monia ha scritto: Ovviamente il tuo nick ci lascia un po' intuire questo tuo concetto di felicità: la leopardiana "attesa" della gioia, il famoso "sabato" che tutti aspettiamo...
Amo Leopardi per la sensazione di “infinito” che suscitano in me le sue liriche, ma non condivido il suo pensiero sulla felicità come “assenza di dolore”…tutt’altro. L’attimo sublime della felicità lo ritroviamo nel suo “e naufragar m’è dolce in questo mare”…oltre, la sua anima tormentata non è riuscita ad andare.
Come Cinzia, penso che la serenità di certi momenti non vada confusa con quello stato rarissimo di ebbrezza che provoca la sensazione di felicità: la tranquillità mal si accompagna ad una vertigine, e la quiete non può dare una sensazione di stordimento.
E non a tutti è dato vedere simili “lampi” nel proprio cielo.
Il mio “sabato del villaggio” non è sterile attesa né rassegnata certezza di disinganno, non è malinconica pausa tra un “sabato” ed un altro, né un limbo da cui non si intravede luce.
Il mio sabato è colorato e frenetico, inquieto e smanioso, denso di promesse e carico di aspettative,
bevo il mio bicchiere mezzo pieno e…se quell’attimo non arriva, pazienza! Ricomincia una nuova settimana, una nuova attesa, una nuova speranza… “alla ricerca del sogno perduto”: la resa non mi appartiene e le bandiere bianche mi danno tristezza
Annapaola