Ed eccomi qui. A testa bassa, sgridata e rimproverata anche dalla prof., ma con un sorriso che affiora, velato da sottile complicità, ancora incredulo, a raccontare di una serata da incorniciare, singolare e impensabile e bellissima e comica e incredibile, davvero incredibile. Sarà stato un concerto fantastico, penserete voi. Avrà anche regalato qualche fuori programma nella scaletta, magari. Si, è così. Ma se vi dicessi che una quindicina di noi ha trascorso un'oretta con LUI prima del concerto, parlando scherzando e ridendo come in un'uscita tra vecchi amici, in un clima disteso e naturale come fosse una cosa normalissima? E se vi dicessi che ho un "Con amore, Mango" scritto sull'avanbraccio sinistro, e video e foto di momenti straordinari nella loro semplicità?
Racconto di passioni, da qui al momento delle prove (2-3 pezzi per noi innamorati e assetati), dall'attesa per l'inizio, slittato per ragioni organizzative alle 22.15, dalle luci che si spengono all'ultima nota che ci era permessa cogliere, quella finale di Odissea (23.30), profetica più che mai per noi sventurati avventurieri di un ritorno a casa da inventare. Ultimo treno alle 23.49, ce la possiamo fare, si, ce la facciamo, sono solo 500 metri! E mentre dalla strada che piano va su, su, su - altro che 500 metri, saranno 3 chilometri - dove un taxi beffardo doveva aspettarci ancora un pò - solo un pò, il tempo di Mediterraneo, Se con un t'amo e Odissea, appunto, che sarà mai, e invece no, ci lascia a piedi, lui, beffardo - andavano sfumandosi le parole di Non moriremo mai, tra rabbia e frenesia, pazienza e speranza. Da qui, le sventure. Abbandonato un concerto favoloso, goduto dalle calde ore del pomeriggio fino al momento clou, abbandonato sul più bello - che rabbia, che rabbia - perso l'ultimo treno per casa, dopo una corsa frenetica ma rassegnata nell'intimo, una battaglia nella battaglia. Telefonate da recitare, altre da supplicare, un salvatore da cercare, il tempo da fermare... stavolta non c'è Annapaola da torturare ma una mamma da ingannare! Ce la faremo, arrivano i nostri, arriveranno, ma ci tocca aspettare. E allora...
Siedi qui
e getta lo sguardo giù
tra gli ulivi
l’acqua è scura quasi blu
e laggiù
canta Mango laggiù
sembra guardi noi
fermi così
pazzi come mai...
Come vorremmo essere ancora li, in terza fila, cosi meravigliosamente ad un passo da lui, ad ubriacarci dei suoi sguardi ammiccanti, dei suoi acuti da brivido, cosi, senza paure, senza pensare, senza treni che partono, senza telefoni che squillano. Dei suoi movimenti, a tratti comici - come quello strano girotondo attorno all'asta del microfono - a tratti da restarci secchi - chiedere a moonlight per eventuali approfondimenti. E invece ci ritroviamo qui, su questo dolce pendio, a picco sul mare, tra le luci che disegnano le montagne e le ombre del mare che le bagna - che spettacolo, Palinuro - con gli occhi forse un pò languidi, forse un pò sognanti, a cercare di catturare le ultime gocce di una borraccia d'acqua fresca svuotata troppo in fretta. Gocce amare, inevitabilmente, senza scampo, come davanti a un trionfo di fuochi d'artificio che colorano il cielo proprio li - troppo bello per essere cosi lontani - per quel finale scoppiettante che un pò, forse, nella nostra egoistica, tragi-comica disperazione, temevamo. I "Mille Male Penziere" ad abbassare il sipario, a sottolineare la beffa, ridente e crudele come uno scherzo del destino. Già, Mille male penziere. Che rabbia, che beffa, che meraviglia.