Innanzi tutto questa canzone mi ricorda il mondo musicale, fresco e con un incedere perentorio, di Eccoti folle d'amore...
… e poi c'è il tutto di te, accanto a un dito-segnalibro di un libro di Neruda...
… Neruda è il poeta che ha declinato in tutti i modi possibili l'amore, fino al punto che il corpo della donna diventa il corpo stesso della terra, della natura e del cosmo e la cifra dell'universo si condensa nel corpo e nell'anima della donna, in modo tale che si costituisce una corrispondenza fra il “libro” del mondo, il “libro” di Neruda e il “tuo libro aperto”.
La poesia di Neruda da cui la canzone prende la citazione, parla anch'essa di un tutto, avuto e perso, dove lo “spazio affollato” del cuore ripieno di lei prende il rumore di un ronzìo di ape, ebbra di miele; dove questa donna nella terra deserta è l'ultima rosa, l'ultimo “rifugio” (e forse ne “la rosa carnosa” ci sono ascendenze poetiche che arrivano ad Alda Merini!). La poesia di Neruda è Bianca ape ronzi.
Bianca ape ronzi, ebbra di miele, nella mia anima
e ti pieghi in lente spirali di fumo.
Sono il disperato, la parola senza eco,
(Soy el desesperado, la palabra sin ecos)
colui che tutto perse, e colui che tutto ebbe.
Ultima gòmena, scricchiola in te la mia ansietà ultima.
Nella mia terra deserta sei l'ultima rosa.
Ah silenziosa!
Chiudi i tuoi occhi profondi. Lì aleggia la notte.
Ah denuda il tuo corpo di statua timorosa.
Possiedi occhi profondi dove la notte aleggia.
Fresche braccia di fiore e grembo di rosa.
I tuoi seni rassomigliano alle conchiglie bianche.
Sul tuo ventre è venuta a dormire una farfalla d'ombra.
Ah silenziosa!
Ecco la solitudine da dove sei assente.
Piove. Il vento del mare caccia gabbiani erranti.
L'acqua va scalza per le strade bagnate.
Da quell'albero si lamentano, come infermi, le foglie.
Bianca ape, assente, ancora ronzi nella mia anima.
Rivivi nel tempo, esile e silenziosa.
Ah silenziosa!
E' come se il sapore del “tutto di te” si potesse gustare solo nel ronzìo che lascia dietro di sé la scia della lontananza....
… e poi c'è il tutto di te, accanto a un dito-segnalibro di un libro di Neruda...
… Neruda è il poeta che ha declinato in tutti i modi possibili l'amore, fino al punto che il corpo della donna diventa il corpo stesso della terra, della natura e del cosmo e la cifra dell'universo si condensa nel corpo e nell'anima della donna, in modo tale che si costituisce una corrispondenza fra il “libro” del mondo, il “libro” di Neruda e il “tuo libro aperto”.
La poesia di Neruda da cui la canzone prende la citazione, parla anch'essa di un tutto, avuto e perso, dove lo “spazio affollato” del cuore ripieno di lei prende il rumore di un ronzìo di ape, ebbra di miele; dove questa donna nella terra deserta è l'ultima rosa, l'ultimo “rifugio” (e forse ne “la rosa carnosa” ci sono ascendenze poetiche che arrivano ad Alda Merini!). La poesia di Neruda è Bianca ape ronzi.
Bianca ape ronzi, ebbra di miele, nella mia anima
e ti pieghi in lente spirali di fumo.
Sono il disperato, la parola senza eco,
(Soy el desesperado, la palabra sin ecos)
colui che tutto perse, e colui che tutto ebbe.
Ultima gòmena, scricchiola in te la mia ansietà ultima.
Nella mia terra deserta sei l'ultima rosa.
Ah silenziosa!
Chiudi i tuoi occhi profondi. Lì aleggia la notte.
Ah denuda il tuo corpo di statua timorosa.
Possiedi occhi profondi dove la notte aleggia.
Fresche braccia di fiore e grembo di rosa.
I tuoi seni rassomigliano alle conchiglie bianche.
Sul tuo ventre è venuta a dormire una farfalla d'ombra.
Ah silenziosa!
Ecco la solitudine da dove sei assente.
Piove. Il vento del mare caccia gabbiani erranti.
L'acqua va scalza per le strade bagnate.
Da quell'albero si lamentano, come infermi, le foglie.
Bianca ape, assente, ancora ronzi nella mia anima.
Rivivi nel tempo, esile e silenziosa.
Ah silenziosa!
E' come se il sapore del “tutto di te” si potesse gustare solo nel ronzìo che lascia dietro di sé la scia della lontananza....