Sensazioni e pareri scaturiti dalla lettura e dall’analisi delle poesie contenute nel libro scritto da Mango.
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Don Max ha interpretato questa poesia “nel senso che ogni uomo, in determinate situazioni, è un "povero Cristo" che deve passare attraverso le sue incarnazioni, le sue passioni e le sue resurrezioni”. Io l’ho intesa invece in altro modo, come se desse la parola a Dio stesso, nel suo rivolgersi all’uomo (“al mio costato… rinasco ogni Natale… sospeso fra i tuoi dubbi e i miei miracoli…”), nonostante e attraverso la sua incredulità, i suoi tradimenti, la sua meschinità, il suo pencolare fra ricerca affannosa e smarrimenti.

Ank'io leggendo i versi di questa poesia non ho potuto fare a meno di pensare a Dio....da sempre le ali d'aquila mi ricordano le braccia amorevoli del Padre " e ti rialzerò, ti solleverò su ali d'aquila....così nelle tue mani vivrò.."

DOVE RINASCO OGNI NATALE morire all'uomo vekkio e rinascere nuova creatura, approfittare di questo tempo forte per rivedere la propria vita e gestare dentro di noi questo Cristo ke " sconvolgerà" la nostra esistenza....

E MUOIO IN MILLE AFFANNI QUOTIDIANI ..questo turbinio di vicissitudini, di cose belle e di dolore ke ci forgiano e fanno di noi uomini forti...forti ma consapevoli di non poter vivere la nostra vita senza la nostra Luce...senza il nostro faro nella notte....DOVE ALCUN DIO HA TROVATO POSTO. EPPURE IO LI', MI FERMERO' LO STESSO....


Nora

Siamo di fronte a una poesia molto intensa.
Vien da fare un parallelismo con la canzone INSEGUENDO L'AQUILA.
Il riferimento all'aquila a me fa subito pensare a vette altissime, a una capacità di vedere le cose "in verticale". Ciò che stupisce in questo animale è il volo maestoso e lo sguardo acutissimo.
Il volo dell'aquila richiama ad atmosfere rarefatte e a percezioni sottili.
Il bello però di questa poesia è che unisce subito l'estrema altezza dell'aquila a qualcosa di "terrestre":

mi perdo nei tuoi occhi

fino all'abissale:

Ogni catena ha un'ancora sul fondo

e il rimpianto "si ancora" spesso al cuore altrui.

E poi c'è la storia di ogni giorno, fatta di molte incarnazioni e di molte passioni, dove si incontra "quello della strada", quello anonimo, forse addirittura quello dimenticato.

Eppure io, lì,
mi fermerò lo stesso.

Sì, perchè è quello l'amore che ci aspettava

quello indifeso,
maltrattato, ucciso, offeso,
ma per che cosa?

Buona vita a tutti.

d.Max

...è il bello dell'arte e delle poesie...ognuno ci vede o interpreta quello che vuole!

Voglio introdurre una riflessione un po’ trasversale, che ho fatto rileggendo il libro. E’ un argomento un po’ delicato (secondo una striscia di Linus, non c’è argomento più imbarazzante della religione): voglio però che sappiate che lo faccio nel più assoluto rispetto delle convinzioni di ognuno.

In tutto il libro di poesie di Mango c’è un richiamo a una dimensione trascendente, un filo che in trasparenza parla del “fatto religioso”. A Bologna, giustamente, Pino facevo notare che anche l’ateo vive una sua esperienza “religiosa”: può dire di non credere nell’esistenza di Dio, ma non può dire di non credere (per esempio, all’esistenza della Vita!).
Rileggendo le poesie, mi è parso di notare che nelle molte citazioni che vengono fatte di “nozioni” del nostro retroterra cristiano, due sono gli atteggiamenti di fondo: da una parte, il distacco da un certo modo stantio di concepire e vivere la religione come di qualcosa di separato dalla vita, che sa, come si potrebbe dire, di “vecchie sacrestie”; dall’altra, il desiderio di vedere in ogni istante della vita quotidiana, in ogni segmento di realtà, qualcosa che è “santo” (questo aggettivo ricorre spesso nel libro!).
Quando si parla di “esperienza spirituale”, di ricerca della trascendenza, ordinariamente si pensa a una dimensione della realtà separata dal “mondo materiale” e a cui bisogna elevarsi con chissà quali tecniche ascetiche. Invece la poesia (e anche la poesia del Nostro) è lì a indicarci che non si tratta di dare la scalata al cielo ma, piuttosto di vivere ogni cosa a partire da una sorgente interna: quell’atteggiamento della poesia che si abbassa verso le realtà più semplici, un fiore, una brezza di vento, uno sguardo, un bacio per renderle tracce di un momento sacro, secondo me, è la vera esperienza religiosa.
Perché l’essenza della religione non è credere che esista Dio: se, per assurdo, la scienza domani arrivasse alla dimostrazione che Dio esiste, ciò non renderebbe obsoleta la religione. Poiché essenza della religione è il rapporto dell’uomo con la sua esperienza. Il problema della religione non è la teologia o la morale, ma è rispondere a questa domanda: come posso imparare ad amare la vita, in tutte le sue espressioni? Come imparare ad amare ciò che sono e sento ora, senza cadere nella trappola di volermi diverso, “migliore”?

L’immagine bella che ci dà la poesia “A volo d’aquila”, di uno sguardo proveniente dalla lontananza e che si “perde nei nostri occhi”, di un “rimpianto” presente nel nostro cuore, penso che offra la prospettiva giusta. Cioè, non quella di un uomo che deve innalzarsi chissà a quali vette, ma di un Dio che “a volo d’aquila” scende fra di noi, rinasce ogni Natale per morire in ogni affanno quotidiano. Un Dio estremamente delicato e cortese, che accoglie anche il rifiuto dell’uomo (“mi inabisso,/ tra gente…/ dove alcun Dio ha mai trovato posto”).

Eppure io, lì,
mi fermerò lo stesso.

Buona vita a tutti.

d.Max

Concordo che l’esperienza spirituale non è subordinata ad un ascesi mistica. Se pensiamo al significato della parola Religione, analizzando la sua etimologia scopriamo che significa Re-ligo cioè riannodamento, un nuovo legame. Non innalzamento verso un punto astratto per mezzo di chissà quale intermediario, ma riscoperta del legame diretto tra noi e Dio, tra un Dio che è vivente nella nostra natura più profonda, nel nostro intimo.
Mi è rimasta impressa una frase di J.W. Goethe: “Colui al quale la natura comincia a svelare il proprio mistero manifesto prova una irresistibile nostalgia verso la sua più degna interprete: l’arte. La poesia, mezzo attraverso il quale riscoprire la propria religione diventa, in un certo senso, superiore all’artista e lo riporta verso l’alba radiosa della sua essenza divina, attraverso un percorso a ritroso. Solo così potremo avere quello sguardo dell’aquila che è lo sguardo di chi attraverso quella sorgente interna, di cui parli tu d.Max, ha la fortuna di provare la sconvolgente esperienza del Tutto intravisto in un frammento. L’aquila, infatti, con la sua proverbiale vista, domina tutto dall’alto percependolo come un frammento.
L’atteggiamento della poesia che si abbassa alle cose più semplici deriva, secondo me, dal fatto che la natura è la fisionomia dello Spirito.
Alle presentazioni alle quali ho assistito hanno sempre rivolto a Pino la domanda: cosa non trovi nel malamente mondo? Pino risponde: la poesia. E’ giustissimo! La nostra civiltà è quella del culto dell’informe e dell’esaltazione della forma priva di contenuto che rende l’uomo folla senza volto. E’ costretto a cambiare maschere adattandosi ai ruoli più disparati e forse solo in pochi riescono a trovare la poesia che si manifesta in tutte le forme artistiche e che permette di ritrovare la santità perduta in ogni piccolo aspetto della vita quotidiana.

Licia
A volo d'aquila
mi perdo nei tuoi occhi,
scintille sospirose e incerte,
crocevia di miele e sangue
al mio costato.
Ogni catena ha un'ancora sul fondo
e nel mio cuore,a volte,
ho il mio rimpianto.
A volo d'aquila
mi perdo nei tuoi occhi
dove rinasco ogni Natale
e muoio in mille affanni quotidiani.
Sospeso fra i tuoi dubbi
e i miei miracoli,
tra un martirio
e un coro ignorante,
m'innalzo e mi inabisso,
tra gente senza rumore nè silenzio,
senza ritorno nè un addio,
senza miseria e senza vanto,
dove alcun Dio ha mai trovato posto.
Eppure io lì,
mi fermerò lo stesso.

(Mango-nel malamente mondo non ti trovo)



sarà il periodo pre-natalizio o il vento che soffia strano nel mondo che mi portà a pensare .........
è da qualche giorno che le parole di questa poesia di Pino mi girano nella testa

"Eppure io lì,
mi fermerò lo stesso"

Nelle nostre miserie di ogni giorno,cerchiamo in noi qualcosa che ci faccia sentire ...............
ma che cosa?
che non siamo soli...
che quello che soffoca tutte le nostre buone azioni finisca...
e che certi " matti"che hanno il potere non conbinino più guai...
sentire che non si ripetano più gli orribili errori che la storia ci ha regalato...ma in quei momenti dove eri?!
Eppure tu,con tutti i miei dubbi
ti sei fermato, ogni tanto, vicino e ti fai sentire.
A volte mi chiedo,"ma perchè dobbiamo per forza incanalarti in una religione,in un nome,in riti e riccorenze,in sinboli.
Basterebbe guardarci attorno,vedere il cielo,il mare,le creature,i fiori e il loro ciclo vitale per capire che tu sei qui in mezzo a noi,in tutto quello che gli occhi possono vedere.
Per quanto la nostra cecità,la nostra sordità non ci farà capire che qualunque nome tu porti ti sei fermato qui.

antonella

a volo d'aquila
a volo d'aquila nei sensi
a volo d'aquila nei sogni
a volo d'aquila nei giochi
a volo d'aquila per perdersi nel ritrovarsi, nel viversi nel credere che qualcosa di buono c'è, in mango c'è.
tra i puntini sospensivi sulla pelle mia c'è.

w mango.

forse :roll:

chissà :roll:

che sarà che sarà che saràààààààààà..sarà quel che sarà!

ci avevate creduto eh ?

sole.(matta...mattissima.. :D )
Coccinella ha scritto: sarà il periodo pre-natalizio o il vento che soffia strano nel mondo che mi portà a pensare .........
è da qualche giorno che le parole di questa poesia di Pino mi girano nella testa

"Eppure io lì,
mi fermerò lo stesso"

Nelle nostre miserie di ogni giorno,cerchiamo in noi qualcosa che ci faccia sentire ...............
ma che cosa?
che non siamo soli...
che quello che soffoca tutte le nostre buone azioni finisca...
e che certi " matti"che hanno il potere non conbinino più guai...
sentire che non si ripetano più gli orribili errori che la storia ci ha regalato...ma in quei momenti dove eri?!
Eppure tu,con tutti i miei dubbi
ti sei fermato, ogni tanto, vicino e ti fai sentire.
A volte mi chiedo,"ma perchè dobbiamo per forza incanalarti in una religione,in un nome,in riti e riccorenze,in sinboli.
Basterebbe guardarci attorno,vedere il cielo,il mare,le creature,i fiori e il loro ciclo vitale per capire che tu sei qui in mezzo a noi,in tutto quello che gli occhi possono vedere.
Per quanto la nostra cecità,la nostra sordità non ci farà capire che qualunque nome tu porti ti sei fermato qui.

antonella


Davvero una bellissima recensione!!!
A volte pure io mi metto a pensare verso questa direzione, non tanto pensata quotidianamente!!!
Bisognerebbe essere un pò più semplicisti (così si dice?? :roll: ) nel guardarci attorno...proprio come dici tu!! :wink:
E così il cerchio potrebbe girare molto più lievemente!! :wink:

Anche a me piace moltissimo questa poesia.

A volo d'aquila
mi perdo nei tuoi occhi...

Questi due versi sono di una bellezza incredibile, racchiudono con poche parole la miriade di sensazioni che nascono dentro quando s'incontra uno sguardo che sa d'infinito.
Non c'entra il colore degli occhi, non ha nessuna importanza, spesso capita di vedere dei bellissimi occhi azzurri o neri, che però non trasmettono niente.
La bellezza di uno sguardo è qualcosa che va oltre il vedere, ma piuttosto è "sentire".
La sensazione di luce, di trasparenza, di assenza di malizia e d'inganno, la sensazione di potersi fidare ciecamente di questo sguardo che sa di cielo... E il desiderio a quel punto di perdersi in quello sguardo, in quel cielo limpido, a volo d'aquila, è qualcosa che nasce dal più profondo dell'anima inevitabilmente.
Comunque anche questa poesia la trovo molto malinconica, termini come "sangue", "rimpianto", "affanni", "martirio" mi fanno pensare alla quotidianità della vita, al fatto di doversi sempre affannare tanto... senza sapere in fondo per cosa.
Cinzia

La trovo meravigliosa!

quella frase iniziale mi ricorda quando mi innamorai della persona che amo!
A volo d'aquila mi persi nei suoi occhi e a picco su un dare e un avere comincia a volare in cieli immensi....

Che bella sensazione perdersi in uno sguardo e avere la sensazione di toccare il cielo non con un solo dito ma con tutto il braccio!

Grazie Pino,come sempre dai voce alle mie emozioni!

M.

A volo d'aquila
mi perdo nei tuoi occhi...

e nuoto nel mare dei tuoi sensi, quelli che percepisco a pelle, quelli che danno brividi e sentimento, quelli che trasmettono la tua essenza e fondono il tuo guardarmi al mio guardarti..... è una questione di sguardi, quelli che non hanno nome nè nazionalità, perché, come giustamente dice Cinzia, non importa di che colore siano questi occhi, verdi, azzurri, neri..... ci sono occhi che sanno esprimere più di mille parole..... e farti perdere in essi come fosse la cosa più naturale del mondo.....
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