Il secondo libro di poesie di Mango: nuove emozioni e cronache delle presentazioni nelle librerie”
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Sarebbe bello coglierlo quel diamante,
sedurlo fino a farlo brillare di gioia e d'infinito,
snudarlo come un Davide,
cesellarne, poi, con gli occhi l'esistenza.
Sarebbe bello coglierlo quel diamante,
purificando le mani e le altre membra,
come raggio d'un sogno purificato,
fatto entrare per capirne il volto e ridiscuterne l'anima,
quella più a contatto con Dio
e col saperti istante del mio averti accanto,
cerchio di rame zincato, color pensiero.
Sarebbe bello coglierlo quel diamante,
per sollevarti con un dito,
aria d'un mio respiro e linfa mai colta in un gesto o in un passo.
Raccontami che le assonanze son gioco
e che i mulini sfidano solo il contrario di adesso.
Non sottovalutarne il cantato che non accorda con te,
che già inasprisce come in solitudine.
Sarebbe bello coglierti diamante,
ma le opportunità son come l'albero dalle foglie cadute
ed io non so se avrò voglia di conoscerne l'indicazione dei rami
o stare lì a guardare il cielo che mi osserva.

Mango



Cosa c'è di più bello dell'Amore anelato, di quel desiderio profondo che mette in discussione i propri credi....
L'Amore agognato, impedito ed impossibile da raccogliere in tutta la sua bramosia,
L'Amore irragionevole, quello che porta a compiere colpi di testa senza calcolarne le conseguenze...
Quello che ti fa volare alto, fino a perdere i lumi della coscienza
e ti confonde il cuore e l'anima solo con uno sguardo.
Quello che ridicolizza il proprio ego perchè lo spoglia della parte più intima del discernimento riflessivo
e spinge a precipitare verso le ragioni del cuore, dimenticando i princìpi che dominano la spirito e la condotta personale.
Che bella la passione tormentosa, nella continua attesa del divenire e mai nella certezza dell'essere,
quell'eterna aspettazione forse mai notata dall'altro, ma esaltante, nell'illusione della condivisione incerta,
l' aspettativa del dubbio indeciso.....nell'insicurezza che mai possa divenire realtà, l'audacia del pensiero...

Lory CS

Si è vero!! Hai fatto una bella analisi!! :D
Un amore che viene vissuto senza trascurare alcun angolo d'infinito.
Quell'intreccio di sguardi che denuda il tuo essere, asciugandoti il sudore del cuore col sapore delle labbra ansiose d'amore e d'appartenenza!
Un amore che vuole essere vissuto e non pensato! :wink:

Questa poesia mi colpisce nella ripetizione "Sarebbe bello coglierlo quel diamante", il condizionale mi colpisce, se c'è la sicurezza che "sarebbe", allora perché non "è"?
Forse non c'è tutta questa sicurezza, chissà, forse non sarebbe così bello coglierlo quel diamante, forse è più bello se lasciato raggio di un sogno...
Perché potrebbe capitare che, una volta snudato e cesellato, ci si accorga poi che ha perso tutta la sua brillantezza, che la sua brillantezza che tanto ci aveva colpito era solo esteriore, che era solo un abbaglio, e si può rimanere delusi.
Allo stesso tempo però trovo che nella vita sia giusto cogliere tutte le opportunità, anche per non avere rimpianti in seguito, solo così possiamo dire di aver vissuto intensamente in tutte le nostre scelte, esatte o sbagliate che siano.
Ogni opportunità di cui non abbiamo saputo o voluto approfittare è persa per sempre e questo vale per tutte le cose, dalle più piccole alle più importanti.
E' meglio avere mille delusioni piuttosto che un rimpianto.
Cinzia

Per tre volte la lirica di Pino canta: “Sarebbe bello coglierlo quel diamante”.
A mio avviso il condizionale “sarebbe” denota desiderio inappagato,
voglia di conseguire un risultato che non arriva e forse non arriverà.
Come scrive Lory “dell’Amore anelato”.
All’ultimo, quei versi reiterati diventano: “Sarebbe bello coglierti diamante”.
Rimane il condizionale “sarebbe”, ma ci si rivolge, ora, in maniera diretta.
La poesia risulta, complessivamente, ai miei occhi e al mio cuore, bella e struggente.
E’ un inno all’amore e alla vita, ma soprattutto è bramare la speranza
(“sedurlo fino a farlo brillare di gioia e d’infinito”).
C’è anche voglia di una conoscenza approfondita, quasi a scavare nei sentimenti più reconditi, nelle latebre oscure del cuore
(“per capirne il volto e ridiscuterne l’anima,
quella più a contatto con Dio”).
Di notevole spessore il verso “saperti istante del mio averti accanto”.
Gli ultimi quattro versi certificano quello che descrivevo all’inizio.
C’è una sorta d’impotenza o di rassegnazione:
si vorrebbe osare ma non si può,
o non si vuole,
oppure non si deve.
“Le opportunità son come l’albero dalle foglie cadute”
(una sorta di “carpe diem” di memoria oraziana – cogli l’attimo);
“ed io non so se avrò voglia di conoscerne l’indicazione dei rami”
(una resa a priori, sembrerebbe);
“o stare lì a guardare il cielo che mi osserva”
(una sorta di pudore, forse di paura di essere visti o scoperti).
Il “diamante”, in questo caso, è per me
un “gabbiano” che vola alto,
verso la libertà,
verso la novità che è ricchezza
ma anche rischio di veder crollare tutto.
Certamente non vi sono altezze troppo alte,
ma soltanto ali troppo corte!
Tutto si può se si vuole!

Michele.

P.S. Grazie Lory! Per avermi dato l’occasione di riflettere “ad alta voce”.
Non è male l’idea di riportare integralmente il testo per “vivisezionarlo” (ovviamente provvederò ad acquistare il libro, ma nel frattempo si fa tesoro dell’inchiostro telematico).

Grazie a te Michele per aver impreziosito questo post...un pò dimenticato....

Questa poesia, più la leggo e più mi affascina, mi lascia senza fiato l'intensità dell' intenzione.
Mi esalta l' incontrollabile desiderio, che travolge e stravolge nello stesso tempo,
nello struggimento e nell' attesa degli imprevedibili eventi...

Cerchio di rame zincato, color pensiero
Bellissimo quest' accostamento d'immagine:
il rame zincato sta alla conduzione dell'energia, come la passione sta alla propagazione
dei pensieri, fantasiosi stimolatori dei sensi...


Sarebbe bello coglierti diamante,
ma le opportunità son come l'albero dalle foglie cadute
ed io non so se avrò voglia di conoscerne l'indicazione dei rami
o stare lì a guardare il cielo che mi osserva
.

C'è quasi il timore di "sporcare" e sminuire l'impeto e la profondità di quei sentimenti,
inibiti dal tormento, dalla sensazione d' inadeguatezza e dal senso di smarrimento,
causato dall'incertezza delle circostanze.
Le opportunità degli incontri sono pochi e centellinati "come l'albero dalle foglie cadute",
la voglia del tutto e subito, si fa alta, ma resta inarrivabile e ciò, un pò reprime l'istinto e
ne sbiadisce la foga, quasi, fino ad arrenderla...

Lory

Questa poesia è molto toccante, arriva alle corde del cuore per la sensibilità espressa da un silenzioso amante, che da distante accarezza senza sfiorare, spoglia senza toccare, eppure riesce a fare l’uno e l’altro con sguardi che hanno gli occhi dell’anima.
Evoca la purezza di un sentimento con quella facoltà di osservare “oltre” che uno spasimante nell’ombra possiede, cogliendo sfumature dell’essere che, nell’attesa di quello che mai sarà per quel non volere/potere che annienta la volontà, moltiplica, affina, materializza in uno splendido gioiello.
Sento nell’aria di questi versi il respiro di un rispetto profondo, tutto racchiuso in quel “sarebbe bello” ma che non osa, che pazienta o la cui opportunità di farlo forse se l’è già portata via mille volte, in mille sferzate, il vento, spogliandola anche dell’ultima speranza…….
Mi colpiscono molto gli unici versi che non iniziano con lo stesso desideroso intercalare ma che hanno il sapore di un Don Chisciotte mancato, i cui mulini non sfidano l’ostinata vena combattiva in una foga irrazionale dominante, ma il tutto si limita in un gioco di assonanze, che, seppur da non sottovalutare, di certo non si sposa con l’ideale eroico ma “inasprisce come in solitudine”.
E’ un formalizzare un’ammissione di consapevole resa, non chiaro se agli eventi o alla propria natura.
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