Riflessioni, emozioni e punti di vista: come la musica, la poesia e il pensiero di Mango arricchiscono il quotidiano dei fans.
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Il vento… : elemento infido e ruffiano, amato e odiato allo stesso tempo…
E quanti tipi di vento ci sono?

La brezza leggera d’estate, che rinfresca e rinfranca e porta i profumi della pineta e che sa ascoltare i pensieri e conservarli , o portarli tacitamente a chi di dovere: “vento che sai, consigliami…”;
La tramontana gelida che ci sfida e ci taglia la faccia in inverno;
Il caldo scirocco che accarezza le spighe di grano a Giugno, da farle sembrare onde del mare;
il vento primaverile carico di umidità e portatore di vita per le gemme;
il vento del nord che spazza via le foglie morte in autunno…

Cosa c’è di più mutevole, di più passeggero del vento stesso?

E questo vento è anche “camaleonte”…!


Il camaleonte…: animale con una capacità straordinaria di adattamento all’ambiente in cui si trova, tale da riuscire ad assumere il colore di ciò che lo circonda per nascondersi agli occhi dei predatori, ma anche, al tempo stesso, per rendersi invisibile alle sue potenziali prede! Vittima e carnefice allo stesso tempo…
Metaforicamente il camaleonte, può essere una persona eclettica, in grado di adattarsi e di tirare fuori il meglio di sé di fronte alle novità , senza darsi mai per vinto, oppure una persona che studia chi ha di fronte per poter sferrare un “colpo” più mirato e preciso, o anche solo per entrare nelle grazie dell’altro per manipolarlo e usarlo a proprio piacimento…
Il camaleonte lo si può identificare anche con la rara capacità di entrare in empatia con l’altro, di sentire quindi sulla propria pelle ciò che l’altro sente: essere talmente in sintonia da vivere su sé stessi ciò che vive l’altro, senza bisogno di annullarsi, o ancora, semplicemente adattarsi all’altro per farlo sentire accettato, accolto e incoraggiarlo ad esprimere la propria unica personalità….
Lo siamo tutti un po’ camaleonti credo, nella misura in cui dalla nascita interagiamo con l’ambiente, con la vita e stessa e a questa ci rapportiamo formando il nostro carattere, uscendo piano, piano dal nostro fisiologico“egocentrismo” mettendo in atto tutte quelle strategie utili e indispensabili alla nostra “sopravvivenza” in un dialogo costante tra il “noi” e il “fuori di noi”.

Ma qui le parole “ vento” e “camaleonte” si rafforzano e si sostengono in un’ accezione negativa : il vento non è solo vento, ma è anche camaleonte …
E muta la poesia….la pelle in pianto…: la pelle assume il colore del dolore, delle lacrime.

La poesia può essere dappertutto, basta sapercela vedere, basta saperla cogliere…
Ma come si può mutare la poesia?

Forse allo stesso modo in cui a volte il vento di un uragano muta un paesaggio meraviglioso in uno scenario di distruzione, con tetti scoperti e alberi sradicati.

Forse lo si può fare leggendola con uno sguardo diverso, con occhi crudeli, condendo tutto con un pizzico di cattiveria e malafede, disprezzando e deridendo i sentimenti degli altri, usando le parole come vuoti contenitori di bei suoni e nulla più: così i significati perdono consistenza, la suggestione svanisce come nebbia, come se non fosse mai esistita, come se fosse stato solo un sogno, una fantasia, come se tutto fosse appartenuto all’irreale, all’immaginario…

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