Area aperta all'approfondimento dei contenuti degli album incisi da Mango in carriera, da "La mia ragazza è un gran caldo" fino a “L'amore è invisibile”.
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La prima cosa che mi viene in mente è che questa canzone sia antinomica rispetto a Dentro me ti scrivo: in Dentro me ti scrivo infatti “non esiste” nulla finchè “forse esisti tu/.../ e allora esiste il cielo”; qui, in Dove ti perdo, tutto esiste in quel botta e risposta fra “eccomi” e “eccoti”, montagna, grattacielo, punto di vista, dolce imbarazzo... e tutto viene o verrebbe aspirato catastroficamente via, nel punto “dove ti perdo”.

E la canzone ci conduce per mano in una atmosfera emozionale costituita da un ieri che “è già ieri”, un presente fatto di parole, di Europa, di vita che passa; di un aggrapparsi alle canzoni che la sanno lunga... forse perchè riescono meglio a vedere in trasparenza in cuori infranti e in quelle nostre prigioni fatte di assenza/presenza... di costruzioni di angeli che parlano, forse un po' troppo, forse un po' a sproposito... perchè appartengono a una dimensione che non si incastona mai perfettamente con la nostra...

Comunque tutto questo può arrivare (e questo “può” è più un interrogativo che una affermazione!) fino al punto dove... dove ti perdo...

da lì si spaccano le nuvole

Le nuvole, questo velo di cielo, come il velo sacro del tempio, si spacca e questo tempio diffuso, “confine o spazio sempre nuovo con te”, che sarebbe il mondo, che sarei io, viene ucciso... ucciso dalle stelle, che altrove invece potrebbero essere testimoni silenti di un “paragrafo del cielo”.

Non c'è che dire: siamo ancora di fronte alla cifra fondamentale del Nostro che è l'espressione dell'eleganza delle passioni!

Massimiliano
Raggiunge vette di emozioni indicibili, per me, questa celebrazione del senso di perdita tutto racchiuso in quel “Dove ti perdo, da lì si spaccano le nuvole…. da lì le stelle uccideranno il mondo, da lì le stelle uccideranno me”.
E’ un sospiro sospeso nel vuoto lasciato in un “questo” che “è già ieri” , e che eppure è ancora presente, vivo nel descriverne i tasselli fatti di similitudini, di momenti, di emozioni, chiamati, grattacieli, Europa, o solo “vita che passa come un treno che passa”… destinazione l’assenza.
E divenendo questa consapevolezza parte vitale dell’assenza, ecco che la prigionia del presente, la costrizione a uno stato di mancanza, induce ad aggrapparsi alle canzoni, a quelle che hanno forse più risposte di quanto se ne abbia in se stessi, come se si anelasse a un trampolino verso un “non moriremo mai… il senso è tutto qui” in un ascensione lirica all’eterno, in uno slancio vitale che vuol giungere al livello di quegli angeli così “dimensionalmente” distanti, angeli che forse davvero non volano.
Adoro questa perla, probabilmente perché la vedo un preludio a quella “logica grande idea che ho rubato al mio cuore”… e che tante volte, con lacrime nascoste, mi appartiene.
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