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Michele » ven mar 07, 2008 10:30 pm
Nel silenzio della notte fredda ed opaca, di questo marzo capriccioso, leggo ed ascolto volentieri il mio cuore. E sento il palpito forte, inarrestabile della mia anima.
Rileggere di questa assurda tragedia, inspiegabile ed oscura, mi fa soffrire ancora. Atrocemente.
Due piccoli angeli sono stati inopinatamente strappati alla vita. Il destino è davvero cinico e baro, iniquo e beffardo.
Che dolore e che tristezza!
La sofferenza bussa alla porta del mio cuore ed io non voglio mettere le briglie al dolore.
Forse dovremmo essere parchi di parole, cercarle faticosamente nella loro definizione più appropriata e ponderata.
Talora, probabilmente, contano di più i silenzi che le parole. Ma voglio cantare, sebbene stonato e a squarciagola, l’inno alla vita, che va vissuta. Sempre e comunque. Che nessuno può, nessuno deve, “assassinare” il domani di un ragazzino.
Nemmeno il destino!
Inseguiamo spesso valori effimeri. Siamo alla ricerca delle comete. Dovremmo essere più attenti, invece, alla bellezza della vita. E poiché la vita è un dono la meritiamo offrendola.
Ma purtroppo non sempre è così.
I bambini, i giovani, sono un giacimento d’amore. Vanno accompagnati dalla luce dell’ottimismo, dalla fiaccola radiosa e splendente della speranza.
Ma ormai le parole sono stanche, inutili. Ci resta la preghiera. Il dono della preghiera. Un valore importante e inossidabile.
Canto con orgoglio ed umiltà l’inno della vita.
Dobbiamo sopportare con gioia la “croce” della sofferenza.
Ricordiamoci tutti che Dio dà in base ai bisogni e non in base ai meriti.
Ho voluto suonare questa partitura di vita, parlare agli uomini e alle donne di ogni tempo. Condividere questo dolore devastante.
Stasera, almeno, grazie al potere della memoria, quei due angioletti – certamente in Paradiso – rivivono del nostro grande amore.
Michele.