Da sei mesi a due anni: questa è la durata dell’Amore, anzi dell’innamoramento, secondo gli scienziati, che hanno cercato di dare una spiegazione razionale e scientifica a ciò che sembra totalmente fuori da ogni regola.
Un’alchimia di ormoni + una serie di comportamenti “favorevoli” alla prosecuzione della specie : questa sembra essere il connubio che sta sotto a tutti i nostri comportamenti .
Un altro punto di vista da cui guardare l’Amore, non una verità sacrosanta, né la spiegazione assoluta e definitiva…non si esaurisce certo qui l’argomento prendendo un microscopio…ma aiuta a capire tante cose che a volte sembrano inspiegabili. Come uomini siamo anche “animali” (con rispetto parlando! ), ma non solo: siamo infinitamente più complicati!
La fase dell’innamoramento è la prima e la più emozionante, la più coinvolgente. E’ durante questo stadio che si avvertono forti batticuori, mancanza di sonno e di appetito, sfarfallio nello stomaco... Il nostro corpo è completamente concentrato alla conquista dell’altro perché da questo gioco trae un piacere in sé e cioè una produzione di endorfine eccitanti, simili proprio alle sensazioni di alcuni farmaci o droghe. Tale fase è destinata sempre a sfumare perché tali sensazioni, malgrado la piacevolezza, sarebbero a lungo andare dannose per il nostro organismo: sarebbe sottoposto a sollecitazioni chimiche troppo forti.
E’ a questo punto che il legame può evolvere verso qualcosa di più duraturo e profondo o dissolversi.: è ciò che Pino ha chiamato “disincanto”, usando questa parola dall’accezione di solito negativa, per dare immenso significato a un sentimento: è come una prova del nove!
Solo se riesco a dirti, nel disincanto, cioè dopo che l’euforia iniziale è svanita, che sei l’Amore , allora sei immenso, vero, reale….allora non era un sogno che svanisce quando la luce filtra dalla finestra, allora sei la realtà del calore del corpo che mi dorme accanto nel letto, e non una proiezione di me, una fantasia irreale, o il frutto di ciò che i miei occhi volevano vedere.
Forse non ti ho detto “ti amo” perché son parte di te ….
E’ facile essere innamorati quando l’ideale rimane tale, quando il quotidiano non fa i conti con la fantasia, quando le parole e i fatti possono tranquillamente restare su due piani paralleli, quando ognuno mostra e dona solo il meglio di sé. Ma la vita non ha in sé solo il meglio e noi stessi siamo un insieme di pregi e difetti che ci rendono unici e irripetibili.
Non è facile avere la maturità per accettare e capire questo cambiamento fisiologico e necessario : sentirsi “normali” e non eccezionali, essere guardati negli occhi dall’altro e non essere il centro del suo mondo…ci vuole equilibrio tra il voler bene a se stessi e essere davvero in grado di amare gratuitamente la persona che ci è accanto, non plasmandola secondo i nostri desideri ma sapendola guardare per ciò che è, rispettandone particolarità e piccole cose, trovandosi a metà strada tra Me e Te.
Anche qui mi torna alla mente la metafora del fiume che parte ruscello impetuoso e chiassoso dalla montagna e man mano che si ingrossa cambia il suo modo d’essere, il suo scorrere, la sua corrente, fino a sembrare immobile in pianura…ma diventa parte dell’immenso quando si unisce al mare e anche lì non sparisce, non si annulla, ma evolve, cambia di nuovo.
e…non ti ho detto “ti amo” quasi fossi un fiume senza corrente…
t’avrei trovata nido d’acqua salata…ad aspettarmi fiume…
Un’alchimia di ormoni + una serie di comportamenti “favorevoli” alla prosecuzione della specie : questa sembra essere il connubio che sta sotto a tutti i nostri comportamenti .
Un altro punto di vista da cui guardare l’Amore, non una verità sacrosanta, né la spiegazione assoluta e definitiva…non si esaurisce certo qui l’argomento prendendo un microscopio…ma aiuta a capire tante cose che a volte sembrano inspiegabili. Come uomini siamo anche “animali” (con rispetto parlando! ), ma non solo: siamo infinitamente più complicati!
La fase dell’innamoramento è la prima e la più emozionante, la più coinvolgente. E’ durante questo stadio che si avvertono forti batticuori, mancanza di sonno e di appetito, sfarfallio nello stomaco... Il nostro corpo è completamente concentrato alla conquista dell’altro perché da questo gioco trae un piacere in sé e cioè una produzione di endorfine eccitanti, simili proprio alle sensazioni di alcuni farmaci o droghe. Tale fase è destinata sempre a sfumare perché tali sensazioni, malgrado la piacevolezza, sarebbero a lungo andare dannose per il nostro organismo: sarebbe sottoposto a sollecitazioni chimiche troppo forti.
E’ a questo punto che il legame può evolvere verso qualcosa di più duraturo e profondo o dissolversi.: è ciò che Pino ha chiamato “disincanto”, usando questa parola dall’accezione di solito negativa, per dare immenso significato a un sentimento: è come una prova del nove!
Solo se riesco a dirti, nel disincanto, cioè dopo che l’euforia iniziale è svanita, che sei l’Amore , allora sei immenso, vero, reale….allora non era un sogno che svanisce quando la luce filtra dalla finestra, allora sei la realtà del calore del corpo che mi dorme accanto nel letto, e non una proiezione di me, una fantasia irreale, o il frutto di ciò che i miei occhi volevano vedere.
Forse non ti ho detto “ti amo” perché son parte di te ….
E’ facile essere innamorati quando l’ideale rimane tale, quando il quotidiano non fa i conti con la fantasia, quando le parole e i fatti possono tranquillamente restare su due piani paralleli, quando ognuno mostra e dona solo il meglio di sé. Ma la vita non ha in sé solo il meglio e noi stessi siamo un insieme di pregi e difetti che ci rendono unici e irripetibili.
Non è facile avere la maturità per accettare e capire questo cambiamento fisiologico e necessario : sentirsi “normali” e non eccezionali, essere guardati negli occhi dall’altro e non essere il centro del suo mondo…ci vuole equilibrio tra il voler bene a se stessi e essere davvero in grado di amare gratuitamente la persona che ci è accanto, non plasmandola secondo i nostri desideri ma sapendola guardare per ciò che è, rispettandone particolarità e piccole cose, trovandosi a metà strada tra Me e Te.
Anche qui mi torna alla mente la metafora del fiume che parte ruscello impetuoso e chiassoso dalla montagna e man mano che si ingrossa cambia il suo modo d’essere, il suo scorrere, la sua corrente, fino a sembrare immobile in pianura…ma diventa parte dell’immenso quando si unisce al mare e anche lì non sparisce, non si annulla, ma evolve, cambia di nuovo.
e…non ti ho detto “ti amo” quasi fossi un fiume senza corrente…
t’avrei trovata nido d’acqua salata…ad aspettarmi fiume…