… l'amore è un tizio sconclusionato
che vive in me sempre a perdifiato.
Così cantava “L'albero delle fate”, testimoniando già la presenza di
quel pazzo in fondo al cuore.
Cos'è questo pazzo? Forse è quella trasparente ostinazione che ci determina ad amare? Ad amare e cantare anche se e anche quando “l'amore è frutto di un dolore”?
E' come quando in tanti, amici e conoscenti, persone “competenti” e di esperienza, ti dicono che “ormai non c'è nulla da fare”, che “faresti meglio a dimenticarla”, che “non capisci che è finita” ecc..., e tu invece ti svegli al mattino e il primo pensiero è proprio lì, ti addormenti la sera e l'ultimo pensiero è ancora lì (“sei tu il mio spazio affollato”)
… è davvero una pazzia: “come un fiore senza più radici”. Ci si può domandare: ma cosa pretendo ancora da quella situazione visto che “nell'anima mia/ sei caduta e non mi hai creduto”? Il fatto è che uno riparte sempre da quel cuore pazzo...
dai ricordi che mi hai negato
e non si sa spiegare il perchè e il per come (“è una malattia la contrarietà”).
Quanto fa male la vita
senza te che ne trattieni la meta
… forse uno cerca proprio questo: un estremo riconoscimento, una restituzione alla propria meta, uno scioglimento “nell'eternità di una verità”. Mi riecheggiano nel cuore altre parole:
… tu non sai... tu non sai...
che nel pieno dei giorni con te
tu non sai... tu non sai...
certe volte ho pianto e perso per te.
Il pazzo è lì che a volte si tormenta il cuore intorno a questi ricordi e a questi ritardi e sperimenta dentro la sbarra di ghiaccio incandescente di parole, domande e attese che non trovano non dico risposta ma nemmeno accoglimento. E a volte basterebbe la semplice presenza...
… pur di averti qui
non ti toccherei.
Rimane solo incidere qualche foglia con le nostre parole e affidarle come piccoli e improbabili “aquiloni senza fili” al vento, a quel vento cui si può raccontare tutto. Ma
chissà se il vento vuol morire
come quel pazzo in fondo il cuore....
Il fatto è che il “fondo del cuore” è sede del “pazzo” quando “tu”
sei la sera che non riesce più a volare.
Invece, lo stesso “fondo del cuore” può trasformarsi in “rifugio” quando il medesimo “tu”
sperduta e sola in quell'immenso
basti a dare luce e senso.
E forse ancora una volta (come spiega mango per La sposa!) siamo di fronte a quel “tu” che non rappresenta solo un'altra persona, ma anche quella parte di noi stessi che ci è “compagna” per tutta la vita e che, se si prende cura di noi, può dare alla nostra esistenza “saggezza e pane”.
Buona vita a tutti
Massimiliano
che vive in me sempre a perdifiato.
Così cantava “L'albero delle fate”, testimoniando già la presenza di
quel pazzo in fondo al cuore.
Cos'è questo pazzo? Forse è quella trasparente ostinazione che ci determina ad amare? Ad amare e cantare anche se e anche quando “l'amore è frutto di un dolore”?
E' come quando in tanti, amici e conoscenti, persone “competenti” e di esperienza, ti dicono che “ormai non c'è nulla da fare”, che “faresti meglio a dimenticarla”, che “non capisci che è finita” ecc..., e tu invece ti svegli al mattino e il primo pensiero è proprio lì, ti addormenti la sera e l'ultimo pensiero è ancora lì (“sei tu il mio spazio affollato”)
… è davvero una pazzia: “come un fiore senza più radici”. Ci si può domandare: ma cosa pretendo ancora da quella situazione visto che “nell'anima mia/ sei caduta e non mi hai creduto”? Il fatto è che uno riparte sempre da quel cuore pazzo...
dai ricordi che mi hai negato
e non si sa spiegare il perchè e il per come (“è una malattia la contrarietà”).
Quanto fa male la vita
senza te che ne trattieni la meta
… forse uno cerca proprio questo: un estremo riconoscimento, una restituzione alla propria meta, uno scioglimento “nell'eternità di una verità”. Mi riecheggiano nel cuore altre parole:
… tu non sai... tu non sai...
che nel pieno dei giorni con te
tu non sai... tu non sai...
certe volte ho pianto e perso per te.
Il pazzo è lì che a volte si tormenta il cuore intorno a questi ricordi e a questi ritardi e sperimenta dentro la sbarra di ghiaccio incandescente di parole, domande e attese che non trovano non dico risposta ma nemmeno accoglimento. E a volte basterebbe la semplice presenza...
… pur di averti qui
non ti toccherei.
Rimane solo incidere qualche foglia con le nostre parole e affidarle come piccoli e improbabili “aquiloni senza fili” al vento, a quel vento cui si può raccontare tutto. Ma
chissà se il vento vuol morire
come quel pazzo in fondo il cuore....
Il fatto è che il “fondo del cuore” è sede del “pazzo” quando “tu”
sei la sera che non riesce più a volare.
Invece, lo stesso “fondo del cuore” può trasformarsi in “rifugio” quando il medesimo “tu”
sperduta e sola in quell'immenso
basti a dare luce e senso.
E forse ancora una volta (come spiega mango per La sposa!) siamo di fronte a quel “tu” che non rappresenta solo un'altra persona, ma anche quella parte di noi stessi che ci è “compagna” per tutta la vita e che, se si prende cura di noi, può dare alla nostra esistenza “saggezza e pane”.
Buona vita a tutti
Massimiliano