampa ufficiali e in futuro anche qualche altra chicca...
Ce lo siamo detti e ridetti più volte, direi ad ogno uscita di un nuovo lavoro di Pino: il lavoro va assimilato lentamente, ponderiamo bene giudizi affrettati ecc. E questo in linea di principio è vero. Non posso però, all'indomani della nuova attesissima fatica del Nostro, dopo un'elaborazione frutto già di ripetuti ascolti, non fare un immediato paragone, ed è quello con il suo precedente lavoro L'albero delle fate; in quell'occasione, fin dai primi ascolti, rimasi folgorato dal preziosismo e dal suadente rapimento che praticamente quasi tutte le canzoni suscitavano in me...momenti di grande emozione che mi fecero gridare immediatamente all'album come ad un capolavoro che riportava Pino ai grandi fasti del passato, dopo prove un pò meno convincenti come l'album Ti amo così.
Purtroppo quello stesso entusiamso per le fate non posso riverberarlo ora anche negli aquiloni. Forse per una questione di tempistica e di maggiore elaborazione, ma devo dire che, al di la de La Sposa, giustamente primo singolo, grande prova di raffinatezza e di classe, l'unico pezzo che mi fa gridare davvero al capolavoro e che non mi stancherei mai di ascoltare, non riesco al trovare altri momenti altrettanto alti.
Diciamo subito che l'album vive di forti contrasti e di atmosfere assai diverse. I momenti migliori li ritrovo in Dignitose Arrendevolezze, ritmata e assolutamente innovativa impreziosita da un controcanto di Laura che sorregge l'intero brano, Dove ti Perdo ma soprattutto Chiamo Le Cose, un pezzo di bravura assoluta, molto intimo e per me anche estremamente personale, una delle più belle canzoni dell'album.
Cosa non mi convince invece è innanzitutto il ricorso al "remake", un pò troppo insistente purtroppo nell'ultimo periodo. Non è sicuramente, quello delle cover, il Mango che preferisco e, sebbene apprezzo la scelta coraggiosa e dal risultato comunque interessante di Starlight, trovo invece Volver decisamente fuori gioco, il momento a mio giudizio meno riuscito assieme alla conclusiva Il Rifugio. Quest'ultima ha l'apparenza di un corpo estraneo che però, a differenza dell'esperienaza del pezzo di De Bei di Ai tuoi sogni, certo scritto e pensato non da Pino ma da chi con lui collabora da molto tempo mostrandosi estremamente in sintonia con l'autore, in questo caso stride in maniera decisa con il resto. Non mi convince soprattutto musicalmente, secondo me lasciare spazio ad un altro inedito scritto da Pino sarebbe stato preferibile.
Ma questo non significa una bocciatura senza appello, anzi. Chi pensava che il singolo Contro tutti i Pronostici fosse una grande (forse eccessiva, ma per me no lo è mai stata) sperimentazione, allora ascoltando questa Terra degli Aquiloni dovrà ricredersi. Perchè tutto l'album è davvero qualcosa di nuovo rispetto a quello che Pino ci ha proposto fin'ora. Forse non un capolavoro all'Albero delle Fate, ma un coraggiosissimo tentativo di rinnovarsi restando sempre coerente ai propri impulsi, alle proprie pulsioni mantenendo coerenza. Sicuramente un lavoro complesso da sacoltare con attenzione.
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