La vita è un flusso, un movimento continuo da un opposto a un altro.
Noi siamo abituati ad affrontare le cose della vita come se avessero una essenza in sé, qualcosa che separa ciascuna cosa e ciascun evento da ogni altro: ci avvaliamo del principio di non contraddizione, affinché ogni parola abbia il suo preciso e determinato senso…
Poi invece la vita ci sorprende e ci disarma con la sua varietà, con la sua capacità di riempirci il cuore di emozioni contrarie, di farci cogliere nel sole un taglio, una ferita, e nei salici piangenti un sorriso che dondola un amore...
Forse la vera saggezza, quella saggezza che si invoca in La saggezza e il pane, è proprio questa capacità di tenere insieme tutto, è il mantello in cui si riavvolge questo e quello, è capire che qualsiasi cosa ed esperienza ha valore in riferimento al suo contrario: il giorno alla notte, la gioia al dolore, la salute alla malattia, il positivo al negativo…
Allora un motivo di profonda tristezza e inquietudine, una mancanza e un’assenza dovuta a un addio forse non troppo “conveniente”, diventano il segno di un sentimento che rimane al di là di una realtà diventata crudele. In quel vuoto, in quel buio abissale e inquietante c’è una vena di fuoco, un crogiuolo che fonde e scioglie il cuore in un pianto, in un sentire in qualche modo primordiale. In quel sostenere inquietudine e sentimento ognuno è davvero se stesso ma anche, direi, eterno, dato cioè all’anima, intensamente…
Max
Noi siamo abituati ad affrontare le cose della vita come se avessero una essenza in sé, qualcosa che separa ciascuna cosa e ciascun evento da ogni altro: ci avvaliamo del principio di non contraddizione, affinché ogni parola abbia il suo preciso e determinato senso…
Poi invece la vita ci sorprende e ci disarma con la sua varietà, con la sua capacità di riempirci il cuore di emozioni contrarie, di farci cogliere nel sole un taglio, una ferita, e nei salici piangenti un sorriso che dondola un amore...
Forse la vera saggezza, quella saggezza che si invoca in La saggezza e il pane, è proprio questa capacità di tenere insieme tutto, è il mantello in cui si riavvolge questo e quello, è capire che qualsiasi cosa ed esperienza ha valore in riferimento al suo contrario: il giorno alla notte, la gioia al dolore, la salute alla malattia, il positivo al negativo…
Allora un motivo di profonda tristezza e inquietudine, una mancanza e un’assenza dovuta a un addio forse non troppo “conveniente”, diventano il segno di un sentimento che rimane al di là di una realtà diventata crudele. In quel vuoto, in quel buio abissale e inquietante c’è una vena di fuoco, un crogiuolo che fonde e scioglie il cuore in un pianto, in un sentire in qualche modo primordiale. In quel sostenere inquietudine e sentimento ognuno è davvero se stesso ma anche, direi, eterno, dato cioè all’anima, intensamente…
Max