“Sto invecchiando”: è la prima, sconfortante considerazione che mi è passata per la testa ieri pomeriggio.
Erano già le cinque, ma non sentivo nessuna spinta che mi facesse alzare dalla sedia per vestirmi, nessuna frenesia che mi facesse catapultare nell’armadio alla ricerca di un abbigliamento adeguato alle temperature bizzarre dell’autunno, nessuna voce che mi cominciasse a cantare nelle orecchie, come rito propiziatorio di una magica serata.
Eppure Tocco è un paese a me familiare, ci andiamo almeno due volte l’anno; quindi non avremmo dovuto litigare con la signorina del navigatore che sceglie sempre le strade più contorte anche per arrivare a Piazza del Plebiscito.
Né, d’altra parte, le previsioni meteo erano scoraggianti.
Il giorno dopo a lavoro: evvabbè, quante volte vado a letto alle due per stare al pc?
Insomma non c’era ragione valida per non andarci, ma sicuramente ce n’era una validissima per andarci: il pensiero che me ne sarei pentita.
E infatti.
Già dall’inizio Pino ha detto che questa era la fine del tour, l’ultima tappa del cuore…e forse, con l’istinto che ormai è l’unica cosa che mi guida (la ragione mi ha abbandonata da un pezzo), era proprio quella la molla che mi teneva inchiodata alla sedia: detesto le parole “addio”, “fine”, “ultimo”, mi provocano immagini di lacrime e porte chiuse.
E invece con Pino si aprono finestre e si spalancano portoni, di meraviglie e di stupori, di commozioni e di tenerezze.
La serata è stata magica come sempre, con l’emozione amplificata dal sapere che quella sarebbe stata l’ultima di quest’anno; fredda, ma non troppo, e allietata da carissimi compagni di viaggio.
E sulle note della rondine, chissà se per il freddo o per le luci, due lacrime hanno lasciato i miei occhi.
E che commozione accorgermi che si specchiavano nelle sue!
Annapaola
Erano già le cinque, ma non sentivo nessuna spinta che mi facesse alzare dalla sedia per vestirmi, nessuna frenesia che mi facesse catapultare nell’armadio alla ricerca di un abbigliamento adeguato alle temperature bizzarre dell’autunno, nessuna voce che mi cominciasse a cantare nelle orecchie, come rito propiziatorio di una magica serata.
Eppure Tocco è un paese a me familiare, ci andiamo almeno due volte l’anno; quindi non avremmo dovuto litigare con la signorina del navigatore che sceglie sempre le strade più contorte anche per arrivare a Piazza del Plebiscito.
Né, d’altra parte, le previsioni meteo erano scoraggianti.
Il giorno dopo a lavoro: evvabbè, quante volte vado a letto alle due per stare al pc?
Insomma non c’era ragione valida per non andarci, ma sicuramente ce n’era una validissima per andarci: il pensiero che me ne sarei pentita.
E infatti.
Già dall’inizio Pino ha detto che questa era la fine del tour, l’ultima tappa del cuore…e forse, con l’istinto che ormai è l’unica cosa che mi guida (la ragione mi ha abbandonata da un pezzo), era proprio quella la molla che mi teneva inchiodata alla sedia: detesto le parole “addio”, “fine”, “ultimo”, mi provocano immagini di lacrime e porte chiuse.
E invece con Pino si aprono finestre e si spalancano portoni, di meraviglie e di stupori, di commozioni e di tenerezze.
La serata è stata magica come sempre, con l’emozione amplificata dal sapere che quella sarebbe stata l’ultima di quest’anno; fredda, ma non troppo, e allietata da carissimi compagni di viaggio.
E sulle note della rondine, chissà se per il freddo o per le luci, due lacrime hanno lasciato i miei occhi.
E che commozione accorgermi che si specchiavano nelle sue!
Annapaola