Riflessioni, emozioni e punti di vista: come la musica, la poesia e il pensiero di Mango arricchiscono il quotidiano dei fans.
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E’ vero, specie se si avvertono sensi di colpa sconvolgenti,
ma con tutto il rispetto che meritano le persone che son
costrette a vivere, anche non volendo, questa condizione, spesso
può capitare che trascorrere un breve periodo con sé, senza alcuna
interferenza esterna, aiuti molto…

Tanti, cercano nei compagni, nelle amicizie o in esperti in materia*, supporto,
consigli e quant’altro per risollevarsi, pretendendo risposte anche a domande
inquietanti, e magari, se solo riuscissero ad ascoltare il proprio silenzio
verrebbero alla luce molti perché!

Certo non è facile la scelta, sembra quasi una mancanza di rispetto per chi
circonda il nostro io... ma è meglio essere prudenti con sofferenza
o chiudersi spudoratamente in un incomprensibile (per gli altri) silenzio?

Una sensazione strana… come difendersi dal proprio veleno avvolgendosi
in spire di crotalo, scongiurando il morso letale.




(* leggasi strizza-cervelli)

Lo stare soli nel proprio dolore, quando la coscienza ci stringe nella sua morsa di sensi di colpa per fatti o parole che hanno ferito qualcuno, secondo me è una prova che purifica l'animo, e che assolutamente bisognerebbe sforzarsi di affrontare da soli proprio per scavare dentro se stessi.
Comunque anime fragili che non riescono ad affronatare da sole questo momento e si avvalgono della vicinanza di chi li possa in qualche modo aiutare in questo delicato momento meritano altrettanta comprensione.
L'unica cosa che non ammetto è che si cerchi di dividere il proprio fardello con la vittima stessa, liberandosi così la coscienza, cercando in essa comprensione e perdono e al quel punto trasformando la propria colpa in un crudele quesito di coscienza per il malcapitato, magari fino a quel preciso istante ancora inconsapevole del torto infertogli (leggisi per inciso qualsiasi forma di tradimento alla fiducia e ai sentimenti).
Su questo punto sono assolutamente intransigente

A volte quello che ci comanda la coscienza è di andare al di là delle apparenze, delle convinzioni comuni, del perbenismo benpensante, del sentire comune per essere pensiero divergente e creare qualcosa di nuovo,originale e qui si trovano tanti ostacoli si soffre molto, si viene isolati ma bisogna lottare e non arrendersi.

L’ insostenibile pesantezza dell’essere che a volte avvertiamo incombente su di noi, e che ostacola l’espressione piena e consapevole di ciò che siamo, va spesso catalogata in un generico “senso di colpa”.
Ma il “senso” di colpa, come dice la stessa parola, è una “sensazione” di aver commesso uno sbaglio, che non sempre è associata ad una colpa vera e concreta.

Noi riceviamo fin da piccoli una serie di regole e di codici comportamentali da seguire, norme e leggi che ci vengono imposti dall’esterno, e sui quali fondiamo il nostro essere nel mondo.
Crescendo, dovremmo elaborare queste regole e farle nostre, condividerle con noi stessi, modificandole secondo un “nostro” codice: se questo non avviene, tutti i pensieri, parole , opere ed omissioni che si discostano da ciò che ci è stato inculcato , provoca la sensazione sgradevole di commettere uno sbaglio o un peccato.

In altri casi queste colpe, vere o apparenti, vengono esasperate proprio da noi stessi, dal nostro “io egocentrico” che, aspirando alla perfezione, non ammette di aver sbagliato, non accetta di essere una persona comune con le proprie debolezze e le proprie fragilità, non sa (ma soprattutto non vuole ) perdonarsi, aggirandosi senza fine in una spirale contorta, che diventa l’alibi perfetto per non scontrarsi con la vita vera, quella fatta di pane e sangue, di amarezze di desideri, di inferni e paradisi.

E ci si nega la possibilità di evolversi, perché crescere fa paura a chiunque, assumersi le proprie responsabilità non è facile per nessuno, affrontare la Verità non conviene: diventare vittima del mondo fa comodo, e non ci si rende conto che si diventa carnefici prima di tutto di noi stessi, e poi di chi ci sta accanto.

Stare in silenzio diventa un’alternativa a parole che si preferisce tacere, può aiutare a guardare meglio quelle strade tortuose che ci confondono, può servire proprio a quella fase di crescita che non abbiamo ancora sperimentato.

Ma, pur nel rispetto di chi sceglie questa strada, io penso che sarebbe molto più facile usare le parole con le persone verso cui abbiamo (volontariamente o meno) sbagliato: prima che sia troppo tardi per annodare un filo attorcigliato dai dubbi, prima che diventi troppo difficile sciogliere un rimorso, prima che i rimpianti non lascino spazio al presente …. meglio un dialogo a cuore aperto, che il silenzio di un cuore chiuso.


Annapaola

.

. 8)

La consapevolezza della propria coscienza non dovrebbe essere unilaterale. Penso che i sensi di colpa vadano inquadrati nelle varie situazioni in cui nascono. Capita di addossarsi colpe solo per salvare delle persone.
Ci sono troppi problemi più importanti del silenzio generato dal senso di colpa. Esiste uno strumento efficace per risolvere: parlare e confrontarsi, ma sopratutto mettersi nei panni degli altri.
Il veleno per me non esiste perchè è creato da chi non è abituato a farsi i fatti propri in casa propria alimentando con proprie considerazioni fatti o situazionoi che nascono irrilevanti ma che poi fanno il giro d'Italia......
Chi si conosce profondamente e interiormente può sapere che il silenzio non porta mai verso nessuna direzione, ma l'aprirsi agli altri e l'altruismo ti proiettano verso l'immenso.
Pace e bene???

Carissima Licia, mai parole mi hanno colpito così come in questo caso....
......e che cosa brutta il veleno!!! .......e che brutta faccia ha il veleno!!?
C'è gente che ha il tempo e l'energie per creare quest'inutile "umore"?
...E ancora. Ma qual'è lo scopo?
L'unica cosa da fare, come tu dici, è cercare il confronto ( quando ne vale la pena....quando sai che chi ti ha fatto male poteva essere fonte di ricchezza per la tua anima).
Nella mia vita ho sempre aperto le mie porte, non ho mai alzato muri, ho sempre dato tutte le chances del caso......
Mi dispiaccio quando, a causa terzi, viene fuori di me, quella che non sono o quella che non vorrebbe mai uscire per non far male a nessuno.
Io che non rimprovero neanche la mia vicina di casa per i troppi rumori, io che do sempre ragione a chi non ce l'ha pur di non dispiacerla, io che non sculaccio neanche il mio cane se s'è fatto scappare pipì dove non doveva......io che non ho mai fatto del male a nessuno.
Io......che il solo male l'ho sempre fatto a me stassa, mostrando a tutti indistintamente, la mia fiducia....
Ma la mia coscienza mi dice di guardare sempre avanti e dritto negli occhi di chi mi vuole male....
Licia cara....ogni azione, nella vita, porta ad una reazione......e tutto torna...come un boomerang (non proccuparti; un giorno qualcuno busserà alla tua porta e ti porgerà le sue scuse....spero per te)
Ad oggi, posso dire, di non aver mai visto boomerang nei miei orizzonti e, posso permettermi anche di dire, che il bene fatto agli altri l'ho dimenticato così come il male ricevuto....
So di non essere una persona votata alla beatificazione, "amo" peccare, di quei peccati che non fanno male e, sopratutto, non tolgono niente a nessuno).Conosco anche i miei difetti e riconosco i miei limiti......ma chi è senza peccato, scagli la prima pietra!!!
Francesca.....la mia coscienza non prova dolore!!!!

Il dolore a volte lo vorremmo congelare dentro di noi, in attesa che il tempo trascorra il più in fretta possibile e possa portarlo via, non facendo rumore per non svegliarlo di più, come il famoso “can che dorme”.

Allora si finge che tutto vada bene, un po’ per non far preoccupare chi ci vuol bene, un po’ per autoconvincere persino noi stessi…di solito se non rispondi ad una voce insistente prima o poi quella voce si placa!

Invece succede che un giorno, dal nulla, mentre stai facendo ordine apri un cassetto e dentro ci trovi proprio quel dolore che volevi ammutolire, che come un animale in gabbia, ti si getta contro con tutta la violenza con cui avevi cercato di soffocarlo, annientando tutte le tue forze…

Allora sì, in quei momenti la nostra coscienza chiede solitudine: un po’ per potersi confrontare con questo “qualcosa” a lungo ignorato, un po’ per una sorta di punizione che pensiamo di doverci infliggere da soli, per non aver avuto abbastanza coraggio quando era il momento opportuno, credendo forse che adesso la situazione sia troppo pesante per poterla sostenere ed affrontare…

Ma quando arriva una voce da lontano a riempire questa voglia di star soli, ci si sente come sollevati da una responsabilità troppo grande , si può ammettere di aver fallito, malgrado tutto, si può ricominciare a camminare a testa alta in compagnia della nostra autenticità, senza più bisogno di disegnarci in faccia sorrisi se si vuol piangere, accogliendo senza sensi di colpa i nostri stati d’animo reali, senza pensare a cosa invece “dovremmo” sentire.

A volte è più doloroso accettare di aver causato un dolore che subirlo: ma far finta di non vederlo non lo farà sparire così com’è venuto.
Basta avere il coraggio di mettere un punto, anche sul cuore e da lì, si può ripartire.

...dico spesso e volentieri a chi mi conosce bene e ha la s-ventura di vivere da vicino il mio quotidiano che vorrei essere un gatto.. avendone 5 posso ben vedere quali siano le loro preoccupazioni ed occupazioni principali... mangiare, dormire, azzuffarsi tra di loro per ottenere i favori della femminuccia più ambita del momento.. e nel caso di almeno tre di loro manco quello, dato che hanno artificiosamente raggiunto la pace dei sensi anzitempo...
..questo per dire che a volte vorrei non avere una coscienza..nel senso stretto del termine.. vorrei non avere quella parte del mio io che mi rende consapevole di me e degli altri..
...in certi momenti credo che possedere questo senso di empatia, di condivisione, di rapporto profondo con me stessa e con chi mi circonda sia di per se stesso un dolore a volte quasi insopportabile... perché ogni scelta, ogni mossa, ogni pensiero che si affaccia alla mia mente viene preso da questa implacabile consigliera, che lo rigira, lo seziona, lo passa al microscopio più potente del mondo e poi emette la sua inappellabile sentenza... puoi farlo, non puoi farlo...
non tenendo minimamente conto delle mie personali esigenze, dei miei sogni, delle mie speranze frustrate e deluse...
e guai ad azzardarsi a contravvenire alle sue imposizioni... notti in bianco, lacrime a fiumi, lotte intestine alla fine delle quali manco l'ambulanza serve più perché per raccogliere i resti basta una paletta per l'immondizia, per quanto ne esci a pezzetti...
...eppure.. eppure.. a volte sono anche riuscita ad eludere la strenua sorveglianza di questa guardiana instancabile...
..talvolta blandendola...talvolta implorandola...altrimenti semplicemente imponendo la mia ferma volontà di sopravvivere a situazioni per me non più sostenibili...
... quelli sono stati i momenti in cui ho sentito veramente il bisogno di stare sola.. sola, Raffaella, alle prese con questo specchio impietoso che è la mia coscienza... doloroso guardarmi dentro sì.. ancora più doloroso dovermi, per questo, allontanare da tutto e tutti, senza poter nemmeno spiegare il motivo di questo mio improvviso silenzio laddove fino a qualche minuto prima risuonava un canto...senza poter spiegare lacrime quando prima squillava una risata...
ci sono momenti in cui il bisogno di stare soli è imperante e imperativo, perché solo così si può provare davvero a scandagliare, con il sonar, lo scafandro e tutta una serie di aggeggi atti allo scopo, le profondità del nostro io più vero... sentire chi sei veramente.. sentire se quello che stai facendo è quello che VUOI fare o quello che fai per quieto vivere, per non dispiacere a mammà, per non far piangere il nonno, etc etc...
...sentire se stai vivendo davvero o se la tua è solo una commedia ad uso e consumo di chi gravita come un satellite intorno alla tua vita...

....ci sono stati momenti in cui, da questi silenzi, ho rischiato di non emergere più..perché troppo divergente era quello che sentivo mio veramente da quello che vivevo effettivamente.. da quello che mi era stato insegnato, o meglio, inculcato...da quello che è "giusto" o "sbagliato", secondo l'accezione comune e la comune morale...
.. questi silenzi hanno rischiato di uccidermi.. o meglio, ha rischiato di farlo la duplicità che in quei momenti sentivo in me...
alla fine è stato vivere o morire... vivere di me.. morire soffocata dalle regole comuni....

...ora ho un rapporto del tutto particolare con la mia coscienza...dialoghiamo... non è più lì con la lancia in resta pronta a dar battaglia a ogni mio minimo accenno di passo... ne parliamo, discutiamo, litighiamo...a volte stiamo mesi senza parlarci, chiuse in un mutismo ostinato che per orgoglio nessuna delle due vuole rompere per prima...ma conviviamo.. a volte scendendo a compromessi, a volte rinunciando ora l'una ora l'altra.. a volte entrambe soddisfatte per come vanno le cose...

... non è stato facile arrivare a questo punto.. e ci sono momenti in cui il silenzio mi è necessario per ricaricare le batterie, per fare il punto della situazione, per non tirare troppo la corda...

..ma non è più un silenzio che mi uccide..

Raffa*Diana

ps... Robertì... te prego.. ogni tanto apri un topic su Beautiful almeno il mio cervellino smette di fumare per un pò :wink: :wink: :wink:
...ovviamente.. scherzo!! :D
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