Ho ripreso il titolo di questa bella canzone di Mango per parlare in realtà di un’altra cosa, partendo da quella che forse è, mi sia concesso, la canzone-cifra del Nostro: Mediterraneo.
Mediterraneo, questo mare nostrum, il nostro oceano blu che ci ricorda quanto è vasta l’idea della vita, vasta e profonda, tanto che forse non moriremo mai e che quando puoi dire a una persona “mi basta il mare e mi basti tu”, lì c’è tutto l’amore del mondo.
Eppure il Mediterraneo non è soltanto questo richiamo all’infinito ma anche un’attenzione a piccoli particolari, a spaccati di vita e paesaggi, che nel nostro mare e nella canzone di Mango stanno lì a ricordarci che l’oceano è presente in ogni sua goccia, che non è mai più salato in un punto e meno altrove.
Ecco allora il particolare delle rocce e dei gabbiani, delle arance, della montagna da cui scende giù una strada assolata con pini, un paese e la sua chiesa;… e giù l’acqua blu e lassù un falco e una nuvola che va e fa pensare all’eterno, quasi in una riedizione dell’Infinito leopardiano dove però all’angustia della siepe viene sostituita l’apertura dell’orizzonte marino… e lo sguardo, chiamato ad andare su e giù, a un andare e venire, simile proprio al ritmo delle singole onde in cui questo mare si concentra e porta il suo “essere-oceanico” a frantumarsi sulla spiaggia. E davanti a tutto ciò noi possiamo essere cuore che si slarga, che si dilata per accogliere il dono del mare… possiamo cioè metterci in quella lunga scia della gente che prega piano, che soffre, che muore, accettando di perdere la momentanea identità dell’onda per ritornare alla vastità dell’oceano…
C’è davvero tutto l’amore del mondo in un frammento del nostro mare, quell’amore che fa crescere la persona che ama, la persona amata e l’amore stesso, sicchè l’amore diventa una cosa sempre nuova, perché non è mai uguale a prima, non può mai reggersi sul ricordo di una esperienza passata (per questo l’amore non sa di esistere…), ma cresce sempre nell’infinito di una spirale sempre più profonda. E questo amore si compie nello spazio del nostro mare che, da una veduta dall’alto o da un mappamondo, assomiglia al giro di un occhio che guarda e accompagna il nostro destino…
… ed è dolce per noi aderire a questa nostra realtà, dirle il nostro “amen”, vivere la storia di cuori poveri che diventano ricchi per l’oceano che arriva e che li forma come le onde dell’oceano formano la spiaggia, frangendo il duro dei sassi nella dolcezza dei granellini di sabbia, modellando in bellezza l’arco della vita, arricchendo e imbevendo dell’acqua vitale ogni sua parte. Allora ogni granello di sabbia sa dell’infinito oceano!
San Bonaventura diceva: “Dio è una forma perfetta, un cerchio, il cui centro è ovunque e il cui perimetro da nessuna parte”. A noi, esseri mediterranei, ciò non fa riecheggiare un’altra forma in cui, salendo sull’albero delle fate, stiamo dicendo il nostro “amen” alla vita? E cioè questo:
è deciso siamo noi
a chiudere per Dio,
il giro a questo mondo?
Buona vita a tutti.
Massimiliano
P.S. topi ispirato da una irreprimibile voglia di vacanza . Ma il mare lo si ama tutto l'anno, soprattutto quel mare che portiamo in noi...
Mediterraneo, questo mare nostrum, il nostro oceano blu che ci ricorda quanto è vasta l’idea della vita, vasta e profonda, tanto che forse non moriremo mai e che quando puoi dire a una persona “mi basta il mare e mi basti tu”, lì c’è tutto l’amore del mondo.
Eppure il Mediterraneo non è soltanto questo richiamo all’infinito ma anche un’attenzione a piccoli particolari, a spaccati di vita e paesaggi, che nel nostro mare e nella canzone di Mango stanno lì a ricordarci che l’oceano è presente in ogni sua goccia, che non è mai più salato in un punto e meno altrove.
Ecco allora il particolare delle rocce e dei gabbiani, delle arance, della montagna da cui scende giù una strada assolata con pini, un paese e la sua chiesa;… e giù l’acqua blu e lassù un falco e una nuvola che va e fa pensare all’eterno, quasi in una riedizione dell’Infinito leopardiano dove però all’angustia della siepe viene sostituita l’apertura dell’orizzonte marino… e lo sguardo, chiamato ad andare su e giù, a un andare e venire, simile proprio al ritmo delle singole onde in cui questo mare si concentra e porta il suo “essere-oceanico” a frantumarsi sulla spiaggia. E davanti a tutto ciò noi possiamo essere cuore che si slarga, che si dilata per accogliere il dono del mare… possiamo cioè metterci in quella lunga scia della gente che prega piano, che soffre, che muore, accettando di perdere la momentanea identità dell’onda per ritornare alla vastità dell’oceano…
C’è davvero tutto l’amore del mondo in un frammento del nostro mare, quell’amore che fa crescere la persona che ama, la persona amata e l’amore stesso, sicchè l’amore diventa una cosa sempre nuova, perché non è mai uguale a prima, non può mai reggersi sul ricordo di una esperienza passata (per questo l’amore non sa di esistere…), ma cresce sempre nell’infinito di una spirale sempre più profonda. E questo amore si compie nello spazio del nostro mare che, da una veduta dall’alto o da un mappamondo, assomiglia al giro di un occhio che guarda e accompagna il nostro destino…
… ed è dolce per noi aderire a questa nostra realtà, dirle il nostro “amen”, vivere la storia di cuori poveri che diventano ricchi per l’oceano che arriva e che li forma come le onde dell’oceano formano la spiaggia, frangendo il duro dei sassi nella dolcezza dei granellini di sabbia, modellando in bellezza l’arco della vita, arricchendo e imbevendo dell’acqua vitale ogni sua parte. Allora ogni granello di sabbia sa dell’infinito oceano!
San Bonaventura diceva: “Dio è una forma perfetta, un cerchio, il cui centro è ovunque e il cui perimetro da nessuna parte”. A noi, esseri mediterranei, ciò non fa riecheggiare un’altra forma in cui, salendo sull’albero delle fate, stiamo dicendo il nostro “amen” alla vita? E cioè questo:
è deciso siamo noi
a chiudere per Dio,
il giro a questo mondo?
Buona vita a tutti.
Massimiliano
P.S. topi ispirato da una irreprimibile voglia di vacanza . Ma il mare lo si ama tutto l'anno, soprattutto quel mare che portiamo in noi...