Sensazioni e pareri scaturiti dalla lettura e dall’analisi delle poesie contenute nel libro scritto da Mango.
6 messaggi Pagina 1 di 1
Anche se già esiste un topic con questo titolo, ho deciso di aprirne uno ex novo per parlare non del libro in generale ma specificatamente di questa poesia.

E’ da tanto che sto riflettendo su questa poesia. Il fatto che il suo titolo (che è anche il suo penultimo verso) dà il titolo anche a tutto il libro e che sia messa come ultima poesia, come una sorta di sigillo che deve rimanere impresso in chi legge, le dà una importanza particolare.
Mi ha fatto riflettere molto il “tu” cui la poesia si rivolge: si parla di un profilo (“Gli occhi son matite su di te/ a catturare il tuo profilo”: splendida questa immagine dello sguardo che disegna un volto, cogliendone la sua lineare essenza!), del collo, del seno, della schiena… si direbbe dunque una donna, la donna amata, la cui immagine diventa sacra, si fa “Sindone”, “Volto santo” del desiderio (ricordate: “Consacrerò chiese in ogni confronto./ Ma di un amore qual è il sogno che sei” di Eccoti, folle d’amore? C’è la stessa tensione a vedere l’amore come una occasione di passaggio verso un oltre…).
La seconda strofa si fa esortativa: lo sguardo che satura il desiderio e che si è “spalmato” sul corpo della donna ha bisogno di non essere irretito da affanno, inganno, concetti, scrupoli e abitudini. Ha bisogno di libertà.
Intenso mi sembra il verso

Non abituarmi al niente,
se sai che ne ho bisogno.

Perché avere bisogno del niente? Perché non abituarsi al niente? Io ho interpretato questo “niente” come qualcosa di paradossalmente positivo: siamo soliti pensare che il niente sia il non plus ultra del negativo e invece qui il poeta ci spiazza dicendoci (anzi, dicendolo sempre a “lei”) di non abituarsi al niente. Quando la poesia provoca questi cortocircuiti nel pensare comune è grande poesia.
Alda Merini (una poetessa che, a quanto so, piace molto al Nostro) diceva in una intervista: “La poesia è il luogo del nulla, il luogo degli incontri, del fiume che è davanti a casa mia. La poesia è la vita che hai dentro. E non t’importa se la morte o il vicino di casa vengono a turbare te e quello che hai da dire”.
Da qui parte la mia personale interpretazione: è un po’ come per la canzone Io ti vorrei parlare che, come spiega Pino, all’inizio sembrava parole rivolte al padre, poi parole rivolte alla madre, per scoprire infine che erano parole rivolte a se stesso, alla propria anima.
L’interpretazione che qui azzardo è che, essendo l’ultima poesia del libro, si parli non solo di una donna ma della Poesia stessa. Quel “tu” sarebbe dunque anche la Poesia. Una Poesia che assume un volto e un corpo femminile (che possono anche essere, perché no, quelli della donna amata!), una figura sempre inseguita dallo sguardo affinché ne possa catturare qualcosa, l’essenza appunto, che diventa “Sindone”, cioè volto sacro, impresso in quel lenzuolo bianco come il foglio di carta su cui la Parola viene definitivamente impressa. Ed è allora dalla Poesia che il poeta si aspetta la libertà da ogni affanno, inganno, concetto o scrupolo (quasi a dire a noi che leggiamo il libro: “Guardate che in quello che avete letto fino a qui non ci sono concessioni a una falsa retorica; non ho voluto lisciarvi dalla parte del pelo. Ho voluto essere scomodo, in qualche parte pure paradossale e provocatorio, se questo era necessario”). Soprattutto si aspetta di non abituarsi al nulla, luogo di origine e dimora (secondo la Merini) della Poesia stessa: il nulla come “roveto ardente” (scusate la citazione biblica) che arde sempre senza consumarsi. Abituarsi al nulla vorrebbe dire la fine della Poesia perché verrebbe a mancare la scaturigine stessa dell’ispirazione, quel profondo mistero così grande che qualunque discorso su di esso è solo una pallida approssimazione ma anche così piccolo da poter essere incluso in ogni realtà, anche quella che sembra più ovvia, scontata, banale (appunto dice: “Non abituarmi”).
E allora ecco gli ultimi versi, che possono essere anche versi di denuncia, perché la Poesia è anche canto di resistenza:

Nel malamente mondo non ti trovo
e Dio solo sa quanto lottai per questo.

C’è in verità un ostacolo alla Poesia, c’è qualcosa che può offuscare quello sguardo che vuole disegnare il suo profilo: è il “malamente mondo”, è il mondo che non segue la “logica poetica” ma solo il profitto a tutti i costi, la competizione, il potere. E questa seconda logica, la “logica antipoetica”, è talmente invadente, talmente capace di indurire il cuore dentro una scorza quasi invulnerabile che bisogna lottare per cercare e trovare quella Poesia che, di per sé, sarebbe ovunque.

Buona vita a tutti.

d.Max

Ho poco tempo in questo preciso momento, quindi interverrò con più calma più tardi. Comunque volevo dirti che ieri Pino ha proprio detto che ciò che non trova nel mondo di oggi è proprio la poesia.Mi è piaciuto molto il discorso che ha fatto a tal proposito. Ha parlato anche altre volte a proposito di Francesco dell'attualità, ma ieri mi ha colpito particolarmente e non solo perché era fisicamente presente davanti a noi. Ha detto che forse quel "malamente" può sembrare un aggettivo molto forte, ma è quello che più gli sembra adatto a questo momento storico. In che mondo viviamo?Al progresso tecnologico, al benessere, corrisponde un analogo progresso e sviluppo dell'uomo?La parola "guerra", già in sè per sè antitetica a quanto di positivo l'uomo può cercare nel mondo (la poesia, ma anche l'amore in ogni sua forma), prima almeno era collegata a degli ideali, per quanto discutibili. Se per rivendicare certi principii non si trovavano altri mezzi, poi era dovuto anche ad una mentalità diversa, all'ignoranza, ecc. Che tuttora esista la guerra, già è qualcosa di drammatico. Non si tratta però solo di questo. E' la quotidianità che è cambiata, con la cultura del sospetto, con la diffidenza che abbiamo nei confronti degli altri e che siamo costretti a instillare e insegnare ai bambini. In un mondo siffatto, sembra davvero che la poesia non ci sia...
Poi spero di parlare nello specifico della poesia, di cui mi hanno colpito soprattutto gli ultimi versi.

Nel malamente mondo... effettivamente l'epoca in cui stiamo vivendo ha a prima vista poco di buono, non si sa nemmeno se è l'epoca moderna ormai giunta alla fine o se possiamo parlare di un'epoca post-moderna, ma io spero di no. Spero che termini presto questa epoca dove i grandi ideali hanno perduto completamente il loro valore, dove tutto è usa e getta.
Eppure anche in questo malamente mondo ti posso trovare se solo ti cerco...
E' incredibile quanto c'è ancora di buono se andiamo a cercare un po' più in profondità, se non ci fermiamo a tutto ciò che è consumistico, edonistico, all'apparenza delle cose e delle persone, alle mode, alle tendenze, ai condizionamenti dei media, degli amici, dei conoscenti, di tutti...(beh, qui dipende anche da chi frequentiamo...)
Ti posso trovare in questo malamente mondo e, non solo...posso trovare anche tante persone che dall'andazzo di questo mondo non si fanno neanche sfiorare, persone con le quali poter condividere un grande sogno, una grande speranza...e Dio solo sa quanto lottai per questo.
Impariamo perciò a cercare tutto quello che può renderci felici, tutto quello che può arricchirci interiormente che non sono di certo i soldi, chi pensa ad arricchirsi coi soldi ha anche il cuore pieno di soldi..che schifo...e cerchiamo sempre nella parte più buona e più vera del malamente mondo che lì troveremo ciò che fa per noi.
E' bellissima questa poesia che va a chiudere il primo libro di Pino. :wink:
Cinzia

Cinzia, profondità di pensiero e di sentire.
Mi unisco anche al pensiero di d.Max di qualche anno fa, ma che, ahinoi, è sempre più che mai attuale....

Non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole,
di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitano gli alberi,
di canzoni che facciano
danzare le statue,
di stelle che mormorino
all’orecchio degli amanti.


Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia
la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni
a dà colori nuovi


Alda Merini


Questa sono io, e conservo questa poesia come segnalibro di ogni nuovo romanzo, ogni saggio, ogni testo che leggo.....

Sempre dal libro di Mango Nel malamente mondo non ti trovo:

'Così son le cose,
immortalano le loro stesse cose
e noi a guardarle'.

Mango
Nel malamente mondo non ti trovo

Ti guardo,
più invecchio e più ti guardo.
Gli occhi son matite su di te
a catturare il tuo profilo,
dai sobborghi del collo,
al seno in trasparenza,
a farne "Sindone" sul mio lenzuolo,
carezzar la schiena d'olio su velluto.
Fino a saturare il desiderio.

Dormire l'attimo e giurar l'eterno,
sottovalutar l'inesattezza.
Non giustificar giudizi e giudici
d'affanno e non di fede,
d'inganno e non di lode.
Ma tu non tartassarmi di concetti e scrupoli.
Non abituarmi al niente,
se sai che ne ho bisogno
come rumore al tuono ed incertezza al dubbio.

Ed io ti guardo,
più invecchio e più ti guardo.
Gli occhi son matite su di te
a catturare il tuo profilo
Nel malamente mondo non ti trovo
e Dio solo sa quanto lottai per questo.
6 messaggi Pagina 1 di 1

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 30 ospiti

cron