Vulésse fà 'rvenì pe' n'ora sola lu tempe belle de la cuntentèzze, quande pazzijavàm'a vola vola e ti cupréa di vasce e di careze
E’ la prima strofa della popolare canzone abruzzese “Vola, vola”
A volare via sono state le mie rondini… Io gli vorrei parlare….
Il puntino della briciola: è un’abitudine che ho sempre avuto e la mia mamma diceva che era un gesto da me ereditato dalla mia cara nonna paterna.
Carissimo Pino, sei qui seduto al nostro tavolo a schiacciare con me la briciola e ad aiutarmi a trovare la parte più nascosta di me per riuscire a piangere, Tu che ti commuovi cantando I migliori anni della nostra vita.
Sono consapevole che i migliori anni della mia vita non torneranno più anche se ho dentro di me una forza immensa, una voce che continua a dirmi che devo essere la più forte per sorreggere i cari che mi sono rimasti: il mio Angelo che neanche ricorda che dopo quella terribile, interminabile scossa ha detto “Questa volta i danni li ha fatti” e poi è rimasto svenuto a lungo per due volte ed io credevo di averlo perso per sempre: ora sono convinta che i suoi adorati cari gli hanno chiesto aiuto per una frazione di secondo, lui che sa sempre riaggiustare tutto; Sara che continua a parlare ininterrottamente per lo shock e Alessia che piange e sta zitta.
Il nostro terzo raduno si è tenuto a L’Aquila: quanta sensibilità e quanto calore abbiamo ricevuto da Voi tutti, carissimi manghiani!
Ed è con Voi tutti che voglio cercare di mettere a fuoco le mie dolorose e disordinate idee.
Vi accompagno in una strada della mia città: via Fortebraccio.
E’ compresa tra le Basiliche di Collemaggio e San Bernardino; entriamo da Porta Bazzano e andando in salita mi fermerei al nr. 58 dove c’è (o c’era?) la piccola Cappellina delle Suore Francescane, l’Istituto Santa Maria Degli Angeli dove ho frequentato le scuole materna, elementare e media. In questa Cappellina io e Angelo ci siamo sposati l’otto maggio di 32 anni fa.
All’ingresso dell’Istituto c’è un bellissimo Bambin Gesù che ricordo da sempre: a Lui ho paragonato il mio adorato Francesco quando l’ho rivisto.
Continuando a salire al nr. 46 c’era la mia casa paterna: mia sorella e mia cognato sono stati scaraventati contro il muro dal letto che si è ribaltato, prima che il tetto crollasse giù; si sono feriti, sono scappati dai tetti come gatti perché le scale non c’erano più ma sono salvi!
In quella camera avevamo regalato una morte serena ai miei genitori, circondati da tutti noi e Giovanna aveva voluto in dono il letto dei suoi adorati nonni.
Quanti ricordi in questa strada dove sono andata a vivere all’età di tre anni, com’era bella la vita allora. Avevamo poco ma avevamo tantissimo, io e le mie tre sorelle dormivano in una stanza e mio fratello in uno di quei mobili-letto che si aprivano nella sala da pranzo, quanti aquilani non hanno più neanche questo!
Più su caro Pino c’era un personaggio singolare: il lattaio, sor Domenico.
Era conosciuto come il Gazzettino della strada, conosceva i fatti di tutti, perché allora il latte te lo portavano a casa e si riconsegnavano le bottiglie lavate del giorno prima.
E’ da tanto tempo che volevo dirtelo e ho sempre dimenticato di farlo, si chiamava Mango e doveva essere un tuo zio e i figli dei tuoi cugini sono amici delle mie nipoti.
Proseguiamo e arriviamo alla fine della strada, al nr. 7. Qui abitavano i nonni di mio genero, ma non li ricordo in quegli anni. Gigi ha tanto voluto questa casa, nonostante lo sconsigliassimo tutti, dentro era un incanto per come era stata risistemata e per come la curava mia figlia.
E’ qui che la tragedia ha sorpreso i miei quattro angeli che dormivano sotto un piumone raffigurante il Bacio di Klimt.
E’ qui che per primo quella terribile mattina è arrivato allarmato il loro amico Francesco e ha sfondato le porte, rischiando sotto le scosse e scavando con le mani.
E’ qui che subito dopo è entrata mia figlia Sara dopo essere passata per l’Ospedale (ma quale Ospedale?) a chiedere se Giovanna fosse andata a partorire e appena ha visto tutte quelle macerie che superavano l’armadio ha chiamato il mio Angelo che è stato il terzo ad arrivare. Il mio Angelo che sembra tanto indifferente ma ha sofferto anche quando morì per una sua disattenzione il pesciolino rosso, il mio Angelo che meno di tutti noi meritava una simile tragedia perché nella vita ha avuto troppo presto troppe perdite importanti, il mio Angelo che forte non è per niente ma per telefono e riuscito a mentirmi dicendomi “sono vivi!”…..
E poi sono arrivata anch’io che continuavo a chiamarli mentre la terra continuava a tremare e i vigili del fuoco scavavano scavavano scavavano e ancora speravo speravo speravo…
Quando li hanno ritrovati ci hanno mandato via, per rivederli abbiamo aspettato ancora ventiquattro ore: le vittime le ho viste arrivare ad una ad una, e poi tutte le penose pratiche…
Vi assicuro che le immagini televisive non riescono a rendere cos’è la realtà.
La mia vita come un film dell’orrore è stata stravolta fra questa via Fortebraccio e la Scuola della Guardia di Finanza che vedevo dalle finestre di casa mia, quante volte ho sentito la sveglia e la tromba del silenzio alle undici di sera!
Quando nacque Francesco, il 20 aprile 2007, ho fatto compagnia ala mia Giovanna per tutto il travaglio ed è stato come l’avessi partorito anch’io. Per molti giorni mi veniva da chiamarlo amore di mamma anziché di nonna.
Per dargli il benvenuto, scrissi sul librone delle nascite “con te ho già perso battaglia e guerra e ti amo più di me”. Bellissimo amore di nonna, in via Fortebraccio 7 hai perso battaglia e guerra prima di me e non è giusto!
Io vedevo la vita dagli occhi azzurri di questo meraviglioso bambino.
Stavo già pensando a cosa scrivere per Giorgia: il ___ aprile è arrivata la prima rondine di primavera: la tua nonna ti augura sapienza e lume, saggezza e pane.
Cerca di infondere tu ai tuoi nonni e alle tue zie, piccola Giorgia, sapienza, lume, saggezza, purtroppo anche pane e tanta tanta tanta fede e la certezza che siete in un posto bello e luminoso, fra anime buone.
Giovanna è stato il regalo del mio ventiduesimo compleanno, era la figlia più buona, solare, generosa del mondo, non è retorica o amore cieco di mamma, non basterebbero centinaia di pagine per ricordare il suo carattere altruista.
Gigi dopo anni di sacrifici fuori casa era finalmente in servizio come forestale in una stazione locale e ora sarebbe in prima linea con i soccorsi.
Non ho dato la colpa a Dio o alla natura neanche per una frazione di secondo: la colpa è tutta dell’uomo.
Il terremoto nel 2009 può anche essere divertente come una giostra se si adottano le giuste misure.
Avrete visto la dignità dei miei concittadini, soprattutto di chi come me è stato colpito da lutti, non voglio sprecare neanche un pensiero per il malamente (malamente lo diceva sempre la mia mamma) mondo dei disonesti. Che punizione possono meritare? Una cella che forse sarebbe più utile per chi non ha più un tetto?
Erano mesi che si susseguivano centinaia di scosse: l’edificio storico (dove per coincidenza negli anni 20 era nato il mio papà) e che ospitava il mio ufficio è sparito: non ci hanno mai consentito di assecondare la nostra paura, a L’Aquila si deve convivere con le scosse, per produrre inutili cartacce…
Non sappiamo ancora cosa faremo, se cambieremo città, l’unica decisione sicura è che non mi ripresenterò al lavoro. Cara Laura Ti ho sempre ammirato per la Tua scelta di vita e finalmente ho trovato il coraggio anch’io, ma a che prezzo, di dedicarmi solo alla mia famiglia.
Ora siamo sulla costa, in un luogo tranquillo, con amici discreti e disponibilissimi, non avremmo potuto stare né in albergo né in tendopoli sbandati come siamo dal nostro dolore.
La nostra cara vicina Violetta, una contadina dal cuore d’oro, abita in una casa bianca come la mia rivestita da un glicine in fiore come stava per fiorire il mio nella mia casa bianca a L’Aquila. Oggi è diventata nonna per la sesta volta e aveva timore di darci la bella notizia. Ludovica, 3450 grammi, è arrivata a fare compagnia a Riccardo che ha qualche mese meno di Francesco: le due mamme, Giovanna e Silvia, si scambiavano notizie e consigli.
Cara Violetta e cari tutti Voi: ogni nuova vita è una speranza anche per noi.
Un grazie immenso al mondo del volontariato e della protezione civile.
Abbiamo avuto a fianco degli angeli che per essere tali devono per forza aver vissuto esperienze simili alle nostre. Altissima professionalità e incredibile umanità, instancabile laboriosità. Ciascuno di noi si è sentito coccolato come un bambino e se li ringraziavi ti dicevano che era una gioia stare lì con noi.
Carissimo Pino ti ho sentito esprimere varie volte opinioni negative su Berlusconi. Non sono mai stata fanatica di nessun politico (l’unica mia tessera è quella del fan club) e tanto meno in questo momento, ma ti assicuro che è stato madre, padre, imprenditore e non solo capo del governo e critiche e strumentalizzazioni non servono a nessuno; le brutte figure le stanno facendo i politici e i responsabili delle istituzioni locali che tanto avrebbero potuto fare per far sì che non ci fossero vittime in questa tragedia.
Grazie a tutti Voi amici carissimi per la Vostra squisita vicinanza.
Nello mi hai commosso in modo particolare, in questo momento non ricordo se ci siamo conosciuti di persona. Conosco bene il mondo di don Bosco avendo lavorato tanti anni presso il centro di formazione professionale dei Salesiani.
Grazie Pino per questo meraviglioso mondo che è nato dalla Tua grande persona, un giorno vorrei sentirti cantare “Vola, vola”.
Ho difficoltà a collegarmi via internet ma sono sempre collegata con tutti Voi via cuore.
Con tanta stima, Renza, Angelo, Giovanna, Sara, Alessia, Gigi, Francesco e Giorgia: pregate per tutti noi.
E’ la prima strofa della popolare canzone abruzzese “Vola, vola”
A volare via sono state le mie rondini… Io gli vorrei parlare….
Il puntino della briciola: è un’abitudine che ho sempre avuto e la mia mamma diceva che era un gesto da me ereditato dalla mia cara nonna paterna.
Carissimo Pino, sei qui seduto al nostro tavolo a schiacciare con me la briciola e ad aiutarmi a trovare la parte più nascosta di me per riuscire a piangere, Tu che ti commuovi cantando I migliori anni della nostra vita.
Sono consapevole che i migliori anni della mia vita non torneranno più anche se ho dentro di me una forza immensa, una voce che continua a dirmi che devo essere la più forte per sorreggere i cari che mi sono rimasti: il mio Angelo che neanche ricorda che dopo quella terribile, interminabile scossa ha detto “Questa volta i danni li ha fatti” e poi è rimasto svenuto a lungo per due volte ed io credevo di averlo perso per sempre: ora sono convinta che i suoi adorati cari gli hanno chiesto aiuto per una frazione di secondo, lui che sa sempre riaggiustare tutto; Sara che continua a parlare ininterrottamente per lo shock e Alessia che piange e sta zitta.
Il nostro terzo raduno si è tenuto a L’Aquila: quanta sensibilità e quanto calore abbiamo ricevuto da Voi tutti, carissimi manghiani!
Ed è con Voi tutti che voglio cercare di mettere a fuoco le mie dolorose e disordinate idee.
Vi accompagno in una strada della mia città: via Fortebraccio.
E’ compresa tra le Basiliche di Collemaggio e San Bernardino; entriamo da Porta Bazzano e andando in salita mi fermerei al nr. 58 dove c’è (o c’era?) la piccola Cappellina delle Suore Francescane, l’Istituto Santa Maria Degli Angeli dove ho frequentato le scuole materna, elementare e media. In questa Cappellina io e Angelo ci siamo sposati l’otto maggio di 32 anni fa.
All’ingresso dell’Istituto c’è un bellissimo Bambin Gesù che ricordo da sempre: a Lui ho paragonato il mio adorato Francesco quando l’ho rivisto.
Continuando a salire al nr. 46 c’era la mia casa paterna: mia sorella e mia cognato sono stati scaraventati contro il muro dal letto che si è ribaltato, prima che il tetto crollasse giù; si sono feriti, sono scappati dai tetti come gatti perché le scale non c’erano più ma sono salvi!
In quella camera avevamo regalato una morte serena ai miei genitori, circondati da tutti noi e Giovanna aveva voluto in dono il letto dei suoi adorati nonni.
Quanti ricordi in questa strada dove sono andata a vivere all’età di tre anni, com’era bella la vita allora. Avevamo poco ma avevamo tantissimo, io e le mie tre sorelle dormivano in una stanza e mio fratello in uno di quei mobili-letto che si aprivano nella sala da pranzo, quanti aquilani non hanno più neanche questo!
Più su caro Pino c’era un personaggio singolare: il lattaio, sor Domenico.
Era conosciuto come il Gazzettino della strada, conosceva i fatti di tutti, perché allora il latte te lo portavano a casa e si riconsegnavano le bottiglie lavate del giorno prima.
E’ da tanto tempo che volevo dirtelo e ho sempre dimenticato di farlo, si chiamava Mango e doveva essere un tuo zio e i figli dei tuoi cugini sono amici delle mie nipoti.
Proseguiamo e arriviamo alla fine della strada, al nr. 7. Qui abitavano i nonni di mio genero, ma non li ricordo in quegli anni. Gigi ha tanto voluto questa casa, nonostante lo sconsigliassimo tutti, dentro era un incanto per come era stata risistemata e per come la curava mia figlia.
E’ qui che la tragedia ha sorpreso i miei quattro angeli che dormivano sotto un piumone raffigurante il Bacio di Klimt.
E’ qui che per primo quella terribile mattina è arrivato allarmato il loro amico Francesco e ha sfondato le porte, rischiando sotto le scosse e scavando con le mani.
E’ qui che subito dopo è entrata mia figlia Sara dopo essere passata per l’Ospedale (ma quale Ospedale?) a chiedere se Giovanna fosse andata a partorire e appena ha visto tutte quelle macerie che superavano l’armadio ha chiamato il mio Angelo che è stato il terzo ad arrivare. Il mio Angelo che sembra tanto indifferente ma ha sofferto anche quando morì per una sua disattenzione il pesciolino rosso, il mio Angelo che meno di tutti noi meritava una simile tragedia perché nella vita ha avuto troppo presto troppe perdite importanti, il mio Angelo che forte non è per niente ma per telefono e riuscito a mentirmi dicendomi “sono vivi!”…..
E poi sono arrivata anch’io che continuavo a chiamarli mentre la terra continuava a tremare e i vigili del fuoco scavavano scavavano scavavano e ancora speravo speravo speravo…
Quando li hanno ritrovati ci hanno mandato via, per rivederli abbiamo aspettato ancora ventiquattro ore: le vittime le ho viste arrivare ad una ad una, e poi tutte le penose pratiche…
Vi assicuro che le immagini televisive non riescono a rendere cos’è la realtà.
La mia vita come un film dell’orrore è stata stravolta fra questa via Fortebraccio e la Scuola della Guardia di Finanza che vedevo dalle finestre di casa mia, quante volte ho sentito la sveglia e la tromba del silenzio alle undici di sera!
Quando nacque Francesco, il 20 aprile 2007, ho fatto compagnia ala mia Giovanna per tutto il travaglio ed è stato come l’avessi partorito anch’io. Per molti giorni mi veniva da chiamarlo amore di mamma anziché di nonna.
Per dargli il benvenuto, scrissi sul librone delle nascite “con te ho già perso battaglia e guerra e ti amo più di me”. Bellissimo amore di nonna, in via Fortebraccio 7 hai perso battaglia e guerra prima di me e non è giusto!
Io vedevo la vita dagli occhi azzurri di questo meraviglioso bambino.
Stavo già pensando a cosa scrivere per Giorgia: il ___ aprile è arrivata la prima rondine di primavera: la tua nonna ti augura sapienza e lume, saggezza e pane.
Cerca di infondere tu ai tuoi nonni e alle tue zie, piccola Giorgia, sapienza, lume, saggezza, purtroppo anche pane e tanta tanta tanta fede e la certezza che siete in un posto bello e luminoso, fra anime buone.
Giovanna è stato il regalo del mio ventiduesimo compleanno, era la figlia più buona, solare, generosa del mondo, non è retorica o amore cieco di mamma, non basterebbero centinaia di pagine per ricordare il suo carattere altruista.
Gigi dopo anni di sacrifici fuori casa era finalmente in servizio come forestale in una stazione locale e ora sarebbe in prima linea con i soccorsi.
Non ho dato la colpa a Dio o alla natura neanche per una frazione di secondo: la colpa è tutta dell’uomo.
Il terremoto nel 2009 può anche essere divertente come una giostra se si adottano le giuste misure.
Avrete visto la dignità dei miei concittadini, soprattutto di chi come me è stato colpito da lutti, non voglio sprecare neanche un pensiero per il malamente (malamente lo diceva sempre la mia mamma) mondo dei disonesti. Che punizione possono meritare? Una cella che forse sarebbe più utile per chi non ha più un tetto?
Erano mesi che si susseguivano centinaia di scosse: l’edificio storico (dove per coincidenza negli anni 20 era nato il mio papà) e che ospitava il mio ufficio è sparito: non ci hanno mai consentito di assecondare la nostra paura, a L’Aquila si deve convivere con le scosse, per produrre inutili cartacce…
Non sappiamo ancora cosa faremo, se cambieremo città, l’unica decisione sicura è che non mi ripresenterò al lavoro. Cara Laura Ti ho sempre ammirato per la Tua scelta di vita e finalmente ho trovato il coraggio anch’io, ma a che prezzo, di dedicarmi solo alla mia famiglia.
Ora siamo sulla costa, in un luogo tranquillo, con amici discreti e disponibilissimi, non avremmo potuto stare né in albergo né in tendopoli sbandati come siamo dal nostro dolore.
La nostra cara vicina Violetta, una contadina dal cuore d’oro, abita in una casa bianca come la mia rivestita da un glicine in fiore come stava per fiorire il mio nella mia casa bianca a L’Aquila. Oggi è diventata nonna per la sesta volta e aveva timore di darci la bella notizia. Ludovica, 3450 grammi, è arrivata a fare compagnia a Riccardo che ha qualche mese meno di Francesco: le due mamme, Giovanna e Silvia, si scambiavano notizie e consigli.
Cara Violetta e cari tutti Voi: ogni nuova vita è una speranza anche per noi.
Un grazie immenso al mondo del volontariato e della protezione civile.
Abbiamo avuto a fianco degli angeli che per essere tali devono per forza aver vissuto esperienze simili alle nostre. Altissima professionalità e incredibile umanità, instancabile laboriosità. Ciascuno di noi si è sentito coccolato come un bambino e se li ringraziavi ti dicevano che era una gioia stare lì con noi.
Carissimo Pino ti ho sentito esprimere varie volte opinioni negative su Berlusconi. Non sono mai stata fanatica di nessun politico (l’unica mia tessera è quella del fan club) e tanto meno in questo momento, ma ti assicuro che è stato madre, padre, imprenditore e non solo capo del governo e critiche e strumentalizzazioni non servono a nessuno; le brutte figure le stanno facendo i politici e i responsabili delle istituzioni locali che tanto avrebbero potuto fare per far sì che non ci fossero vittime in questa tragedia.
Grazie a tutti Voi amici carissimi per la Vostra squisita vicinanza.
Nello mi hai commosso in modo particolare, in questo momento non ricordo se ci siamo conosciuti di persona. Conosco bene il mondo di don Bosco avendo lavorato tanti anni presso il centro di formazione professionale dei Salesiani.
Grazie Pino per questo meraviglioso mondo che è nato dalla Tua grande persona, un giorno vorrei sentirti cantare “Vola, vola”.
Ho difficoltà a collegarmi via internet ma sono sempre collegata con tutti Voi via cuore.
Con tanta stima, Renza, Angelo, Giovanna, Sara, Alessia, Gigi, Francesco e Giorgia: pregate per tutti noi.