Da parte mia, che vuoi che sia l’attesa?
Adoro questa canzone, ne adoro ogni frase, perché ognuna mi fa volare e allo stesso tempo mi apre pagine e pagine dentro l'Anima….
Ci riflettevo anche ieri sera, su questa domanda…
Molte volte sembra di chiedere poco in fondo nelle nostre relazioni con gli altri, di non aspettarsi poi molto, o comunque nulla di così difficile da dare…
Ma troppo spesso siamo diversi, come cane e gatto, e ci esprimiamo con codici comunicativi differenti, condannati a giocare una partita a carte in cui l’uno non conosce le regole dell’altro, nella frustrazione continua di non capire neppure quali siano le mosse sbagliate...
Ma sicuramente l’errore principale è questo…: le aspettative che riponiamo nell’altro, il delegare, il fidarsi…
Probabilmente questo modo di “affidarsi” all’altro, di appoggiarsi come ad un angelo custode che si prenda cura di noi , ci mette da subito in una pericolosa posizione di inferiorità, di dipendenza, che può andare bene quando siamo bambini, come modalità affettiva che instauriamo con le figure parentali, ma non va più bene quando decidiamo di aprirci al mondo, dove non esiste l’Amore gratuito, ma il più delle volte è un “do ut des”, inteso non come scambio e circolarità che fa crescere, quanto più come opportunismo e ricerca di un ritorno e di un appagamento, non solo materiale, ma anche e soprattutto morale e narcisistico.
Molte volte però ci fidiamo così perché in fondo ne abbiamo bisogno: ci vogliamo credere, e non facciamo attenzione ai piccoli segnali che già dall’inizio avremmo dovuto analizzare, per capire chi avessimo di fronte in realtà.
Sicuramente può apparire troppo “scientifico” e razionale come modo di fare e sembra non andare d’accordo per niente con i sentimenti, quelli veri… però, forse, guardare bene in faccia chi abbiamo davanti, senza trovargli giustificazioni o scusanti, sarebbe l’unico modo per instaurare un rapporto vero con la persona reale che ci troviamo davanti (sempre se ne vale la pena! ) e non con l’immagine di essa che in quel momento ci fa piacere guardare, appiccicandogli addosso anche le nostre “speranze” e i nostri modi di essere….
E da parte vostra...cos'è l'attesa?
Adoro questa canzone, ne adoro ogni frase, perché ognuna mi fa volare e allo stesso tempo mi apre pagine e pagine dentro l'Anima….
Ci riflettevo anche ieri sera, su questa domanda…
Molte volte sembra di chiedere poco in fondo nelle nostre relazioni con gli altri, di non aspettarsi poi molto, o comunque nulla di così difficile da dare…
Ma troppo spesso siamo diversi, come cane e gatto, e ci esprimiamo con codici comunicativi differenti, condannati a giocare una partita a carte in cui l’uno non conosce le regole dell’altro, nella frustrazione continua di non capire neppure quali siano le mosse sbagliate...
Ma sicuramente l’errore principale è questo…: le aspettative che riponiamo nell’altro, il delegare, il fidarsi…
Probabilmente questo modo di “affidarsi” all’altro, di appoggiarsi come ad un angelo custode che si prenda cura di noi , ci mette da subito in una pericolosa posizione di inferiorità, di dipendenza, che può andare bene quando siamo bambini, come modalità affettiva che instauriamo con le figure parentali, ma non va più bene quando decidiamo di aprirci al mondo, dove non esiste l’Amore gratuito, ma il più delle volte è un “do ut des”, inteso non come scambio e circolarità che fa crescere, quanto più come opportunismo e ricerca di un ritorno e di un appagamento, non solo materiale, ma anche e soprattutto morale e narcisistico.
Molte volte però ci fidiamo così perché in fondo ne abbiamo bisogno: ci vogliamo credere, e non facciamo attenzione ai piccoli segnali che già dall’inizio avremmo dovuto analizzare, per capire chi avessimo di fronte in realtà.
Sicuramente può apparire troppo “scientifico” e razionale come modo di fare e sembra non andare d’accordo per niente con i sentimenti, quelli veri… però, forse, guardare bene in faccia chi abbiamo davanti, senza trovargli giustificazioni o scusanti, sarebbe l’unico modo per instaurare un rapporto vero con la persona reale che ci troviamo davanti (sempre se ne vale la pena! ) e non con l’immagine di essa che in quel momento ci fa piacere guardare, appiccicandogli addosso anche le nostre “speranze” e i nostri modi di essere….
E da parte vostra...cos'è l'attesa?