Riflessioni, emozioni e punti di vista: come la musica, la poesia e il pensiero di Mango arricchiscono il quotidiano dei fans.
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L’ho raccontato al Vento, gli ho raccontato tutto, anche quello che non so….

Quando un pensiero turba la nostra serenità ci viene detto : “ non ci pensare, distraìti, tieniti occupata, riempi i tuoi vuoti di cose da fare…” e così, ci abituiamo a “far finta che“ quello che non va non ci sia.
E Tutto se ne sta lì, rinchiuso, fermo, bloccato, come una vecchia foto o una lettera nascosti in un cassetto, ma pronti a farsi ritrovare tra le mani , per caso, quando meno te l'aspetti, mentre stai cercando altro: fingere che non fossero mai esistiti non è bastato a farli svanire, o a dimenticarli….

Invece poter condividere , dar voce ad un pensiero, ad un’inquietudine, vestirli di parole, li rende subito meno importanti, meno “imponenti” , minacciosi e soffocanti, li ridimensiona e contribuisce a trovargli una nuova collocazione, più accettabile.

A volte fa bene regalare al Vento le proprie emozioni, rendere tangibili i pensieri, guardando in faccia i dolori, rivivendoli per poterli trasformare in occasioni di crescita e di conoscenza di sé.

A volte è necessario fidarsi, gettando al Vento una sofferenza, con l’illusione che la porti con sé, via, lontana il più possibile nella memoria , finché diventi, nei ricordi, come una foto, da riguardare solo con una punta lieve di nostalgia.

A volte però, più che dimenticare, si deve costruire una nuova consapevolezza, “uno spazio nuovo” tirando fuori quelle pietre false, diventate taglienti come vetri rotti e pesanti come macigni nel buio e nel freddo del cuore, proprio lì in fondo….

A volte è necessario sentire che chi hai davanti non solo sa ascoltare, come il vento, ma anche accogliere e comprendere fino in fondo, senza minimizzare o sdrammatizzare il percepire di quel momento.

A volte è necessario sentirsi “scaldati” come in un abbraccio, da uno sguardo pieno di comprensione e il Vento, per quanto tiepido e profumato di tigli, non lo potrà mai fare….

In quei momenti non basta raccontarlo al Vento, ma c’è bisogno di poter guardare in due occhi che riescano a vedere al di là di quelle lacrime, dietro le palpebre abbassate per pudore, che sappiano e vogliano farlo, senza giudicare e che aiutino a scoprire e a capire “anche quello che non so…”

Per questo, da qui…al Vento voglio affidare un “GRAZIE” immenso: lui saprà a Chi portarlo… ….”attento a non sbagliarti…”!

:wink:

Innazitutto è bello raccontare, è bello far diventare la propria vita una narrazione. Non ricordo chi lo diceva, ma qualcuno sosteneva che finchè una persona ha una storia (una bella storia) da raccontare, è una persona viva. Veder nella propria vita una trama, una mano felice e invisibile che sta guidando una storia, la propria storia, la sta scrivendo, "creando" dei personaggi fra cui anche il proprio Io...

E poi raccontarla al vento, a questo elemento evanescente e volubile, ma anche vigoroso e vitale, il respiro del mondo, e farsi anche noi parte di quel respiro, di quel ritmo, di quel va-e-vieni che è il ritmo stesso dell'essere.

E a questo essere affidare tutto. anche ciò che non so, anzi, soprattutto ciò che non so, perchè ciò che non so è il mio futuro, il mio domani, la mia speranza, la mia parte di non-ancora visto e vissuto che è per me.
Anch'io spero che il vento largisca ciò che riceve da me di più prezioso alla persona giusta: chi sia, non so. Come non so da dove il vento arrivi e dove vada. Chiedo soltanto che quel sottile alito d'aria non tradisca il cuore.

d.Max

MONIA SEI FANTASTICA ...!!

Spesso un dolore è come un brutto sogno: non si racconta per paura di riviverlo, per timore che sia tutto vero, quasi come se pronunciandolo si manifestasse in tutta la sua pesantezza.
E si cerca di rintanarlo nella soffitta della coscienza, nascosto dalla polvere e dal tempo, sommerso da cumuli di disordini e di cianfrusaglie.

Ma non serve.

A volte una frase, una data, un profumo, possono far spazio tra le maglie della ragnatela che abbiamo minuziosamente tessuto, e la memoria ritorna, crudele, impietosa. A presentarti il conto che non hai pagato allora, a riscuotere il debito che hai fatto con la tua coscienza.

Parlare con qualcuno che sappia ascoltare è importante, può servire a sciogliere un nodo troppo stretto che stringe, può farci scoprire che non siamo i soli depositari di una sofferenza, può consolarci nelle sere buie e solitarie.

Ma ciò che conta maggiormente è sapersi guardare allo specchio e raccontarselo da soli quel brutto sogno, rispolverandolo dalla notte artificiale in cui lo abbiamo accuratamente nascosto, guardandolo con coraggio, affrontandolo con la forza che ognuno non sa di avere.
Un ricordo doloroso non smetterà mai di far male se non si rivive appieno, in ogni sfumatura, con tutti i suoi contorni.

Dimenticare è un'illusione: la memoria non ha scadenze.
E il ricordo non fa sconti a nessuno.

Annapaola

Sono di ritorno dalla cena di fine anno con le mie colleghe.

Questa è una di quelle sere che avrei voluto che non finisse mai...

L’aria è tiepida e profumata, i grilli cantano anche stanotte, ma mi viene da piangere.

So che le persone “normali” aspettano con ansia e gioia l’arrivo delle ferie…io invece stasera sono triste…

E’ un altro periodo che finisce e come ogni fine, non mi piace…benché sappia che ogni fine coincide con un nuovo inizio, in questo momento so solo i momenti che non potrò più condividere con loro, li ho ben presenti come piccole gocce di quotidianità che non torneranno più,

anche se i loro sorrisi e i loro abbracci nessuno me li porterà via…



Con Te in particolare, ho sentito subito una bella affinità, di quelle rare, che ti fanno riconoscere un’Anima simile, una di quelle affinità elettive, che ti fanno sentire accettata e compresa, a volte senza bisogno di parole…

Dirle “arrivederci” come collega è un dolore ...e ho voglia di piangere , anche se so che ci rivedremo come amiche.

Ero consapevole da un po’ che questo momento sarebbe arrivato, ma avevo cercato di non prestare attenzione a questo pensiero, di scacciarlo, di allontanarlo…: ma eccolo qui…purtroppo, mi ha aspettato al varco!



Queste sono le emozioni che mi attanagliano il cuore in questo momento… e che vorrei volentieri raccontare al Vento...


Grazie Daniela, ti voglio bene...

Cara Monia,
posso capire come ti senti.... il mio distacco risale ormai a più di 5 anni fà, quando per ragioni economiche insite all'azienda (non per mia volontà) ho lasciato dopo 6 anni una professione che mi appagava sia lavorativamente che umanamente (capo a parte).
Bhé, non ci crederai ma la mia collega che lavorava con me fianco a fianco e che mi ha insegnato il mestiere (avevo 19 anni ed ero al mio primo impiego) è diventata la mia testimone di nozze; un cliente straniero è mio amico epistolare, un rappresentante con cui lavoravo saltuariamente ha aperto, ironia del destino, il suo negozio a pochi passi dal mio attuale posto di lavoro e ci incontriamo praticamente tutti i giorni per un caffè e quattro chicchiere.....; altri li sento ancora di tanto in tanto telefonicamente e comunque anche quando ci si incontra per caso è subito intesa come se il tempo non fosse mai trascorso.
I rapporti instaurati all'interno dell'ufficio nel quale attualmente lavoro non sono niente al confronto, freddi e più distaccati, e quella realtà rimane così impressa nell'anima ancor più fortemente.
Cara Monia, le relazioni possono cambiare di forma, forse anche di frequenza, ma ti posso assicurare che se sono vere di sicuro non muoiono. Anzi, nel pasaggio da colleghi/e ad amici/che si intensificano ulteriormente.
Forza e coraggio che il domani ti sorride.
Serena
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