Sensazioni e pareri scaturiti dalla lettura e dall’analisi delle poesie contenute nel libro scritto da Mango.
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"Il digiuno mio di te
è stato il tuo tempo perso.
Delle mie mani tra i capelli
voglio fartene un ricordo facile all'usura.
Non voglio più la polvere delle tue scarpe
nè rumori
sopra i tuoi silenzi.
Non voglio solamente respirar di te il respiro

praticare l'ostia del tuo altare.
Ma ateo,
d'un riverbero lontano,
consumerò il mio pasto,
solo,
come belva ormai sazia,
non più affamata dal peccato.
Imbiancherò le mani e il corpo,
più consapevole del mio fare
che del mio dire
e non ci sarà di mezzo il cuore
ma volerò volandomi più in alto dell'altura,
più in cielo del cielo,
più luccichio del luccichio lontano,
la punta
di un puntino
appuntitissimo
fino a non toccar più il foglio su cui scrivo,
fino a sparire,
fino a non pensarti più."

Quella punta di un puntino appuntitissimo racchiude in sè mille parole...

Angela

L'assenza e il vuoto sembrano i protagonisti indiscussi di questi versi, come si evince da eloquenti parole ( digiuno, perso, ricordo, usura, silenzi, sparire...), ma proprio perchè così evidenti non fanno altro che celebrare il loro contrario. L'assenza e il vuoto diventano ossessiva presenza: quanto più si avverte l'assenza di qualcuno, maggiormente la sua presenza ci sovrasta, e il silenzio diventa rumore, il ricordo diventa presente, il vuoto diventa pienezza di ciò che ci è rimasto, e il desiderio di sparire è desiderio di te.

Annapaola

Si Annapaola, trovo che hai espresso pienamente ciò che provo nel leggere questa poesia....

Angela

E’ una poesia difficile, la rileggo spesso nell’ultimo periodo. Come per tutte le poesie non è pensabile dare una spiegazione razionale, né un’analoga interpretazione: la poesia è introspezione, nel senso che quando la leggi non puoi non “misurarla” su di te, non puoi non provare sensazioni. Quelle che io scrivo, ad esempio, sono risposte del cuore, della mia interiorità che esplode ogni volta che ascolto una canzone o leggo una poesia, e cerca di farsi capire attraverso i miei pensieri. Le risposte, i commenti le sensazioni sono sempre, per me, “autobiografici”, perché i versi bruciano dentro e ti spingono dentro il vortice del tuo vissuto, dove non si possono ignorare i punti in comune e le analogie con chi li ha amabilmente scritti.
E’ difficile aprirsi agli altri e la poesia ha proprio questo pregio: scoprire e far parlare un mondo che spesso chiudiamo e che invece è la componente più importante dell’esistenza umana, quella dalla quale bisognerebbe sempre partire, anteponendola a tutto: l’anima.

Se penso al digiuno penso all’assenza di un qualcosa che ti nutre che non è cibo, ma del bisogno di nutrirsi della linfa delle cose, non del loro sapore papabile al gusto.
Il tempo perso, le occasioni che hai avuto per capire e che hai lasciato scorrere alimentano sempre di più questo mio digiuno di te. Perché non è solo del tuo respiro, dell’ostia della tua carne di cui voglio nutrirmi. Voglio sentirmi sazio perché mi sono nutrito dell’essenza immune dal peccato, atea di peccato.

Imbratterò le mani e il corpo,
più consapevole del mio fare
che del mio dire

Contrasto tra il dire e il fare. Bellissima questa immagine: trionfo dell’istinto primordiale, trionfo dell’anima che si cela e parla attraverso l’istinto che è agire d’impulso, fare, senza pensare, senza parlare. Quasi sempre dire è anche rimandare al dopo ….
Per ultimo volevo soffermarmi sulla parola “solo”. Personalmente amo la solitudine, non come abbandono, ma come sensazione di essere soli con il proprio modo di pensare, di concepire la vita e non cambiando pensiero come la bandiera che segue le direzioni del vento….

LICIA

La frase che mi colpisce maggiormente è " .. e non ci sarà di mezzo il cuore..." , una negazione che è esattamente il suo contrario, se nelle strofe successive si assiste ad un superbo volo verso l'alto, verso l'infinito, dove l'annullamento di sè non è altro che un muto e disperato richiamo d'amore.
Anch'io amo la solitudine come scoperta della mia interiorità, come colloquio con ciò che abbiamo di più profondo e misterioso, ma non posso in coscienza dire di non aver mai cambiato idea: i miei punti saldi sono sempre gli stessi e non potranno mai modificarsi, ma la vita ti porta ad avere diverse visioni e, se sappiamo cogliere le diverse opportunità di crescita o di cambiamento che si presentano sul nostro cammino, credo che dovremmo avere anche il coraggio di cambiare rotta: la coerenza a tutti i costi e l'immobilismo paranoico sulle proprie posizioni non aiuta la fantasia e non ci consente di volare.

Annapaola

E' l'allontanarsi da tutto per dimenticare, per non cercare più, farsi piccolo fino a scomparire, forse per non pensare a quel vuoto lasciato da lei....

Caspita quando leggo le poesie di Pino non riesco proprio a trovare le parole per rapirne il significato, a volte le leggo solo con la testa, altre con il cuore, la parte più importante per apprezzarle.

...ottimo lela!...infatti pure io odio analizzare nei minimi particolari una cosa così pura come la poesia... ...alcune volte si rischia di sporcarla...

...e ad ogni individuo...può "rappresentare"...una cosa diversa...

...e quello,forse,...è uno dei lati più meravigliosi...

Le poesie a mio avviso non appartengono a nessuno, ma sono di tuttti, è un controsento è vero, ma è il mio modo di cosiderare le opere d'arte.
Non lo è nemmeno una statua, un quadro di un grande artista, come può essere stato Michelangelo o Da Vinci, chi fa l'opera non la fa per se ma per gli altri, e chi la vede ne coglie il proprio significato, la propria sfumatura... senza però che questo sia condiviso da tutti, quindi è impossibile descrivere ciò che rappresenta e significa per il singolo

Mi sa che mi sono ingarbugliata con le parole, spero che abbiate comunque capito il senso di ciò che volevo dire.....anche per questo evito di fare analisi...non ne uscirebbero certo dei capolavori.....

...ma non è mica detto che se la faccia per gli altri...
io penso propio di no,perchè senò non sarebbe veramente "libero sfogo","libera scrittura"...ci sarebbero comunque dei "vincoli"...invece il poeta...deve ritrovarsi difronte con se stesso...

certo a questo punto sarebbe logico aprire un topic "Per chi scrive Pino?"
per non sforare in questo che è nato per esaminare una poesia....
ma ribadisco che la poesia è sicuramente uno sfogo di chi la scrive, ma alla fine non è di sua proprietà(tranne che per i diritti d'autore), nel senso che una volta messa su un foglio non è più dentro di se e quindi non appartiene più a chi l'ha scritta....è il mio pensiero dell'arte..

Quasi un corollario a quanto scritto da Angelo celeste...

Cos’è poesia pura? E’ quella poesia che non ha bisogno per essere compresa di 300 pagine di introduzione sulla vita dell’autore, la sua formazione, il suo pensiero…
E’ quella poesia che fa delle parole dei contenitori di senso, dove il senso non è pre-determinato, i richiami alla vita non sono univoci.
E’ quella poesia che allude, evoca, suscita ricordi, pensieri, immagini in quanto, alla sua origine, attinge alla esperienza di tutti rivisitata attraverso la lente della sensibilità del poeta. Il poeta usa la poesia come una forma di conoscenza (diversa ma non opposta a quella razionale), una sonda per esplorare le profondità della propria umanità che è poi anche l’umanità di tutti: l’immagine di un sottosuolo labirintico e della poesia come filo d’Arianna per districarsi in tale labirinto, è forse efficace.
Con questo non voglio dire che la poesia pura parla soltanto dell’interiorità: può parlare anche de “la polvere delle tue scarpe”, di realtà molto quotidiane e concrete; può richiamare la natura o eventi del mondo “là fuori”, ma lo fa sempre cercandovi l’anima, cioè il “dentro” di tutte le cose (poiché tutte le cose e gli eventi hanno un’anima, una interiorità che le rende vive, le rende esperienze umane: non credo che l’interiorità sia qualcosa limitata a ciò che sta dentro il perimetro della nostra pelle o della nostra testa!).
La poesia pura addita dunque all’anima che è in tutte le cose, perché tutti possano scoprire che in questo “malamente mondo” forse c’è qualcosa che è degno e che vale la pena di essere cercato.

Questi sono i pensieri che mi ha ispirato questa poesia, soprattutto la parte finale, dove

la punta
di un puntino
appuntitissimo

l’ho avvertita come una sorta di relativizzazione, direi di rarefazione dell’Io, di quell’Io che con la sua prospettiva razionale-volitiva-progettuale (in una parola, “eroica”) spesso si fa troppo ingombrante, non fa andare oltre la superficie delle cose, in quanto troppo intento a perseguire i suoi obiettivi.
In quel contrarsi, in quel fare un passo indietro e ritirarsi

fino a non toccare più il foglio su cui scrivo,
fino a sparire,
fino a non pensarti più

ci sento un bisogno di anima.

d.Max
cuore ha scritto: "
Delle mie mani tra i capelli
voglio fartene un ricordo facile all'usura.


Io questa poesia l'ho riletta davvero decine e decine di volte negli ultimi tre giorni. E questi versi li ho fatti miei. E' come se li sentissi, se li capissi davvero.

Sapevo di essere importante, un'eccezione purtroppo e non un miracolo. Ora mi accontenterei di fartene usura di ogni mia carezza. Ed anch'io scrivendo volerò lontano, fino a non pensarti più!

Grazie Mango!
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