Leggendo questa poesia mi è venuta in mente la contrapposizione di Pascal tra cuore e ragione e ho subito collegato gli occhi e l’anima. Gli occhi è, senza dubbio, una componente più materiale rispetto alla consistenza dell’anima, sono cioè più facilmente influenzabili dalla corrente del “malamente mondo” e possono tradire i principi dell’anima. Se gli occhi non agiscono in piena sintonia con l’essenza dell’anima più facilmente si corre il rischio che rimangano senza parole nuove, e mai rinnovate dalla freschezza dell’anima. Mi piace definire l’anima come l’”io”, la piena consapevolezza del nostro essere, muta ed incorporea, l’invisibile resa visibile solo con la piena “collaborazione” degli occhi fino a vedere l’invisibile. L’io come il mezzo attraverso il quale cercare, nel caleidoscopio del mutamento solo l’immutabile. Forse è per questa ragione che non possono ancora essere lo specchio dell’anima e allora si lascia che solo il “cuore dialoga con l’anima”. Forse solo l’anima è in grado di esplorare la vastità del cuore, poiché solo nell’immensità del cuore si trova la chiave di ogni porta per avere accesso a tutte le cose di cui avere veramente sete e fame.
E nel petto so di oceani
La mia libertà
Navigare nello sconfinato oceano per riuscire a trovare in esso la silenziosa armonia dell’essere il cui nome è Dio.
Licia
E nel petto so di oceani
La mia libertà
Navigare nello sconfinato oceano per riuscire a trovare in esso la silenziosa armonia dell’essere il cui nome è Dio.
Licia