Il nostro modo abituale di percepire è dotato di una capacità di attenzione che ci concentra su una sensazione alla volta. La realtà però è che il nostro corpo è una base, un centro recettivo che in ogni momento percepisce una infinità di sensazioni: l’attenzione univoca e concentrata su una sola cosa per volta è una necessità della ragione. Essa cioè deve “sfuocare” la maggior parte delle percezioni, selezionarne solo alcune, organizzandole in un quadro conoscitivo coerente.
La poesia di Mango però è “poesia del corpo” che infrange questa logica dell’attenzione univoca per aprirsi invece a una prospettiva prismatica della sensibilità. Testimonianza di ciò è la continua sovrapposizione di motivi, il rincorrersi delle parole e delle immagini, il suscitare continuamente la meraviglia e il mozza fiato!
L’attenzione è obbligata a deviare continuamente, a procedere errando fra i molteplici elementi dei sensi, a perdere se stessa. Il risultato però non è la perdita di un centro o di una unità: è invece l’acquisizione di una unità più ampia, che eccede le capacità selettive e logiche della ragione.
L’amore non è mai peccato ma valore assoluto
da sempre a un passo da me
e ad un passo da te.
In questi versi mi è piaciuto di vedere questo centro: ci troviamo sicuramente di fronte a poesie d’amore. Ma, come ho già detto in altro topic, di un amore parlato diversamente rispetto alla tradizione lirica italiana (Dante e Petrarca e tutti i loro emulatori, antichi e recenti fra cui Caproni e Montale!).
Sono poesie d’amore il cui centro non è tanto la figura della donna amata, lodata e venerata perché portatrice di una “sapienza” di vita in qualche modo diversa e superiore (linea dantesca); ma nemmeno il centro mi sembra sia l’Io e l’espressione dei suoi sentimenti e pensieri (linea petrarchesca).
Il centro di questa poesia mi sembra che sia proprio l’amore, preso come “terza entità invisibile” fra i due (da sempre a un passo da me/ e ad un passo da te): l’amore non come sentimento o passione soggettiva ma come realtà da scoprire sempre nuovamente, come fonte a cui attingere nuove possibilità (vi ricordate? Questo era appunto il senso della canzone Tutto l’amore che conta davvero).
Allora, ogni immagine, ogni figura, ogni passaggio poetico non è da spiegare ma è qualcosa da cui lasciarsi suggestionare: non è importante capirne il significato ma intuire, scavare, attraverso quella immagine, figura, passaggio, questa realtà dell’amore.
Si piange, come di gioia simile al salto nel vuoto
concretamente visibile.
Buona vita a tutti.
d.Max
La poesia di Mango però è “poesia del corpo” che infrange questa logica dell’attenzione univoca per aprirsi invece a una prospettiva prismatica della sensibilità. Testimonianza di ciò è la continua sovrapposizione di motivi, il rincorrersi delle parole e delle immagini, il suscitare continuamente la meraviglia e il mozza fiato!

L’attenzione è obbligata a deviare continuamente, a procedere errando fra i molteplici elementi dei sensi, a perdere se stessa. Il risultato però non è la perdita di un centro o di una unità: è invece l’acquisizione di una unità più ampia, che eccede le capacità selettive e logiche della ragione.
L’amore non è mai peccato ma valore assoluto
da sempre a un passo da me
e ad un passo da te.
In questi versi mi è piaciuto di vedere questo centro: ci troviamo sicuramente di fronte a poesie d’amore. Ma, come ho già detto in altro topic, di un amore parlato diversamente rispetto alla tradizione lirica italiana (Dante e Petrarca e tutti i loro emulatori, antichi e recenti fra cui Caproni e Montale!).
Sono poesie d’amore il cui centro non è tanto la figura della donna amata, lodata e venerata perché portatrice di una “sapienza” di vita in qualche modo diversa e superiore (linea dantesca); ma nemmeno il centro mi sembra sia l’Io e l’espressione dei suoi sentimenti e pensieri (linea petrarchesca).
Il centro di questa poesia mi sembra che sia proprio l’amore, preso come “terza entità invisibile” fra i due (da sempre a un passo da me/ e ad un passo da te): l’amore non come sentimento o passione soggettiva ma come realtà da scoprire sempre nuovamente, come fonte a cui attingere nuove possibilità (vi ricordate? Questo era appunto il senso della canzone Tutto l’amore che conta davvero).
Allora, ogni immagine, ogni figura, ogni passaggio poetico non è da spiegare ma è qualcosa da cui lasciarsi suggestionare: non è importante capirne il significato ma intuire, scavare, attraverso quella immagine, figura, passaggio, questa realtà dell’amore.
Si piange, come di gioia simile al salto nel vuoto
concretamente visibile.
Buona vita a tutti.
d.Max