Eccolo il titolo del mio nuovo lavoro discografico, Gli amori son finestre.
Non un titolo pensato come suono facile da ricordare, non un titolo semplice, capace di arrampicarsi tra le storie della memoria
con la facilità dell’incastro ma un titolo che parte da contorni disegnati col fiato e da ogni respiro accavallato all’istinto;
un titolo che riesce a documentare la vita attraverso le passioni,
da quelle leggere e sorridenti a quelle che infuocano il cuore fino allo stare male, quelle che hanno la forza di infiammare le foreste dei pensieri più intimi,
per poi restituire la voglia di andare lontano, avventurieri di un nuovo infinito e di un nuovo messaggio di gioia da spartire col sogno più raro.
Un titolo che può guardare dritto negli occhi di chi, non necessariamente, sa distinguere tra paura e coraggio,
ma ne percepisce l’odore e ne segue la direzione affidandosi alla luce dei sensi.
Un titolo che riesce a parlare d’amore come campane domenicali vogliose di inseguire il cielo per farsi sentire e che fa, d’ogni amore che ci circonda, l’autore del nostro vivere sano.
Una nuova finestra da cui affacciarsi per capire e respirare il profumo di ogni terra nuova, di ogni nuova canzone capace d’emozionare qualsiasi sensibilità,
aggiustando nella propria eco il dogma felliniano del gusto della bellezza e dello sperdere l’anima del nostro tempo migliore per cercare di capirla,
sfocandone le sintesi ed equilibrandone l’assoluto dilemma, abbandonandosi al mondo senza timore, per accertarne la non offuscata fragranza del cuore in attesa.
Eccolo il titolo! Pieno di domande e risposte, di lettere scritte e spedite dal desiderio, forse mai lette e allora riferite a voce come un passaparola del dire contro il non dire.
Un titolo pieno di sapori, sapori aggiustati di sale contro ogni sciapo pregiudizio, come un’altezza incapace di valutare la propria vertigine.
Un titolo in cui il calpestio delle tavole, di decine di teatri, si sente e ritorna all’orecchio come un fendente al petto,
con le canzoni affidate ai momenti e al mescolio degli attimi, dei silenzi, delle urla del pubblico voglioso di gioia e di pianto.
Gli amori son finestre, le canzoni son finestre, i momenti son finestre e così la vita diventa il rinnovo dell’attimo appena passato in cui le emozioni inseguono l’attimo successivo inventando il presente, quel presente che ci chiama col nostro nome, coi nostri ricordi, quel presente che ci chiama con la voglia del domani chiusa nelle tasche dove le mani, d’accordo col buio, inventano un nuovo giorno e poi un altro e un altro ancora e poi un concerto e poi un altro e un altro ancora,
con la voglia quasi fisica di mettersi in discussione, sera per sera, oltrepassando le stelle con lo sguardo, nella ricerca della verità di un orgasmo espressivo fatto di voce e tastiere, di voce e chitarre , di voce e pulsioni ritmiche su cui adagiare il contatto tra canto libero e corpo in movimento, sposandone la parte più intima, quella che leggo nei vostri occhi ricchi di lacrime e voglia di vivere, capaci d’emozionare le stanze dei secoli raccogliendone il ventre materno, passando da un silenzio a un bacio con la caparbietà del sogno allungato.
L’uscita di un nuovo disco è un abbraccio nuovo, un nuovo rapimento dei sensi, dove la passione si amplifica uguagliando l’infinito.
Ma un disco dal vivo è un riordinare il dibattito intimo tra coerenza ed affetto, quello della gioia esordiente sulla sofferenza, quello della bellezza concupita dal cuore e portata in processione sul palcoscenico, dove la sensualità diventa carattere, dove la musica è ingravidata da un riflusso continuo di emozioni e consensi, dove l’equilibrio partorito plana su di voi, amici carissimi, come un volo di fragili nebbie e antichi condottieri vogliosi di lacrime immense e immensi sorrisi, di rispettosi incanti e canzoni intense.
Per me, un disco dal vivo è il coraggio che prende forma e si amplifica in una espressione dove il suono non è più solo suono. Il sound non è solo forza motrice ma l’insieme di tutti i vagoni che, muovendosi in uno spazio-tempo allargato, riesce a dare maggiore possibilità all’ambiente e alla sensibilità di ogni musicista, di poter organizzare un terreno più fertile su cui costruire il proprio linguaggio emozionale. E’ la visione di una bellezza organica, come nell’architettura organica di Frank Lloyd Wright , dove lo spazio interno si allarga e si prolunga nello spazio esterno, dando luogo a un nuovo concetto architettonico basato sul recupero del rapporto con la natura.
In questo modo la canzone sposta il suo senso estetico maturando un make up istintivo, dove la rappresentazione prospettica vive il chiaro-scuro dei suoi angoli cercandoli e i colori naturali sanno impazzire di logica gioiosa da regalare alla luna.
Un disco dal vivo è cementare un contatto tra palco e platea, un modo di ritoccare gli sguardi e coglierne il succo. Un modo per ricatturare il silenzio e gli acuti più arditi, inseguiti dagli assoli e i ricami delle chitarre più viscerali. Affidarsi alle ritmiche solide e complesse e poi lasciarsi trasportare nei voli più arditi delle tastiere. Sentire la band come rifugio fluido in cui raccontarsi e viversi per poter declinare la bellezza del vivere in cui la sensualità del palco diventa percorso già disegnato.
Un disco dal vivo come “ Gli amori son finestre “ è anche una copertina, in grado di percepire tutto questo e farne uso prolungato e continuo nell’amministrazione delle ventotto canzoni, finestre esse stesse di altrettanti momenti, dove la conoscenza del mondo visibile diventa il mezzo per la conoscenza di una realtà soprasensibile, ordinata secondo regole logicamente coerenti, dove l’amore è il contrappeso degli angeli.
Nel mio disco, allora, la copertina ha il dovere di diventare Flora, uno straordinario quadro di Francesco Melzi, in cui la delicatezza del viso sorridente, sprigiona e proietta, con fare quasi materno, il desiderio d’accogliere sul seno scoperto ogni sensibilità da allattare e nel gesto, uno strumento, forse una mandola, capace, attraverso il suono, di promuovere tutto l’amore del mondo, quello che conta davvero, mescolato all’orgoglio di una sensibilità femminile.
La bellezza, diceva Oscar Wilde, ha il genio vincente. Io aggiungerei che la bellezza ha il genio vincente in chi sa riconoscerla, caricandone il cuore fino a farlo scoppiare.
Mango
è il più bel dono che potevi fare,lasciare a chi ti Ama le atmosfere del tour,di questo tour,che ha avuto da sempre qualcosa di speciale,tanto che all'inizio nessuno parlava.A volte la bellezza toglie respiro e parole.Questo lo ha fatto.
Gli amori son finestre,non è solo un titolo,un bel titolo,ma è l'emozione che si dilata,che abbraccia fino alla copertina,al video,alle parole che hai scritto per presentarcelo,al comunicato della sony,a quelle recensioni che hanno colto l'anima di questo dono,fino alle lacrime per ogni respiro che dentro a queste cose nasce e vive.
Gli amori son finestre....dentro c'è proprio tutto....si, ci sei riuscito a fermare l' Amore: il Nostro,il Tuo,quello dei tuoi Musicisti,per una passione che non si può spiegare ma solo Vivere e viverla intensamente a volte significa regalare anche un'attenzione silenziosa,come stare seduta su uno scoglio e guardare il mare e il suo orizzonte.
Ma gli Amori son finestre è e rimmarà per sempre il più bel regalo che potevi fare,certi regali non li puoi spiegare...ha ragione Oscar Wilde,la bellezza........... hai ragione Tu,carica il cuore fino a farlo scoppiare..........
il mio cuore si è colmato fino a fare proprio questo.
grazie
antonella.