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Michele » ven mag 09, 2008 12:29 pm
Cara ANNA (il nome è di fantasia),
ti scrivo questa lettera aperta e la consegno al mare con la fiduciosa speranza che possa raggiungerti celermente. L’idea geniale di scrivere e consegnare un messaggio in bottiglia, affidandolo al mare, l’ha avuta Annapaola, napoletana doc e strenua ammiratrice di Mango, che ovviamente va ringraziata per questa occasione forse irripetibile.
Colgo dunque la ghiotta opportunità per dirti quello che non ho potuto mai dirti. Per mancanza di tempo, per paura di sbagliare, per timore di ferirti, forse per non apparire invadente e fuori luogo.
In questo mio messaggio indirizzato a te c’è, intanto, tutto il mio cuore. C’è la fierezza della nostra amicizia profonda e sincera, c’è l’orgoglio per la tua brillante intelligenza, c’è il ricordo della limpida complicità dei nostri discorsi, c’è la tua pulita dignità che grida giustizia e armonia nonostante sia stata reiteratamente ferita ed umiliata.
Nella vita, a mio avviso, bisogna lottare sempre per ottenere quello che si merita. C’è un tempo, nella vita, per il radioso sorriso che vince sulla più cupa tristezza e invincibile malinconia; c’è un tempo per l’inossidabile ottimismo che scaccia il rassegnato pessimismo; c’è tempo per un inatteso incontro che diventa chicco di luce.
Insomma, c’è “un” tempo in cui si può cadere sette volte, ma c’è “il” tempo per rialzarsi otto volte. Abbi la forza e la buona volontà, di cui disponi a iosa, per rialzarti da questo momento doloroso e pieno di sofferenza interiore. Il tuo cuore ricco di sentimenti nobili ed autentici non può, ancora e inutilmente, soffrire per uno sguardo negato, per una parola elemosinata, per un chiarimento schivato.
C’è un tempo, nella nostra vita, anche per tutto questo. Difficilmente, nella mia giovane esistenza, ci sono stati momenti di malinconico sconforto, di devastante sfiducia o di incontri superflui. Averti incontrata non è aver conosciuto un chicco di luce, ma la Luce. Sai quanto ti voglio bene e sai anche quanto tenga alla tua serenità.
Sei luce d’amore, di intelligenza e di coraggio, ma anche di fragilità e di sensibilità sovrumana. Sei luce raggiante e splendente, carica di pensieri vibranti, di vampate di poesia, di germogli di idee, di schegge di saggezza. Sei donna di sentimenti belli e genuini, intensi. Sei una donna di classe, di grande intelligenza e di eccellente dignità. Sei una donna solare e sensibile, dal pensiero forte e chiaro, capace di solleticare efficacemente il cervello, di accarezzare amorevolmente il cuore, di mordere insaziabilmente la vita. Sei un dono di Dio.
Quella donna, cara amica, sei tu. Donna capace di pescare dal fiume della vita attimi eterni e mai effimeri, gocce di radiosa gioia e di sconfinata felicità. Pertanto ti auguro, con somma schiettezza di cuore e vigorosa tensione morale, di camminare sempre a testa alta, senza sollevare polvere; di consumarti per i tuoi progetti, i tuoi sogni, i tuoi propositi, senza mai arrugginirti; di non smarrire mai la voglia di abbracciare il mondo; di ricordarti che se sorridi la vita ti sorriderà e, quindi, ricordati anche di ridere molto.
Ti auguro un mondo di bene e di accontentarti, sempre, di quello che hai e di quello che sei, dopo aver combattuto. Mi viene, infatti, in mente una favoletta siriana che racconta di un uomo che si lamentava di non avere scarpe e passando davanti la moschea di Damasco vide un altro uomo senza gambe. Ecco, non lamentiamoci mai! Apprezziamo di più quello che siamo e quello che abbiamo. Amiamo di più e meglio chi ci sta accanto. Doniamo il meglio di noi stessi. Saremo certamente più felici.
Tempo fa una persona mi ha “regalato” questo scritto e desidero condividerlo con te:
"Da quella sera che andai con mio padre al circo e restai affascinato dai trapezisti, ogni anno mi sono unito al gruppo dei miei amici circensi per una settimana. Recentemente il direttore mi ha detto: "Sai Henri, tutti applaudono me, perché quando faccio quei volteggi e quei salti mortali pensano che l’eroe sia io. Ma il vero eroe è il compagno che mi afferra. L’unica cosa che devo fare io è tendere le mani e avere fiducia, confidare che lui sarà lì a prendermi, di nuovo".
Non altrimenti è per Dio, che cinge le nostre piccole vite e attende di prenderci e tenerci stretti - nelle circostanze critiche e in quelle positive, nei momenti difficili e in quelli in cui ci libriamo in alto. A rendere questo possibile è qualcuno che è in noi e tuttavia ci trascende. Per questo la presa talvolta spasmodica che esercitiamo sulla vita - sulle sue gioie e persino sui suoi dolori - può allentarsi. Anche noi possiamo reimparare a volare: a danzare" (Henri J.M. Nouwen, Muta il mio dolore in danza).
Non c'è amore più grande che donare la vita per i propri amici, per le persone che amiamo e ci amano. Il mio sincero augurio per te, per tutti noi, che crediate o meno, è che nessuno sia mai solo, ma che ci sia sempre qualcuno pronto ad afferrarci quando l'equilibrio vacilla.
A me piace afferrare con vigore e convinzione la vita. E stringerla in un pugno. E con cura la verso in una bottiglia. In questa bottiglia. E la consegno, fiducioso e sereno, al mare in tempesta di un inverno freddo e rigido che non vuole smettere di essere incredibilmente furioso.
Chiunque la raccolga, faccia in modo che possa tornare a navigare. Mi auguro che possa arrivare lontano, dove nessuno ha mai osato approdare. Dove la vita vale un abbraccio (il mio per te), un pugno allo stomaco, un gemito di riconoscenza per chi ha avuto il coraggio di riconsegnarla al mare.
Sii felice come meriti. Con affetto,
Michele.