Sensazioni e pareri scaturiti dalla lettura e dall’analisi delle poesie contenute nel libro scritto da Mango.
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Questo mi sembra un pezzo di grande poesia. C’è un turbinio di immagini evocative e al centro queste figure di persone anziane, “vecchie” dice giustamente il testo. Perché se la poesia serve a qualcosa, serve appunto per chiamare le cose col loro nome.

Non la bellezza di una donna nel fiore della vita, non la bellezza di un paesaggio, ma la bellezza di una vita consumata di giorni. E come può essere davvero bello il volto di una persona vecchia!
Quei volti che il tempo ha messo alla prova, che ormai ha ridotto all’essenziale (“ossa sfuggenti”; “sorriso senza denti”). E poi ci sono i ricordi

“A’ loggia” infocata dal sole,
riverbera fatti lontani
e magie più nascoste dell’ombra.

C’è tutta la vita rivista in trasparenza attraverso gli occhi di queste vecchie, una vita che diventa racconto per imparare a relativizzare le offese del tempo

Poiché il tempo ne ha vinte di storie
su ciò che rimane negli occhi.

E pensare che spesso non abbiamo nemmeno il tempo per metterci lì, davanti ai nostri vecchi a farci raccontare la vita, ai nostri vecchi per cui rimaniamo sempre bambini.

Bambini correte a vestirne l’addome ormai nudo
con frasche di menta.

E’ in questo racconto, in questo incontro con la memoria, in questo nostro saper interrogare chi ha già “cucinato” la sua vita al fuoco lento dei giorni, che anche gli uragani diventano “brezza di maggio”.

Buon Natale

d.Max

Mai tema più attuale specialmente in questo periodo ed in quello estivo....
Purtroppo non solo non abbiamo più il tempo di ascoltare i nostri vecchi, ma siamo arrivati al punto di considerarli un peso.
Vecchi insoddisfatti, vecchi delusi, vecchi abbandonati nei letti d'ospedali....
Dio solo conosce le preoccupazioni, le ansie e le inquetudini che riempiono di tristezza i loro occhi, i quali vagano a ritroso nel tempo e continuano a vivere nel ricordo del passato.
La vecchia e la loggia

Vecchie, affusolate ai rosari,
con nere cornici di scialli
e visi come sciacalli.
Ossa sfuggenti
ad ogni incrocio di occhi silenti
ad ogni nuovo, antico, basilisco stupore
portato da un vento di tramontana.
Sorriso senza denti,
come sassi smossi dal fiume
quasi a schernire la morte
che invitano a sera,
come un amante lontano
fuggito dal cuore,
nato ancora per caso, da poco
e non più ritornato.
Il piede dà il tempo
ad un tranquillo lamento
come pelli battute a tamburo
dai nodi di ramo di faggio
in cerca di preda impaurita.
"A' loggia" infocata dal sole,
riverbera fatti lontani
e magie più nascoste dell'ombra.
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