Riflessioni, emozioni e punti di vista: come la musica, la poesia e il pensiero di Mango arricchiscono il quotidiano dei fans.
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"Le coscienze in mare". E' una frase particolare. Può avere molti significati. Quello che gli ho dato io è quasi un senso di denuncia: come dire che oggi la coscienza è affogata in un mare fatto di egoismo, conformismo, sterile difesa di principi ideologici ("non credo a un'ideologia", Odissea), superficialità... (un po' come in "Povera patria" di Battiato!).
E anche quelle

Rondini a mille come mani in su

mi ha fatto pensare ad una alzata di mani, come quando ci si vuole arrendere: anche le rondini inviano un messaggio che fa pensare.
Di fronte a tutto questo la canzone invita a ritrovare il centro, il centro in me e il centro di te per dare vita a

quel piccolo infinito
che non è mai finito con te.

E poi c'è la preghiera alla madre, della sapienza e il lume, della saggezza e il pane, cioè di quelle cose che possono rendere la vita buona, che possono fare assaporare le nostre giornate. E così si può compiere il miracolo, che non va pensato come qualcosa di straordinario, ma come una capacità di visione in trasparenza e di trasformazione del negativo in positivo:

Dell'acqua torbida che mi dai
farò un miracolo di onestà
il mio amore avrà da bere, sì
e di un'eterna malinconia
farò una bella di notte che
si risveglia principessa.

Trasformare l'acqua torbida in onestà, l'eterna malinconia in una principessa... Questa è la vera saggezza da far diventare "nostro pane quotidiano".

Buona vita a tutti.

d.Max

Grazie d.Max delle tue bellissime riflessioni.
Anch'io vorrei tanto riuscire a trasformare la mia eterna malinconia in qualcosa di positivo, ma non vedo come riuscirci...
Cinzia

Non so se vi e' mai capitato....scrivere per almeno due ore una bella risposta ad un topic come questo, e cliccando su anteprima, esce la scritta "invalid session". Caro Don Max...che peccato non poter riscrivere daccapo tutto quanto!
Con la Santa pazienza, ci riprovero' molto presto.

Tommaso

è successo anche a me molte volte.........non ho più riscritto i pensieri nati tutti d'un fiato il destino aveva voluto che andassero persi e il destino sia......lo lasciati andare nel vento...tanto prima poi ritornano.


ciao tommaso un abbraccio
antonella

Ma si che mi è successo Tommaso, e che dispiacere immenso...
Aver scritto di getto per più di un 'ora forse due, e veder sparire tutto...
L'ho preso come un segno del destino....
Ma se succede anche a qualcun'altro una motivazione ci sarà, magari c'è chi la può spiegare?
Tommy mi spiace per te, i tuoi bei pensieri torneranno come sempre....
Ciao un abbraccio, Cos

Don Max! Scusa! Volevo aggiungere che è sempre bello per me poter leggere i tuoi pensieri riportati qui. Grazie. Cosetta

Bellissima riflessione su una canzone molto profonda.

come al solito d.Max riesce a farmi vedere le cose in una prospettiva sempre nuova, bellissima e intensa..
... anche il mio modo di interpretare il significato di una canzone, di una poesia... non è raro che un suo intervento mi abbia radicalmente fatto rivedere una mia convinzione.. e non parlo solo di canzoni, in questo caso...

Grazie, d.Max..

.. con sincero affetto...

Raffa*Diana

ps per Tommaso...

e come non è successo??? che rabbia in quei momenti.. soprattutto perché riprendere il filo di pensieri in libertà è sempre un'impresa destinata a fallire.. almeno nel mio caso :wink:

dalla prima volta che mi è successo sai che faccio? ogni volta che scrivo, soprattutto cose molto lunghe, prima di inviarle le seleziono totalmente e le copio.. se poi compare "invalid session" ne apro una nuova e ci incollo sopra quello che avevo scritto :wink: non mi ha più fregato :wink:

ancora una cosa.. l'altro giorno ho perso la connessione su msn e non sono riuscita a ripristinarla.. non ho potuto dirti nemmeno ciao e mi è dispiaciuto moltissimo...

Baciotto..

R*D

E' una frase suggestiva che può evocare diverse immagini: d. Max fa riferimento ad una coscienza collettiva, quella che è data dalla somma di occhi e cuori diversi, tutti schiacciati dagli egoismi e dalle mode dominanti.
Io vedo un’immagine più ristretta, intima, quella di due coscienze che sprofondano nel mare dell’incoscienza e del dubbio, e cercano di ritrovare una saggezza persa e una certezza mai conquistata.

Ed ecco l’invocazione alla madre, intesa come appiglio dell’anima, come ancora per sostare, come sostegno per l’insostenibile: una madre salvifica che potrebbe essere anche un amore o un amico, che ci faccia riemergere dagli abissi in cui a volte la coscienza annega … ma siamo sicuri poi che questa saggezza sia la salvezza per noi?...
Spesso la coscienza diventa inabitabile, per la moltitudine di luci che la oltrepassano, per gli innumerevoli dubbi che la colpiscono, per le infinite domande senza risposte che si affacciano.
Ma è questo lo stupore della vita: la non-certezza, la non-risposta, la non-verità: se avessimo certezze, risposte e verità, non avrebbe senso il nostro viaggio perché saremmo già arrivati prima di partire, non avrebbero calore le nostre lacrime, perché sarebbero asciugate prima di scivolare, non avrebbe sussulti il nostro battito, perché sarebbe sincronizzato su un ritmo sempre uguale.

La felicità non abita in una coscienza apatica e ferma su se stessa: la coscienza è sempre un dolore, e spesso fa stare soli….

Annapaola

...

Ma cosa intendi per stare soli?


un bacio
Anna

La coscienza, intesa come intima consapevolezza e conoscenza di sé, traccia i confini che noi ci disegniamo, indica la strada che noi riteniamo migliore, suggerisce la traiettoria da seguire nel sorvolare il nostro cielo…e questa è la “nostra” coscienza, quella che noi ci costruiamo attraverso gli errori ricomposti, attraverso le cadute rialzate, attraverso i peccati pagati.
Ma la coscienza che non parte da noi, quella che parla al di fuori della nostra anima, quella che appartiene a canoni precostituiti, quella che non suggerisce ma ordina, quella che non indica ma impone, diventa una gabbia da cui è difficile uscire.
Questo arbitro esterno dispone di leggi severe: la disapprovazione e il senso di colpa, che immediate scattano quando provi a ribellarti e a seguire il tuo istinto….il dolore è qui, nei lacci che ti legano l’anima, e la solitudine diventa la condizione naturale di chi, scegliendo di ascoltare la “propria” coscienza e non quella degli altri, e di spiegare le proprie vele controvento, non sa più cantare in coro, ma intona un assolo che non sempre basta a se stesso.
Ma a vincere è quasi sempre il mondo: troppo grande per una piccola anima, troppo affondate nella terra le sue radici per permettere ai nostri rami di protenderci verso il sole.
E’ più comodo lasciarsi guidare nello svolgimento dei giorni che non prendere il timone e decidere da soli la rotta.

...ma il coraggio di vivere, quello, ancora non c’è (L. Battisti)

Annapaola

E’ verissimo quello che dici cara Annapaola.
Non dobbiamo assolutamente farci rinchiudere in una gabbia fatta di giudizi e pregiudizi.
Mille volte meglio sentirsi soli, ma liberi.
Personalmente ho scelto da tanto tempo (forse da sempre) di ascoltare solo la mia coscienza e di seguire il mio cuore.
A me non interessa minimamente l’approvazione del mondo, mi basta riuscire a guardarmi la sera allo specchio e vedere in me la verità, quella che mi fa andare a testa alta (come diceva Pino, più o meno).
A un certo punto ci si accorge che andare controvento diventa una condizione naturale e non si fa più tanta fatica.
Cinzia

Passero solitario ha scritto: La coscienza, intesa come intima consapevolezza e conoscenza di sé, traccia i confini che noi ci disegniamo, indica la strada che noi riteniamo migliore, suggerisce la traiettoria da seguire nel sorvolare il nostro cielo…e questa è la “nostra” coscienza, quella che noi ci costruiamo attraverso gli errori ricomposti, attraverso le cadute rialzate, attraverso i peccati pagati.
Ma la coscienza che non parte da noi, quella che parla al di fuori della nostra anima, quella che appartiene a canoni precostituiti, quella che non suggerisce ma ordina, quella che non indica ma impone, diventa una gabbia da cui è difficile uscire.
Questo arbitro esterno dispone di leggi severe: la disapprovazione e il senso di colpa, che immediate scattano quando provi a ribellarti e a seguire il tuo istinto….il dolore è qui, nei lacci che ti legano l’anima, e la solitudine diventa la condizione naturale di chi, scegliendo di ascoltare la “propria” coscienza e non quella degli altri, e di spiegare le proprie vele controvento, non sa più cantare in coro, ma intona un assolo che non sempre basta a se stesso.
Ma a vincere è quasi sempre il mondo: troppo grande per una piccola anima, troppo affondate nella terra le sue radici per permettere ai nostri rami di protenderci verso il sole.
E’ più comodo lasciarsi guidare nello svolgimento dei giorni che non prendere il timone e decidere da soli la rotta.

...ma il coraggio di vivere, quello, ancora non c’è (L. Battisti)

Annapaola


Penso che la soluzione a tutto ciò sia l'intelligenza e la volonta di affrontare la vita ... anche se è dura.
Nella vita mai dire mai...mai arrendersi poi io credo che per quanto riguarda -la solitudine diventa la condizione naturale di chi, scegliendo di ascoltare la “propria” coscienza e non quella degli altri, e di spiegare le proprie vele controvento, non sa più cantare in coro, ma intona un assolo che non sempre basta a se stesso.-
basta confrontarsi con gli altri più umilmente possibile...questo vale per entrambe le parti.
Comunque io sono del parere che una sana solitudine ogni tanto per meditare farebbe bene a molte persone...

un bacio
Anna

Ripercorrendo tutti i topic in qst sezione questo meraviglioso di d.Max mi era sfuggito..è davvero molto bello, grazie!! :wink:

Cinzia

In questi giorni sto riflettendo su certe cose e mi è tornata in mente questa frase e questo topic.
Ciò che sto considerando è la situazione in cui di solito ci troviamo nella nostra condizione ordinaria: cioè una situazione di inconscietà ("le coscienze in mare", appunto), di tenebre, di oscurità. C'è come un velo fra noi e la realtà, un velo che ci fa confondere il vero col simil-vero. E' così che noi pensiamo di avere un Io che controlla le cose della vita; pensiamo che tutto dipenda da noi, che noi siamo centro e principio di ogni atto e di ogni scelta. E invece non ci accorgiamo di quanto siamo meccanici, di come atti e decisioni siano solo risposte automatiche a stimoli esterni o desiderio di emulazione di desideri altrui. Tutto ciò che ci passa per la testa e per il cuore, asseconda le convenzioni e le convenienze sociali ed esterne, secondo i modelli che riceviamo dalla realtà "collettiva". Crediamo di essere noi ad impostare le nostre vite e non ci accorgiamo invece di quanto siamo inconsci, di quanto subiamo le suggestioni e il fascino proveniente dall'esterno e dal "collettivo", di quanto sia desiderabile essere "conformisti" e perciò "considerati" (anche se il prezzo da pagare è di essere facilmente "manipolabili").
La salvezza sta nella forza di uscire dal "collettivo", di compiere davvero il proprio cammino, di cercare la norma della propria "ortodossia", non certo meno rigorosa di quella di qualunque "chiesa" ma con la qualità e il marchio della propria individualità. Per questo è necessaria anche una umile preghiera: quella che chiede la saggezza e il pane, le due cose davvero necessarie in questo malamente mondo.

Buona vita a tutti.

d.Max
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