Le solitudini e gli sguardi
Le solitudini fissavano gli sguardi
e le abitudini smorzavano il tempio di Dio.
Gli sguardi fissavano le solitudini
e le solitudini carezzavano gli sguardi.
Così ti cercavo, tra il sole e l’orizzonte
e ogni tentativo di fuga s’asciugava,
come antico acquedotto romano,
paralizzando il ronzio dell’ape,
intanto che il sole si stupiva e stupiva il mare,
stupivano le ignote lontananze
e le fresche aderenze del cuore.
La frase che per primo mi ha colpito è “le abitudini smorzavano il tempio di Dio”.
Si dice che l’abitudine spegne ogni cosa, spegne l’entusiasmo e spegne la passione, soprattutto.
Eppure io penso che questo sia un luogo comune.
Secondo me l’abitudine non è tanto il fatto di ripetere le stesse cose, gli stessi atti per un lungo periodo di tempo, penso che l’abitudine sia piuttosto una predisposizione mentale, è un rifiuto, una chiusura verso ciò che è “nuovo”.
Mentre la vita dovrebbe essere una continua ricerca, una continua scoperta di nuove emozioni, di nuove esperienze, di nuove amicizie, di nuove passioni ed anche di nuovi amori, perché no? In fondo l’uomo è stato creato per amare.
Non si dovrebbe mai cadere nello stato mentale dell’abitudine perché penso che a quel punto si inizierebbe davvero a sentirsi vecchi, anche se non lo si è anagraficamente.
Se uno non ha “l’abitudine” dentro di sé, può anche ripetere una stessa cosa per una vita e sentire dentro ogni volta una rinnovata passione, in un certo senso è anche bella la ripetizione.
Le solitudini fissavano gli sguardi…le solitudini carezzavano gli sguardi…
Questo mi fa pensare ad una paura di lasciarsi andare, ad una incapacità di darsi all’anima intensamente… ad un vedere oltre la porta nuovi orizzonti sconfinati, ma ad un’incapacità di oltrepassare quella porta, come nei sogni, quando abbiamo le gambe pesanti e non riusciamo a correre, sarebbe bello invece che quella porta fosse sempre spalancata per poter uscire e rientrare quando si vuole, arricchiti ed arricchire così anche chi vive al nostro fianco….
Cinzia
Le solitudini fissavano gli sguardi
e le abitudini smorzavano il tempio di Dio.
Gli sguardi fissavano le solitudini
e le solitudini carezzavano gli sguardi.
Così ti cercavo, tra il sole e l’orizzonte
e ogni tentativo di fuga s’asciugava,
come antico acquedotto romano,
paralizzando il ronzio dell’ape,
intanto che il sole si stupiva e stupiva il mare,
stupivano le ignote lontananze
e le fresche aderenze del cuore.
La frase che per primo mi ha colpito è “le abitudini smorzavano il tempio di Dio”.
Si dice che l’abitudine spegne ogni cosa, spegne l’entusiasmo e spegne la passione, soprattutto.
Eppure io penso che questo sia un luogo comune.
Secondo me l’abitudine non è tanto il fatto di ripetere le stesse cose, gli stessi atti per un lungo periodo di tempo, penso che l’abitudine sia piuttosto una predisposizione mentale, è un rifiuto, una chiusura verso ciò che è “nuovo”.
Mentre la vita dovrebbe essere una continua ricerca, una continua scoperta di nuove emozioni, di nuove esperienze, di nuove amicizie, di nuove passioni ed anche di nuovi amori, perché no? In fondo l’uomo è stato creato per amare.
Non si dovrebbe mai cadere nello stato mentale dell’abitudine perché penso che a quel punto si inizierebbe davvero a sentirsi vecchi, anche se non lo si è anagraficamente.
Se uno non ha “l’abitudine” dentro di sé, può anche ripetere una stessa cosa per una vita e sentire dentro ogni volta una rinnovata passione, in un certo senso è anche bella la ripetizione.
Le solitudini fissavano gli sguardi…le solitudini carezzavano gli sguardi…
Questo mi fa pensare ad una paura di lasciarsi andare, ad una incapacità di darsi all’anima intensamente… ad un vedere oltre la porta nuovi orizzonti sconfinati, ma ad un’incapacità di oltrepassare quella porta, come nei sogni, quando abbiamo le gambe pesanti e non riusciamo a correre, sarebbe bello invece che quella porta fosse sempre spalancata per poter uscire e rientrare quando si vuole, arricchiti ed arricchire così anche chi vive al nostro fianco….
Cinzia