La vecchia e la loggia


Vecchie, affusolate ai rosari,
con nere cornici di scialli
e visi come sciacalli.
Ossa sfuggenti
ad ogni incrocio di occhi silenti
ad ogni nuovo, antico, basilisco
stupore
portato da un vento di tramontana.
Sorriso senza denti,
come sassi smossi dal fiume
quasi a schernire la morte
che invitano a sera,
come un amante lontano
fuggito dal cuore,
nato ancora per caso, da poco
e non più ritornato.
Il piede dà il tempo
a un tranquillo lamento
come pelli battute a tamburo
dai nodi di rami di faggio
in cerca di preda impaurita.
" A' loggia " ifocata dal sole,
riverbera fatti lontani
e magie più nascoste dell'ombra.
La vecchia continua il racconto,
seguendo il ricordo, non quel che fu santo
poichè il tempo ne ha vinte di storie
su ciò che rimane negli occhi,
nel dondolare in equilibrio col vento.
Bambini correte a vestirne l'addome ormai nudo
con frasche di menta.

Quanti uragani impauriti
dall'esser lanciati nel vuoto?
Calmateli, fatene brezze di maggio
così che se il sole si ferma
se il sole si ferma
voglio esserci anch'io a ventilare,
a fartene brezza di maggio.