Cinzia mi ha ispirata, ed ho pensato anch’io di raccontare una favola!
Il 2 dicembre di “qualche” anno fa Qualcuno (Dio, il Caso, un Folletto), mi ha fatto un dono…a me, microscopica cellula sfuggita dal Nulla, ha regalato questa vita.
Nel pacchetto c’era anche un bigliettino fatto di trame piccolissime e profumato di glicine e mimosa: con caratteri minuti e colorati d’arcobaleno affidava nelle mie mani un regalo così prezioso, accompagnandolo con poche parole: “Questa Vita è tua, sei libera di farne ciò che vuoi, di scegliere la direzione che ti attrae, di riempirla del senso che più ti appartiene, di gustarla con passione o di assaporarla con delicatezza, di immergerti in essa a poco a poco o di tuffartici come da un trampolino, di respirarla a pieni polmoni o di sentirne lieve il profumo, di spenderla con parsimonia o di berla tutta d’un fiato. Poche sono le regole da non trasgredire mai : non sciuparla rincorrendo false mète, non sporcarla col seme dell’indifferenza, non prestarla a chi non la merita, non inquinarla con l’egoismo e non sprecarla col vuoto del cuore….un’altra di riserva non l’avrai!”
Fuor di metafora, mi riesce insopportabile l’idea che i miei giorni siano già stati scritti da un Caso tiranno, che i miei passi siano già stati disegnati da un artista capriccioso, che le mie parole siano già state suggerite da qualcuno che non sia la mia anima.
Credere ad un destino preordinato fa cadere paurosamente nella trappola della rassegnazione, sollevandoci dalle responsabilità che abbiamo nei confronti della Vita e di noi stessi, svuotando di senso la vita stessa smettendo di pòrci quelle domande che aiutano a crescere e a comprendere il mondo.
Per evitare di cadere in uno sterile fatalismo, io credo che le “responsabilità” vadano suddivise, attribuendo al Caso quegli eventi che vanno al di là di noi: tempeste, uragani, terremoti (metaforici e non), e lasciando a noi lo spazio e il tempo che ci appartengono, la facoltà di scegliere se scendere a quella fermata o passare oltre, di afferrare al volo quella opportunità o lasciarla cadere nel vuoto, di prediligere la comodità di un viaggio senza scosse e con l’aria condizionata o di arrampicarsi su sentieri sconosciuti. Quelle piccole cose che chiamiamo “coincidenze” a volte possono deviare un percorso: sta a noi coglierle, oppure affrontare consapevolmente il rimpianto di non averle vissute.
Annapaola